13 Dicembre 2024

Il ministro della Giustizia: «Il nostro arsenale penale contro i comportamenti illeciti dei pubblici ufficiali infedeli è il più potente nella Ue. La mia riforma un viatico per andare alla Consulta? Non scherziamo»

L’abuso d’ufficio è stato abolito. Carlo Nordio, ministro della Giustizia: i cittadini ora non sono più esposti a prevaricazioni e favoritismi?
«No. Alla Camera ho anche ascoltato affermazioni eccentriche come quella secondo cui un carabiniere che avanzasse invano pretese sessuali verso una persona fermata rimarrebbe impunito. In realtà è tentata concussione, punita in modo severo».

Non è un colpo di spugna per i reati dei colletti bianchi?
«Il nostro arsenale penale contro i comportamenti illeciti dei pubblici ufficiali infedeli è il più potente nella Ue. E molti atti illegittimi possono essere sanzionati con annullamento e risarcimento. Rimedi più efficaci, rapidi e deterrenti del reato eliminato».

Non è un’amnistia per i 4 mila condannati che avranno la pena annullata?
«Fu così anche per l’aborto. Quando si elimina un reato cessano le conseguenze della pena. Non è amnistia, ma un principio del diritto».

Senzaintercettazioni molti reati non resteranno impuniti?
«Il ddl non incide sull’efficacia delle intercettazioni. Si limita a tutelare dignità e privacy del terzo. Nelle riforme future, saranno conciliate le esigenze investigative con il diritto al segreto delle comunicazioni sancito in Costituzione come bene primario».

Si era detto niente limiti alle intercettazioni per chi indaga. Ma si prospetta il limite di 45 giorni. E se al giorno 46 l’indagato delinque?
«Non è cosi. Nei casi di concreta gravità si possono prorogare. Ma si dà troppa importanza alle intercettazioni, con il rischio di perdere la capacità investigativa: i servizi di osservazione, pedinamento e controllo, la traccia dei flussi finanziari, eccetera».

Avvisarlo dell’imminente arresto non favorisce il criminale e mette in pericolo la vittima?
«E perché? L’interrogatorio dopo l’arresto, come avviene ora, non porrebbe allora gli stessi problemi? Si vedono sempre le cose dalla parte dell’accusa e mai del cittadino. Più della metà di questi arresti si rivelano poi ingiustificati. Vite rovinate, finanze squassate, carriere professionali e politiche compromesse, tutto perché pm e gip hanno agito in fretta, magari sperando che con la carcerazione preventiva l’imputato confessi e collabori. Non è un sistema liberale».

L’interrogatorio preventivo e il giudice collegiale per la custodia cautelare non prevede un organico che non c’è?
«È vero che l’organico pone problemi. Ma per la prima volta noi colmeremo, entro il 2026, l’organico dei magistrati. Aumentandolo di altri 250. E non ci saranno problemi di incompatibilità. Non solo: con queste limitazioni, molti pm saranno più attenti nel chiedere custodie cautelari. Anche il sovraffollamento delle carceri sarà ridotto: quasi un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio, un’altra anomalia intollerabile».

L’abuso d’ufficio è un «reato spia». Abolirlo non depotenzia pure la lotta alla mafia?
«Il concetto di reato spia è un concetto poliziesco, ma nella dogmatica giuridica è una vuota astrazione speculativa. Un reato o c’è o non c’è. Quanto alla lotta alla mafia, si fa in ben altro modo, non con le intercettazioni a strascico».

I sindaci non passeranno dalla paura della firma a quella di accuse più gravi?
«E perché dovrebbero essere accusati di reati più gravi? Se un pm, dopo l’abrogazione dell’abuso di ufficio, ne inventasse uno più grave, significherebbe che non mira a scoprire, ma a colpire un bersaglio precostituito. Da ex pm lo vedrei come un sacrilegio».

Perché inserire il «peculato per distrazione» nel ddl carceri? Per evitare una procedura di infrazione sul vuoto normativo aperto eliminando l’abuso d’ufficio?
«No. Per evitare che questo reato residuale fosse esposto, come lo era, alle oscillanti interpretazioni della giurisprudenza, era giusto delinearlo secondo i principi di specificità e tassatività. E non ha nulla a che vedere con l’abuso di ufficio».

Toti resta ai domiciliari: deve dimettersi?
«Non parlo di indagini in corso».

Forza Italia rivendica a Silvio Berlusconi la paternità di questa riforma. Lei a chi si è ispirato?
«Non vorrei peccare di vanità ma mi sono ispirato alle cose che scrivo da trent’anni. Naturalmente le idee generali non erano farina del mio sacco, ma dei grandi liberali: Montesquieu, Locke, Voltaire. Ma le criticità della giustizia italiana e l’arretramento della politica rispetto all’invasività delle Procure, quelle sì, le predico dai tempi di Mani pulite. L’Anm lo sa benissimo, e per questo mi ha subito chiamato a rispondere davanti ai probiviri. Naturalmente li ho mandati al diavolo».

C’è chi sospetta che la riforma sia il suo viatico per la Corte costituzionale. È così?
«Ma non scherziamo. A parte che non ne avrei i requisiti, quando avrò portato a termine le riforme dirò alla presidente Meloni, cui sono grato per la fiducia che mi ha accordato, “Nunc dimittis servum tuum, domina”. Solo in senso politico, naturalmente. Potrò ritornare alle mie amate letture e, finché la salute regge, allo sport».

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