Oggi gli interrogativi su OpenAI (e anche su Nvidia) sono concentrati su significato e conseguenze di questa girandola di rapporti incrociati, finanziari e di fornitura: un sistema di «finanza circolare» che per alcuni analisti rischia di gonfiare a dismisura una bolla borsistica che già esiste, ma fin qui è rimasta entro dimensioni gestibili
OpenAI, regina dell’intelligenza artificiale, compra enormi quantità di microprocessori da Nvidia che ricambia investendo 100 miliardi di dollari nella società di Sam Altman, il quale intanto decide di acquistare chip anche da Amd, concorrente (più piccolo) di Nvidia. Altman vuole tenersi le mani libere o è una mossa concordata per creare un legame indiretto tra i due fornitori? Altri dubbi: OpenAI, finanziata per anni a piene mani da Microsoft che le ha anche fornito grandi volumi di capacità di calcolo col suo cloud, Azure, ora compra da un’altra società, Oracle, potenza di calcolo per 300 miliardi di dollari in 5 anni. E acquista molti servizi da Google, altro grande protagonista Usa del mondo del cloud computing.
Elon Musk, non più centrale come un tempo, schiuma rabbia: OpenAI l’aveva fondata lui come società non-profit ma poi se n’era andato accusando Altman, subentrato come Ceo, di tradire lo spirito filantropico dell’impresa. Ora si chiede come possa essere ancora formalmente senza scopo di lucro una società valutata sul mercato 500 miliardi di dollari, al centro di questa fitta rete di affari e che ha deciso di investire, insieme a Oracle e Softbank, ben 500 miliardi in Stargate: la sfida della costruzione di supercomputer di una potenza mai vista prima. Un progetto, benedetto da Trump, che ha spinto la Ue a reagire lanciando il suo programma per cinque gigafactory europee. Ma, più che quelli sulla sua natura societaria, oggi gli interrogativi su OpenAI (e anche su Nvidia) sono concentrati su significato e conseguenze di questa girandola di rapporti incrociati, finanziari e di fornitura: un sistema di «finanza circolare» che per alcuni analisti rischia di gonfiare a dismisura una bolla borsistica che già esiste, ma fin qui è rimasta entro dimensioni gestibili. Per altri, invece, oltre che alla nuova economia dell’AI che non sappiamo dove ci porterà e con quali conseguenze per il mercato del lavoro, dobbiamo abituarci anche a un nuovo ecosistema finanziario nel quale, promette Altman, «tutte le imprese uniscono le forze e tutti hanno grande successo». Mandando la concorrenza in soffitta. C’è chi vede in questo non favole ma realtà mentre Andrey Sidarenko, capo ricercatore di MostlyAI, sostiene (non da solo) che «OpenAI costruisce il futuro dell’AI su infrastrutture non sue, usando energia che non controlla e capitali che non ha».
