12 Ottobre 2024
Ospedale sanita

Nonostante le preoccupazioni, non solo per le insufficienti risorse finanziarie ma il contemporaneo l’aumento della domanda e l’inadeguatezza della formazione

Caro direttore, in questi ultimi tempi si parla molto di sanità «malata» e di un Servizio Sanitario Nazionale avviato ormai sulla strada di un progressivo declino. Lo scenario desta qualche preoccupazione. Le cause sono molteplici ed andrebbero valutate attentamente. Ma non si tratta solo di un problema di insufficienti risorse finanziarie, che comunque sono essenziali ed irrinunciabili. Vi è da considerare l’aumento della domanda sanitaria, l’inadeguatezza della formazione, che di fatto non tengono conto dell’evoluzione costante del sapere medico, la transizione in corso da una medicina riduzionistica ad una medicina che si sta conformando al modello «one health».
Se alcune delle cause sono queste bisogna evitare l’inseguimento tra risorse finanziarie e prestazioni sanitarie. Non è infatti assolutamente detto che ad un aumento dei finanziamenti, corrispondano maggiori cure e maggiore qualità delle stesse. In questo dibattito sulla crisi del SSN noto, con riferimento soprattutto al passato, un grande assente: la Ricerca. Vi è una chiara dicotomia: la Ricerca da un lato e tutto quello che ruota attorno al mondo sanitario dall’altro. Sembra non esserci consapevolezza di quanto la Ricerca possa essere un potente strumento per risolvere problemi medici. Paradossalmente la Ricerca, oltre a produrre più salute, può rendere più sostenibili e ridurre i costi della sanità. Si potrebbero fare molti esempi, a partire dalle malattie trasmissibili. Si può immaginare quali sarebbero stati i costi della sanità senza la Ricerca? Ma la novità di questi ultimi decenni è rappresentata dal fatto che anche le malattie non trasmissibili possono essere prevenute. L’OMS cita spesso studi che dimostrano che in una altissima percentuale di casi queste malattie possono essere contrastate efficacemente applicando corretti stili di vita. Si tratterebbe di promuovere la prevenzione primaria risultata efficace contro queste patologie (malattie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari).
Si apre un nuovo capitolo: «la medicina dei sani». Se le cose stanno così, diventa importante, ai fini della sostenibilità del SSN, verificare questo paradigma: prevenzione primaria — riduzione delle malattie — minori costi. L’indicazione per una corretta quantificazione economica potrebbe essere oggetto di studio di un progetto nazionale di ricerca coordinato dal ministero della Salute. Una proposta che mi sentirei di avanzare è quella di valutare l’effetto della prevenzione primaria sulle patologie cronico-degenerative. In alcune ASL si potrebbe cominciare a valutare in una popolazione specifica, per esempio gli obesi, se il corretto comportamento di vita in almeno tre anni è in grado di ridurre gli indici di obesità e se questo comporta una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e dell’uso dei farmaci. Quindi minori costi per la sanità sono in grado di liberare risorse economiche. In un bilancio triennale queste risorse, anche se virtuali, sono tuttavia esigibili alla fine del triennio, perché derivano da valutazioni di studi scientifici.
È questa sanità creativa? Può essere, ma ben venga la creatività se serve a rendere meno burocratico il sistema ed a dargli quel colpo di ali necessario per ripartire e rilanciare l’intero SSN. Le lamentazioni, le note pessimistiche sono comprensibili, ma siano anche accompagnate da proposte innovative e concrete. Il patrimonio del SSN è troppo prezioso ed utile e non possiamo vanificarlo. Bisogna ripartire con entusiasmo e maggiore ottimismo, perché ci sono le premesse per affrontare anche sfide di grosso rilievo. Bene ha fatto il ministro della Salute ad annunciare un nuovo patto di salute con le Regioni ed un nuovo piano sanitario nazionale, che sappia affrontare i problemi contingenti che rivestono carattere d’urgenza, ma anche quelli di prospettiva, finalizzati ad una virtuosa rinascita del SSN. Il ministro Schillaci è persona dotata di grande competenza nell’ambito della sanità e della ricerca. Ciò ci rassicura e ci fa ben sperare.

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