13 Dicembre 2024

L’analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali delle elezioni comunali 2021. I voti persi dal M5S finiti nel non voto: a Torino quasi un elettore su 2

Erano 108 mila cinque anni fa, quando Chiara Appendino espugnava Torino al grido di «onestà». I voti del Movimento, nel capoluogo piemontese, si sono poi ristretti a 52 mila nel 2019 per le Europee. E sono calati ancora, metà della metà, lunedì scorso: 24 mila (8%). Traiettoria simile, per i 5 Stelle, in tante altre città. A Roma, altro simbolo dell’età dell’oro pentastellata, i voti in cinque anni sono passati da 420 mila a 112 mila. E Virginia Raggi, che durante lo spoglio di lunedì sera ballava tra terzo e quarto posto, si ritrova ora dietro Carlo Calenda . Al Nord, dal 2,7% di Milano al 3,4 di Bologna, il M5S incassa percentuali minime. Pure la Lega arretra, mentre Fratelli d’Italia conquista consensi ed è primo partito del centrodestra anche in diversi centri del Nord: a Torino (10,5%), Bologna (12,6), Trieste (11,1), mentre a Milano (9,8) è un punto dietro alla Lega. Il Pd sorride quasi ovunque: è spesso primo partito (Milano, Torino, Bologna) anche quando il suo candidato è dietro (Trieste). Il centrosinistra vince, con o senza M5S, in sei capoluoghi al primo turno (Milano, Bologna, Ravenna, Rimini, Napoli, Salerno), il centrodestra in tre (Novara, Pordenone, Grosseto).

La Lega arretra
La Lega rispetto alle Europee 2019 a Milano e Torino si ritrova con meno di un terzo dei voti: passa da 157 a 48 mila nel capoluogo lombardo e da 106 a 30 mila in quello piemontese. Dove sono finite queste preferenze? Da nessuna parte, o meglio nell’astensione record, è la risposta per una buona fetta di voti. Ma per un’analisi più dettagliata bisogna osservare i flussi: l’Istituto Cattaneo ha confrontato a Torino e Napoli le scelte degli elettori tra le Europee 2019 e le Comunali di domenica e lunedì. Uno dei fattori che spiegano, a Torino, il vantaggio a sorpresa di Lo Russo su Damilano — nell’analisi del Cattaneo — è proprio il «tradimento» della Lega. Circa un elettore su quattro, tra quanti avevano scelto Carroccio nel 2019, adesso è rimasto a casa: del 15,9% che il Carroccio poteva vantare alle Europee (nota tecnica ma necessaria: le percentuali si riferiscono alle preferenze avute sul totale degli aventi diritto, non dei voti validi, quindi tenendo conto degli astenuti) il 4,2 ora ha scelto l’astensione.

Derby nel centrodestra
Un altro aspetto emerge dall’analisi di Torino. Una buona fetta di elettori della Lega del 2019 adesso ha scelto il partito di Meloni: del 9,3% di quanti sono rimasti fedeli al centrodestra, il 4 è andato alla lista del Carroccio, il 3 a FdI. Se però Meloni ruba elettori a Salvini, dall’altro lato perde anche qualcosa: verso altre liste di centrodestra o l’astensione. «Se cavalcando temi come la lotta al green pass Meloni ruba voti a Salvini — spiega Salvatore Vassallo, direttore del Cattaneo —, dall’altra parte questo cambio di atteggiamento fa perdere qualcosa verso partiti più moderati. Certo, meno rispetto a quanto guadagna».

M5S e centrosinistra
A Torino Lo Russo è avanti anche perché la sua coalizione ha tenuto: il centrosinistra rispetto alle Europee ha ceduto poco all’astensione e ha rubato qualcosa al M5S, che perde quasi un elettore su due sul non voto (3,5 su 7,9%). A Napoli, dove 5 Stelle e Pd erano alleati, il successo al primo turno di Manfredi è stato alimentato proprio dal bacino M5S: «Gli elettori pentastellati alle Europee erano il 15,5% del corpo elettorale. Il grosso (11,8%) si è riversato su Manfredi». Il Pd regge, anche se una parte (1,8%) ha scelto Bassolino. La Lega, secondo le stime, «subisce una perdita di una certa consistenza (2%, quasi la metà del suo bacino delle Europee, al 4,8%) verso il candidato di centrosinistra», un flusso «spiegabile col fatto che l’elettorato leghista al Sud, cresciuto in fretta, non è ancora ben consolidato e radicato», conclude l’analisi. Probabilmente a essere tornati a casa sono i tanti elettori che la Lega aveva sottratto al M5S alle Europee 2019 (si veda il grafico sul 2018).

Le periferie
L’affluenza è crollata soprattutto nelle grandi città. E qui in particolar modo in alcuni quartieri. A Roma (affluenza media 48,8%) si passa dal 56,7 del municipio Parioli/Nomentano al 42,9 del municipio VI (quello di Tor Bella Monaca e Torre Angela). A Napoli l’affluenza (49,7%) passa dal 54,4 di Vomero e Arenella al 42,7 della municipalità 7 (Miano, Secondigliano). A Torino (48,1%) in zona Centro-Crocetta è al 51,4, il dato più basso nel quartiere 6 (Barriera di Milano, Rebaudengo), 41,9.

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