13 Ottobre 2024

Difficile formare il governo per l’aspirante cancelliere. Lopatka: “Grande coalizione”


Siamo agli albori di un lungo negoziato per la formazione di un nuovo governo in Austria. Persino il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, ha lasciato intendere che ci vorrà del tempo. Tutti si chiedono se alla fine darà l’incarico al partito che ha vinto le elezioni, l’estrema destra di Herbert Kickl, nonostante abbia lasciato intendere di volerlo evitare a tutti i costi. Intanto, alla festa elettorale della Fpö, l’aspirante “cancelliere del popolo” è finito di nuovo nella bufera. Domenica sera, tra fiumi di birra e selfie e brindisi alla vittoria storica — l’estrema destra ha incassato il 29% — Kickl si è fatto fotografare con noti esponenti del movimento neonazista degli Identitari. E su una foto in particolare, segnalata su X dalla “Rechercheplatform zur Identitaeren Bewegung”, Kickl è abbracciato con un neofascista che unisce indice e pollice a formare una ‘O’, un segno in codice per “white power”.
Da oggi, comunque, il presidente Van der Bellen potrà affidare l’incarico di governo a chi vuole: la consuetudine ha sempre fatto sì che i capi di Stato austriaci l’abbiano concesso anzitutto al partito che ha vinto le elezioni, ma la costituzione non lo impone. Qualcuno pensa che potrebbe fare la mossa, anche stavolta, di dare l’incarico al vincitore, ben sapendo che Kickl ha scarse chance di diventare cancelliere. Non c’è partito, compresi i popolari Övp, che non abbia ribadito in queste ore di non volersi alleare con il leader della Fpö. Il cancelliere uscente, Karl Nehammer, lo ha detto a caldo, domenica sera. E dunque Kickl non dovrebbe riuscire a trovare un alleato che gli consenta di essere il “Volkskanzler” che ha promesso ai suoi elettori. E il leader della Fpö ha detto non accetterà alternative, di fare insomma il junior partner di qualcuno.
«Kickl vuol fare il cancelliere. Non accetterà di fare nient’altro. Perché ha imparato la lezione del 2000, quando il suo predecessore, Joerg Haider, accettò di fare un passo di lato per consentire al leader del mio partito, Wolfgang Schuessel, di diventare cancelliere. Lui reclamerà quella poltrona per sé, stavolta». Raggiunto al telefono da Repubblica, l’ex spitzenkandidat e ora capogruppo al Parlamento europeo dei popolari austriaci Övp, Reinhold Lopatka, ci spiega che alla fine in Austria potrebbe nascere una grande coalizione con i socialdemocratici di Andreas Babler. «Penso che alla fine faremo una grande coalizione, i numeri ci sono». È vero che una Grande coalizione avrebbe soltanto tre parlamentari di scarto, ma Lopatka ricorda «la struttura pubblica e quella delle rappresentanze in Austria, che sono pervase da dirigenti e funzionari che vengono quasi sempre dal mio partito o dalla Spö. È più facile governare anche con maggioranze risicate, con questa premessa».
Insomma, secondo il politico del partito del cancelliere uscente, Karl Nehammer, non ci sarà neanche bisogno di allargarsi a un terzo partito come i liberali Neos, per garantire stabilità al Paese. Ma le trattative sono appena agli inizi.
C’è anche un’altra considerazione che potrebbe spingere Nehammer piuttosto verso i socialdemocratici che verso la Fpö. Il cancelliere uscente ha incassato un pessimo risultato, il secondo peggiore della storia. Ma va anche ricordato che cinque anni fa la Övp aveva stravinto alle elezioni perché guidata da un cancelliere carismatico ed estremamente popolare, Sebastian Kurz. L’ex enfant prodige della politica austriaca è finito nella polvere per una serie di scandali di corruzione, e ha abbandonato, per ora, la politica. A Vienna molti scommettono in un suo comeback, alle prossime elezioni. Ma intanto i popolari rischiano seriamente di essere cannibalizzati dal partito di Kickl, se accetteranno una coabitazione. Ed è un rischio che forse non vale la pena di correre. Intanto, dall’analisi dei risultati sono emersi i temi che hanno spinto quasi un elettore su tre a votare per l’estrema destra: immigrazione, carovita, criminalità, terrorismo internazionale. E l’11% non avrebbe votato nessun altro partito. Ma solo il 2% ha messo la crocetta sul partito “blu” perché fan di Herbert Kickl.

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