I seggi saranno aperti domenica 8 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno, dalle ore 7 alle ore 15

Domenica 8 giugno e lunedì 9 giugno i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi sui cinque referendum approvati a gennaio dalla Corte Costituzionale. Quattro – proposti dalla Cgil – riguardano il tema del lavoro, e in particolare l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act. Un quesito, invece, è sul tema della cittadinanza, ed è stato proposto da +Europa.

Quando sono aperti i seggi per il referendum?
I seggi saranno aperti domenica 8 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno, dalle ore 7 alle ore 15. Nelle stesse date e orari, saranno chiamati alle urne anche i Comuni che sono andati al ballottaggio, dopo il primo turno che si è svolto il 25 e 26 maggio.

Quale seggio elettorale?
Il primo passo consiste nel conoscere il proprio seggio di appartenenza, ovvero il seggio al quale dovrete recarvi per votare. Per scoprirlo, basta leggere la tessera elettorale. Nella parte anteriore della tessera, sotto la voce “sezione”, è indicato l’indirizzo del seggio a cui si è assegnati.

Come si vota?
I cinque referendum sono abrogativi. Ciò significa che a tutti i cittadini viene chiesto se desiderano cancellare, in tutto o in parte, una legge. Per questa ragione, sulle cinque schede bisogna scegliere se apporre una X su “Sì” o su “No”. Il “Sì” indica il consenso alla cancellazione della misura. Il “No” lascia invariato il provvedimento, così com’è.

C’è un quorum da raggiungere perché il referendum sia considerato valido?
Sì. Perchè il referendum sia considerato valido è necessario raggiungere il quorum, ovvero una partecipazione del 50%+1 degli aventi diritto.

Cosa succede se non si ritirano le schede?
L’elettore che «rifiuta di ritirare tutte le schede», come oggi ha annunciato che farà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteggiato tra i votanti della sezione. Non concorre cioè al raggiungimento del quorum.

Cosa prevede il primo quesito su contratti a tutele crescenti e licenziamenti?
La prima scheda è di colore verde. Si interviene su una parte centrale del Jobs act: le regole sui licenziamenti. A ricordare il legame con la riforma voluta da Matteo Renzi è anche il titolo della scheda: “Il contratto di lavoro a tutele crescenti”. Si tratta di una tipologia contrattuale introdotta nel 2015. Si applica ai nuovi assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo di quell’anno, relativamente alle aziende con più di 15 dipendenti. In caso di licenziamento illegittimo, è previsto il superamento del reintegro nel posto di lavoro, sostituito da un indennizzo economico “certo e crescente” commisurato all’anzianità di servizio. Si va da un minimo di 6 mensilità ad un massimo di 36. Il quesito referendario propone di cancellare la norma che consente alle imprese con più di 15 dipendenti di non reintegrare un lavoratore licenziato anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Con la vittoria del “sì”, viene abrogato il Dlgs 23/2015 e si torna alla disciplina dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, modificato dalla legge Fornero, la legge 92 del 2012. Con la vitoria del “no” resta l’attuale disciplina del Dlgs 23/2015, modificata da alcune sentenze della Corte Costituzionale (le più “impattanti” sono la n.128 e la n.129 del 2024) e da interventi della Corte di Cassazione.

Cosa prevede il secondo quesito su licenziamenti e indennità nelle Pmi?
Il secondo quesito (scheda arancione) sul lavoro promosso dalla Cgil chiede più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese. In particolare riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle imprese con meno di 16 dipendenti: qui in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto di lavoro. Obiettivo del quesito referendario è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità e lasciando che sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite, tenendo conto di diversi aspetti, come la capacità economica dell’azienda, i carichi familiari e l’età del lavoratore.

Cosa prevede il terzo quesito sui contratti a termine?
Il terzo quesito (scheda grigia) punta a eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Con la vittoria del “sì” verrebbero introdotte causali specifiche anche per i contratti a termine di durata inferiore ai dodici mesi.

Cosa prevede il quarto quesito sulla sicurezza sul lavoro?
Il quarto quesito (scheda rossa) si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. Le norme attuali impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quesito vuole estendere la responsabilità all’imprenditore committente.

Cosa prevede il quinto quesito sulla sicurezza sulla cittadinanza?
Il quinto referendum abrogativo (scheda gialla) vuole dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia utili per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Il quesito chiede la modifica dell’articolo 9 della legge 91 del 1992 con cui è stato innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia utile per la presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.

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