A quasi dieci anni dal referendum che sancì il divorzio dall’Unione, il governo di Keir Starmer comincia a dire pubblicamente che i mali dell’economia britannica sono da attribuire a quella fatale decisione
Un totem per alcuni, sicuramente un tabù per tutti: finora la Brexit era la parola innominabile nel dibattito politico britannico. Soprattutto i laburisti, con una base di sostegno divisa tra pro e anti-europei, avevano accuratamente evitato di affrontare la questione dell’uscita dalla Ue e delle sue conseguenze: troppo pericoloso rischiare di riaprire divisioni e ferite. Ma adesso l’omertà è stata rotta: a quasi dieci anni dal referendum che sancì il divorzio dall’Unione, il governo di Keir Starmer comincia a dire pubblicamente che i mali dell’economia britannica sono da attribuire a quella fatale decisione.
La questione del reale impatto della Brexit è in realtà ancora controversa, ma la ragione della svolta del Labour è tutta politica: si tratta di addossare la responsabilità a Nigel Farage, che dell’uscita dalla Ue fu il principale avvocato. Il governo Starmer ha ormai individuato nel tribuno della destra populista l’avversario da battere; dall’altro lato, con la legge di bilancio di novembre, si prepara ad alzare ulteriormente le tasse per tappare i buchi nelle finanze pubbliche. La strategia è dunque quella di dire che l’aumento della pressione fiscale è colpa della Brexit, che ha azzoppato l’economia: e quindi il responsabile ultimo è Farage. Senza dubbio conta il fatto che, secondo i sondaggi, la maggioranza dell’elettorato pensa ormai che uscire dalla Ue sia stata una scelta sbagliata (il che non vuol dire, però, che ci sia un reale appetito per rientrare): ma è tutto da dimostrare che il pubblico si convinca che sia solo colpa di Farage. Finora il governo laburista aveva perseguito con successo una silenziosa marcia di riavvicinamento all’Europa: rimettere la Brexit al centro del dibattito (quando la questione aveva perso salienza per gli elettori rispetto all’immigrazione o alla crisi della sanità) porta il rischio di andare a rivisitare le battaglie del passato senza un vantaggio immediato. Il pubblico ascolterà o si girerà distratto?
