16 Novembre 2025

Il viceministro all’Economia spiega che il Governo si sta concentrando sulla riduzione dal 35 al 33% della seconda aliquota, con estensione fino a 60mila euro di reddito

Il governo e tutta la maggioranza si stanno concentrando sulla possibile riduzione dell’Irpef per il cosiddetto “ceto medio”. La proposta è quella che circola da tempo: riduzione dal 35 al 33% della seconda aliquota (oggi applicata da 28mila a 50mila euro), con una possibile estensione dello scaglione fino a 60mila euro di reddito.
Lo ha ribadito a Speciale Telefisco il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ricordando che il nodo è soprattutto quello delle risorse: «Aspettiamo i dati Istat sui conti economici nazionali». Dati che saranno diffusi il 22 settembre e serviranno al Tesoro per definire il Documento programmatico di finanza pubblica. «Sappiamo che la misura – aggiunge Leo – interesserebbe 13,6 milioni di contribuenti, ed è quindi molto avvertita».

Semplificare l’Ires premiale
Altro tema, l’Ires premiale, cioè lo sconto d’imposta per le imprese che investono e assumono. «Un passo avanti rispetto alla difficoltà dell’impostazione normativa l’abbiamo fatto con il decreto ministeriale dell’8 agosto». Decreto firmato proprio dal viceministro e che ha dato attuazione allo sgravio previsto dalla delega fiscale (legge 111/23) e introdotto dalla legge di Bilancio 2025.
La riduzione dell’Ires (dal 24 al 20%) riguarda le aziende che decidono di non distribuire gli utili prodotti, ma di investirne una parte nella propria crescita, acquistando beni e creando altri posti di lavoro.
È chiaro che si tratta di un «meccanismo particolare», dice Leo. Perché «la riduzione dell’aliquota è legata a un aspetto che attiene al reddito, mentre invece l’investimento deve comportare l’accantonamento dell’utile, il cui 30% deve essere destinato all’investimento. Quindi qui assistiamo a una una asimmetria tra quella che è la la disciplina di riduzione della tassazione e quello che è, diciamo, la tipologia dell’investimento».
Ma «una cosa è il reddito, una cosa è l’utile. Quindi – continua il viceministro – l’obiettivo è appunto quello di allineare questi due componenti, quindi reddito su reddito, non reddito su utile». Da questo punto di vista, «si può pensare a una semplificazione, una razionalizzazione in linea con quello che poi dice la legge delega».

Stabilizzazione degli aiuti
Oltre alla semplificazione della materia, però, un altro aspetto critico riguarda la durata, come sottolineato da Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale Dottori commercialisti ed esperti contabili. L’agevolazione è infatti limitata all’esercizio d’imposta 2025. Un limite «che mal si concilia con la natura di una misura che incentiva gli investimenti Transizione 4.0 e 5.0, che interessano più esercizi», sottolinea de Nuccio. L’auspicio, dunque, è che il Governo renda stabile l’agevolazione.

A.N.D.E.
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