1 Novembre 2024

Secondo Rare Earths Norway, il giacimento di Fensfeltet contiene 8,8 milioni di tonnellate di questi metalli essenziali per la transizione verde, molto più del giacimento di Kiruna in Svezia, che dovrebbe contenere tra 1 e 2 milioni di tonnellate

La Norvegia rilancia sulle terre rare, rivendicando la scoperta di quello che potrebbe essere il deposito più grande nel continente europeo, con risorse ancora più ricche e pregiate di quelle vantate in Svezia dalla mineraria statale Lkba. L’annuncio di quest’ultima, a inizio 2023, aveva fatto scalpore e – pur essendo molto scarno di dettagli – aveva acceso grandi speranze di emancipazione dalla Cina, che controlla oltre l’80% dell’offerta di questi metalli, indispensabili in molte tecnologie per la transizione energetica, ma anche nell’hi-tech e nel settore della difesa.

Materiale critico
Le terre rare (o almeno una parte di queste) sono il più critico dei materiali critici. E l’Europa ad oggi non ne produce nemmeno un grammo. Ma Rare Earth Norway (REN) promette una svolta. Nel Complesso di Fen – un’area a un centinaio di chilometri da Oslo, nella contea di Telemark, in cui conduce esplorazioni mirate da tre anni – potrebbero esserci 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare, almeno quattro volte di più rispetto a quanto si ritiene racchiuda il giacimento svedese Kiruna. L’area norvegese sarebbe peraltro ricca di terre rare pregiate: 1,5 milioni di tonnellate di ossidi di neodimio e praseodimio, particolarmente ricercati perché usati nei supermagneti, presenti anche nelle pale eoliche e nelle auto elettriche.

Stime preliminari
Le stime presentate ieri da REN – benché effettuate da una società terza, applicando standard rigorosi riconosciuti nell’industria mineraria – sono ancora molto preliminari: le prime a quantificare e qualificare le risorse di Fen con metodi scientifici. In questa fase non c’è alcuna garanzia sui volumi che potranno poi essere effettivamente estratti e processati. Ma REN è molto ottimista, al punto da ipotizzare di poter prendere entro il 2030 una decisione finale di investimento da 10 miliardi di corone (circa 870 milioni di euro) per avviare la prima fase di sviluppo.

Obiettivo ambizioso
L’obiettivo ultimo della società è creare una filiera di produzione completa, «dalla miniera al magnete», a basso impatto ambientale e tanto prolifica da riuscire in prospettiva a soddisfare il 10% del fabbisogno Ue, in linea con l’obiettivo di autosufficienza per almeno il 10% dei materiali critici, come stabilito dal Critical Raw Materials Act (Crma). La Norvegia, pur non essendo un Paese Ue, ha uno status privilegiato poiché appartiene allo Spazio economico europeo. Inoltre è già un fornitore affermato – e considerato affidabile – di molte materie prime: nel caso del gas addirittura il più importante, da quando abbiamo preso le distanze dalla Russia.
«La stima delle risorse – ha dichiarato il ceo di REN, Alf Reistad – sottolinea la potenzialità del deposito di essere davvero un asset trasformativo, capace di sostenere lo sviluppo in Europa di una catena del valore sicura per le terre rare». La società, ha aggiunto il ceo, si impegna a impiegare le «tecnologie estrattive e di lavorazione dei minerali più sostenibili al mondo, minimizzando l’impatto ambientale dalla miniera al magnete».
REN è una società privata, fondata nel 2016 con l’obiettivo specifico di esplorare ed eventualmente sviluppare il Complesso di Fen (Fensfeltet in norvegese). Fa capo a una holding mineraria, a sua volta a controllo familiare, e gode del sostegno della European Raw Materials Alliance (Erma) e di EIT RawMaterials.

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