Durante la visita dei parlamentari sono stati riscontrati anche diversi casi di autolesionismo: 95 dall’avvio del protocollo, di questi 20 da luglio a oggi
Una situazione “sempre più surreale”, un progetto “fallimentare e costosissimo, costruito sulla pelle delle persone”. Non usa mezzi termini il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che oggi pomeriggio, insieme ai colleghi del Pd Matteo Orfini e Rachele Scarpa, ha svolto una visita ispettiva ai due centri per migranti in Albania, a un anno dall’entrata in vigore del protocollo con Tirana. Ad oggi solo una delle due strutture è funzionante, quella di Gjadër. Anzi, solo una parte di essa: il centro per i rimpatri che ospita appena 25 persone, trasferite nei giorni scorsi dai Cpr italiani di Torino e Macomer. Mentre l’altro centro, a Shenjing, rimane chiuso. «È un progetto senza senso che ci è costato quasi un milione a migrante – aggiunge Magi -. A Gjadër abbiamo incontrato migranti di diverse nazionalità. Anche un uomo originario del Marocco che da dieci anni lavorava in Italia, poi una volta rimasto senza impiego è finito nel Cpr e ora si ritrova in Albania senza alcun motivo».
Durante il blitz dei parlamentari sono stati riscontrati anche diversi casi di autolesionismo: 95 dall’avvio del protocollo, di questi 20 da luglio a oggi. Un uomo, in particolare, ha raccontato di aver ingerito due lamette per protesta la scorsa settimana, un altro ha tentato di impiccarsi. E poi diversi migranti hanno denunciato l’uso di psicofarmaci all’interno, in particolare Rivotril e Tavor. «La sofferenza è enorme. Ecco perché non sono dispiaciuto che questo centro sia semi deserto: ci sono più agenti di polizia che ospiti detenuti. E i pochi rimpatri si sarebbero potuti fare dall’Italia», conclude il deputato.
Duro il commento anche della dem Scarpa: «Questi centri sono solo un monumento allo spreco, alla propaganda e alla disumanità. Dal mese di aprile 2025, quando il centro è entrato in funzione come Cpr, circa 220 persone sono transitate a Gjadër, ne doveva ospitare tremila al mese con un turnover forsennato. – afferma -. La stragrande maggioranza di loro è poi tornata in Italia per mancata convalida del trattenimento o per sopravvenuta non idoneità. I rimpatri effettivi rappresentano solo una quota esigua, e avvengono comunque passando per l’Italia. Un bilancio che smentisce ogni narrazione del governo e conferma come l’intera operazione non abbia alcuna utilità concreta, se non quella di alimentare la propaganda».
