13 Dicembre 2024
Giancarlo GIORGETTI

Il capo del Mef e gli altolà a Forza Italia: «Io dico la verità»

Hai voglia a sentir ricordare che Giancarlo Giorgetti è, dopo Umberto Bossi, il deputato più anziano del Parlamento. La verità è che questi giorni sono un debutto anche per lui. La sua terza manovra da ministro dell’Economia e delle Finanze è infatti, per molti versi, la prima. Basterebbe la novità del Piano strutturale di bilancio (Psb) che ieri lui stesso ha presentato in Aula alla Camera.
E così, Giorgetti parla. Parla «che neanche sembra Giorgetti» dice qualcuno. E non da ieri: è dall’estate che le dichiarazioni di un ministro di solito riluttante fanno titolo. «Spiegare è giusto…» sbuffa lui, prima di richiudersi nel più congeniale silenzio. Perché al netto del Piano di bilancio, Giorgetti non dimentica che quella in vista è anche la prima manovra in cui si dovrà tornare al rispetto della vecchia regola del 3% tra deficit e Pil. E allora, sono mesi che Giorgetti lo spiega, perché tutti devono capirlo. E c’è pochissimo «da fare gli splendidi» se la Commissione a breve dovrà approvare la richiesta italiana di rientro a sette anni anziché a quattro. È Giorgetti che anche ieri ha ricevuto in via XX settembre la vicepresidente esecutiva della Commissione Margrethe Vestager, poco prima del collega ucraino alle Finanze Sergii Marchenko.
Tranquillo è tranquillo, lo dicono tutti. «Zen» dice lui. E non si innervosisce nemmeno quando parla un altro super moderato, il vicepremier azzurro Antonio Tajani. Che non ci siano nuove tasse sulla casa, Giorgetti ieri mattina lo ha spiegato due volte: al Consiglio federale leghista prima, alla Camera subito dopo. Ha condiviso in anticipo il video di Giorgia Meloni («Falso che aumentiamo le tasse»). E dunque, quando legge le dichiarazioni di Tajani dal Brasile sul no «a qualsiasi tassa nuova sulla casa» non si stupisce ma pensa: «Non sa quel che dice».
«Io sono una persona seria» per Giorgetti è un mantra. Ieri ci aggiunge «so che dico la verità e come stanno le cose». Per questo osserva che «Confedilizia dice che il caso è chiuso e per qualcuno nel governo non lo è». Tra l’altro, l’adeguamento degli estimi catastali è una condizione dell’Unione europea per dare il via libera alla deroga sul rientro. «E dunque, che cosa facciamo? — dice l’uomo del Mef a voce alta — Non prendiamo il rientro a 7 anni e dobbiamo cambiare tutto? E dove prendiamo la differenza?». La risposta se la dà da solo: «Dai ministeri. Per esempio, dalle missioni all’estero». E riguardo all’uscita di Tajani, sussurra due parole: «Deragliamento populista».
Va detto che Giorgetti ha una nuova arma segreta contro lo stress: il nuoto. Anche ieri mattina, il ministro ha fatto vasche per cinquanta minuti prima di affrontare la giornata. L’arma, in realtà, nuova non è: da uomo di lago ha sempre nuotato. Soltanto che aveva smesso da anni. Ora ha ripreso e gli fa bene. Anche per ripetere il punto: «Le nostre misure fiscali sono andate tutte a favore dei ceti medio bassi. E abbiamo messo un freno alla tassa più odiosa, l’inflazione». E pazienza se il compagno di partito Alberto Bagnai alla Camera lo definisce «l’unico marxista presente in questo consesso». Il che suscita la battuta di Francesco Mari di Avs: «Capisco che volete occupare tutto, ma almeno i marxisti fateli fare a noi».
Giorgetti, marxista non lo è di sicuro, «semmai cattolico» dicono i suoi amici. Non apprezza le sortite ad effetto perché, come ricordava in passato, «dopo la scuola pulivo il pesce e mettevo a posto le reti con mio papà». Come dire che è lì che ha imparato il valore del lavoro silenzioso. Probabilmente ha ragione un suo vecchio amico, come lui formato dall’esperienza di sindaco, Massimo Garavaglia: «Rivoluzionario nella sua normalità». Il senatore leghista parla dei sacrifici in vista. Per la cronaca, anche lui conferma: «Li dovranno fare, è chiaro, i ministeri. Ed è giusto così». Ma la definizione si adatta bene a Giorgetti.
Probabile che i dati Istat, con quel Pil più basso delle aspettative, non gli abbiano fatto piacere. «Ma la manovra non è cambiata» ripeteva a chi gli chiedeva nei giorni scorsi. Anche i rapporti con Salvini, volgono al bello: «Con il governo Draghi — avrebbe detto — a volte mi sono sentito molto più solo». Di certo, ha già prenotato il biglietto per Palermo per la manifestazione di solidarietà al segretario del 18 ottobre.

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