L’Unicef rivela dati allarmanti sulla mancanza di accesso all’istruzione per milioni di ragazze nel mondo.
Sono 122 milioni le ragazze che non frequentano la scuola nel mondo. E le ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno il doppio delle possibilità rispetto ai ragazzi di non essere incluse in attività scolastiche, lavorative o formative. In contesti fragili questa percentuale sale al 90% di probabilità in più di non frequentare la scuola rispetto alle ragazze in contesti stabili. Nella stessa fascia di età una ragazza su quattro che abbia avuto una relazione ha subito violenza dal partner. Una giovane donna su cinque tra i 20 e i 24 anni si è sposata da bambina. E in contesti fragili i tassi di matrimonio infantile sono quasi il doppio della media globale. Sono i dati messi in fila da Unicef in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, che si celebra l’11 ottobre.
Rischio di abusi, discriminazioni, matrimoni precoci e mortalità materna aumentano in contesti di crisi e conflitti. “Nonostante i progressi compiuti negli ultimi trent’anni – spiega Nicola Graziano Presidente Unicef Italia – nella vita delle bambine e delle adolescenti, i loro diritti continuano a essere violati in molte parti del mondo. Celebrata ogni anno l’11 ottobre, la Giornata è un momento fondamentale a livello globale per celebrare le bambine di tutto il mondo, amplificare le loro voci, le loro azioni e la loro leadership”.
Qualche passo avanti a livello globale è stato realizzato. Le percentuali citate da Unicef hanno registrato miglioramenti negli ultimi decenni. Le ragazze e adolescenti fuori dalla scuola superiore sono passate dal 49% nel 2020 al 30% del 2023. Le ragazze tra i 15 e 24 anni escluse da istruzione, formazione o attività lavorativa sono passate dal 33% nel 2005 al 28% nel 2023. Anche i matrimoni precoci sono passati dal 25% del 1998 al 19% nel 2023.
Uno degli spartiacque – trent’anni fa – la IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino, evento che nel 1995 ha rappresentato una svolta storica nella lotta per la parità di genere, dando origine alla Piattaforma d’Azione di Pechino, con i suoi dodici obiettivi strategici per promuovere i diritti delle donne, delle ragazze e delle bambine in tutto il mondo.
In Italia a che punto siamo? In occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, l’Unicef Italia ha inaugurato l’Officina Unicef Interview. In questa prima edizione – “Noi, ragazze di oggi”- dedicata ai trent’anni dalla IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino – Unicef fa i punto sui progressi compiuti avvalendosi del contributo di Linda Laura Sabbadini, già direttrice centrale dell’Istat e riferimento nella diffusione dei dati di genere in Italia.ùDonne e Scienza ancora lontane. Sotto il profilo della formazione, nel nostro Paese le ragazze continuano a essere sottorappresentate nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): solo il 16,8% delle laureate sceglie materie scientifiche o tecnologiche, contro il 37% degli uomini (Rapporto annuale ISTAT, 2025) e il percorso scolastico varia anche in base al Paese d’origine: il 66,6% delle ragazze italiane sceglie il liceo, mentre tra le ragazze straniere la quota scende al 49,4 per cento. Al contrario, negli istituti professionali, sono sovrarappresentate: 20,8% contro il 13,9% delle italiane (Ministero dell’Istruzione e del Merito, ‘’Gli Alunni con cittadinanza non italiana’). Un segno, sottolinea l’Unicef, che fattori socioeconomici e culturali influenzano ancora fortemente l’accesso alle opportunità educative.
Sul lavoro il divario resiste. Nel 1995, il tasso di occupazione femminile era fermo al 38,2%, mentre quello maschile era al 67%.
Oggi, le donne lavorano di più – raggiungendo il 53,3% – ma il gap resta ampio rispetto al tasso occupazionale degli uomini al 71,1 per cento. (Rapporto Annuale Istat, 2025). Il divario di genere si attesta ancora a quasi 18 punti percentuali. Eppure, già trent’anni fa le donne superavano gli uomini nei diplomi e nelle lauree. Oggi, nonostante questo vantaggio formativo, il 38,1% delle giovani laureate è impiegato in lavori sotto qualificati rispetto al titolo di studio.
La violenza di genera resta un’emergenza. Nonostante gli avanzamenti legislativi – dalla ratifica della Convenzione di Istanbul (2013), al Codice Rosso (2019), fino all’introduzione del numero antiviolenza 1522 (2024). Una recente indagine del Dipartimento di Pubblica Sicurezza rivela un quadro ambivalente: se da un lato il 95% dei giovani considera fondamentale parlare di violenza di genere, dall’altro emergono segnali inquietanti. Il 66% delle ragazze riferisce di aver ricevuto pressioni dal partner sul modo di vestirsi, mentre quasi la metà dei ragazzi considera normale controllare i profili social della propria compagna (Analisi dei questionari – I giovani e la violenza di genere, 2024). Il cambiamento culturale è in corso, ma non è ancora abbastanza.
