10 Novembre 2025
lavoro operaio automobili

Terza tappa del Tavolo tra Commissione e industria – In discussione i target CO2 e la flessibilità, Von der Leyen apre alla city car Made in Europe

Riprende il Dialogo strategico tra la Commissione europea e l’industria dell’automotive, che chiede la revisione dei target di emissione di CO2 e indica come urgente la necessità di un sistema che renda flessibile il processo di decarbonizzazione. In concreto, l’industria chiede di rivedere lo stop ai motori endotermici al 2035 e la possibilità di continuare a proporre al mercato motori ibridi e carburanti a basso impatto ambientale.
«I target fissati dall’Ue sulle emissioni sono francamente irraggiungibili» ha ribadito il ceo di Stellantis Antonio Filosa ospite della Kepler Cheuvreux Autumn Conference di Parigi. Filosa ha collegato il declino dell’auto in Europa – il mercato ha perso tre milioni di immatricolazioni in meno di cinque anni – alla Regolamentazione europea troppo rigida. E ha definito urgente la revisione dei target e l’introduzione di elementi di flessibilità nella Regolamentazione.
Quella in programma il 12 settembre è la terza tappa del Dialogo strategico iniziato a gennaio e dalle ultime dichiarazioni della presidente Von der Leyen sembra emergere una apertura a diversi temi posti dall’industria. La presidente della Commissione, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, ha parlato del settore come «pilastro della nostra economia e della nostra industria, motivo di vanto per l’Europa».
Nel merito, Von der Leyen parla di flessibilità concessa in riferimento all’allungamento, su base triennale, del periodo di monitoraggio delle emissioni dei produttori in vista del calcolo delle multe da parte dell’Ue – «Sta funzionando» dice. Quanto alla neutralità tecnologica, «stiamo preparando il riesame» spiega la presidente della Commissione. Un altro tema centrale, di cui mesi fa avevano parlato il presidente di Stellantis John Elkann e l’ex numero uno di Renault, Luca de Meo, è quello del sostegno, dal punto di vista industriale e della regolamentazione, alla produzione di city car in Europa. «Milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli» dice Von der Leyen, che apre ad una collaborazione con l’industria su questo fronte.
In questo contesto, resta la crisi pesante del comparto che non ha recuperato – unica tra le aree dei mercati globali – i volumi del 2019 e che rischia perdere ulteriormente terreno sotto i colpi della concorrenza cinese e dei dazi imposti dall’amministrazione americana. Un nuovo studio di Roland Berger, commissionato da Clepa, l’associazione europea dei fornitori automobilistici, mette in guardia dai rischi di tenuta del settore e stima una perdita potenziale fino a 350mila posti di lavoro.
Lo studio in sostanza evidenzia lo svantaggio competitivo a carico dei fornitori europei, dovuto a maggiori costi stimati dal 15 al 35%, «principalmente a causa degli elevati costi energetici e lavorativi, degli oneri normativi e dei quadri frammentati». Secondo il report studio, senza un’azione urgente da parte dell’Ue, fino al 23% del valore aggiunto europeo è a rischio entro il 2030 a causa dell’effetto combinato della transizione dai motori termici ai sistemi elettrici e del trasferimento di valore al di fuori dell’Europa, con una perdita potenziale fino a 350mila posti di lavoro.

A.N.D.E.
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