77° Convegno Nazionale ANDE
“Europa e Occidente nel Nuovo Ordine Mondiale”
77° Convegno Nazionale ANDE – Associazione Nazionale Donne Elettrici
Titolo: “Europa e Occidente nel Nuovo Ordine Mondiale”
Data: 9 maggio 2025
Luogo: Palazzo Pepoli, Bologna
PREMESSA
Nel giorno simbolico del 9 maggio, Festa dell’Europa e anniversario della Dichiarazione Schuman, l’Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) ha celebrato il suo 77° Convegno Nazionale, un evento denso di significato, ospitato per la prima volta a Bologna in occasione dell’apertura della nuova sede territoriale. Il convegno ha riunito voci autorevoli del mondo istituzionale, accademico e civile, con l’obiettivo di riflettere sul ruolo dell’Europa e dell’Occidente nel contesto geopolitico attuale, segnato da guerre, mutamenti tecnologici e crisi democratiche.
SALUTI ISTITUZIONALI E APERTURA DEI LAVORI
Moderatrice: Lina Palmerini, giornalista e editorialista del Sole 24 Ore, ha aperto i lavori presentando il tema e introducendo gli interventi, ricordando la missione storica di ANDE come associazione politica apartitica e promotrice del dialogo democratico.
Presidente Nazionale ANDE – Marisa Fagà:
Ha espresso un forte richiamo all’unità europea e alla pace, ricordando le origini dell’associazione e l’impegno della fondatrice Carlotta Orlando per il diritto di voto delle donne. Ha sottolineato la centralità dell’Europa come progetto politico, la necessità di riaffermarne i valori fondativi e la volontà di ANDE di contribuire attivamente a una nuova stagione europea.
Presidente ANDE Bologna – Stefania Alfieri:
Ha accolto con emozione i partecipanti, raccontando la nascita della sezione bolognese e l’entusiasmo con cui è stata accolta sul territorio. Ha ribadito l’impegno per i valori della parità di genere, della democrazia e della cittadinanza attiva.
MESSAGGI ISTITUZIONALI
Presidente della Repubblica – Sergio Mattarella:
Ha inviato un messaggio scritto, sottolineando l’importanza del tema scelto in un’epoca di crescenti sfide globali e fragilità dei valori delle democrazie liberali. Ha lodato l’impegno di ANDE come presidio civile e democratico.
Commissario UE – Raffaele Fitto:
Ha inviato un videomessaggio in cui ha ribadito il valore della coesione europea, della politica di solidarietà tra regioni e della difesa del modello democratico, invitando a custodire l’eredità europea costruita in oltre 70 anni.
Sen. Pierferdinando Casini:
Ha salutato il convegno con un messaggio in cui ha affermato: “Mi sento sovranista, ma sovranista europeo, credo serva più Europa, un’Europa unita, federale, capace di avere una politica estera, una politica di difesa, un ruolo internazionale.” ,sottolineando la necessità di una vera Europa federale in grado di affrontare le sfide globali.
INTERVENTI PRINCIPALI
Prof. Stefano Zamagni – Economista, Università di Bologna
Tema: Le radici culturali dell’Europa e il suo futuro nel nuovo ordine globale
Ha analizzato le cause storiche e istituzionali del declino europeo, dalla crisi della democrazia rappresentativa al tradimento del pensiero critico da parte degli intellettuali. Ha rilanciato la necessità di riforme profonde: democrazia deliberativa, federalismo europeo, nuova governance globale e adesione al paradigma neoumanista contro il transumanesimo.
Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni – Vicepresidente Garante Privacy
Tema: Intelligenza artificiale e nuova geografia del potere
Ha illustrato come l’AI stia ridisegnando le sovranità e i diritti, sottolineando la centralità del regolamento europeo AI Act come strumento di difesa del modello democratico. Ha denunciato i rischi di sorveglianza, manipolazione e concentrazione del potere in mano alle Big Tech e ha invocato la supremazia del diritto sulla tecnica.
Ambasciatore Pietro Benassi – già Consigliere Diplomatico della Presidenza del Consiglio
Tema: L’Occidente nel disordine globale: prospettive per l’Europa
Ha offerto una lucida analisi geopolitica, evidenziando la marginalizzazione dell’Europa nei nuovi equilibri globali e la necessità di costruire strumenti comuni, soprattutto nella difesa e nella politica estera. Ha rimarcato l’efficacia dell’Europa come progetto di pace e prevenzione dei conflitti, ma anche l’urgenza di superare illusioni e slogan privi di concretezza.
CONCLUSIONI
Il convegno ha costituito un’occasione di confronto di altissimo livello sui temi cruciali per il futuro dell’Europa e della democrazia occidentale. L’ANDE, con la sua storia e il suo presente, si conferma come voce viva, plurale e competente del dibattito civile, capace di unire generazioni, territori e competenze in un impegno concreto per i diritti, la pace e la responsabilità politica.
Il Convegno si è concluso in un clima di profonda riflessione e forte determinazione civica.
Gli interventi dei relatori hanno tracciato con chiarezza le sfide che l’Europa e l’Occidente devono affrontare: il declino della democrazia rappresentativa, le derive del potere algoritmico, l’emergere di nuovi equilibri globali.
Dai contributi è emersa una visione convergente: non c’è futuro per l’Europa senza un rinnovamento profondo delle sue istituzioni, dei suoi modelli culturali e del suo rapporto con il resto del mondo.
È necessario:
– rilanciare la democrazia deliberativa e la partecipazione dei cittadini,
– investire in educazione critica e pensiero pensante, come richiamato dal Prof. Zamagni,
– regolare con urgenza l’intelligenza artificiale, difendendo i diritti fondamentali e la centralità della persona, come affermato dalla Prof.ssa Cerrina Feroni,
– rafforzare il progetto europeo come soggetto politico e non solo economico, secondo la visione dell’Ambasciatore Benassi.
Nei messaggi istituzionali del Presidente Mattarella, del Commissario UE Fitto e del Senatore Casini si è ribadita l’importanza della coesione europea, della pace e della difesa del modello democratico europeo.
L’ANDE – come sottolineato dalla Presidente Marisa Fagà e dalla Presidente della sede di Bologna Stefania Alfieri – si conferma voce indipendente, libera e competente della società civile, impegnata nella costruzione di un’Europa più giusta, solidale e consapevole.
Il Convegno si chiude con l’impegno delle socie ANDE a proseguire nel lavoro culturale e civico, promuovendo conoscenza, responsabilità e partecipazione attiva, anche in vista delle prossime elezioni europee.
FIRMA
Associazione Nazionale Donne Elettrici – ANDE
Presidente Nazionale: Marisa Fagà
Presidente ANDE Bologna: Stefania Alfieri
TRASCRIZIONE INTEGRALE – CONVEGNO ANDE 9 MAGGIO 2025
Titolo: “Europa e Occidente nel Nuovo Ordine Mondiale”
Luogo: Palazzo Pepoli, Bologna
Intervento di apertura – Lina Palmerini, moderatrice
«Buonasera a tutti. Sono Lina Palmerini e avrò il compito di moderare questo nostro pomeriggio insieme.
Sapete che siamo al 77° Convegno nazionale dell’ANDE – Associazione Nazionale Donne Elettrici – un’associazione politica ma apartitica, da oltre settant’anni immersa nell’impegno civile.
Questo significa che qui sono ben accolte le opinioni di tutti: è un luogo di ascolto e dialogo, orientato alla promozione della democrazia e di una nuova politica, come recita anche lo Statuto dell’Associazione.
Perché a Bologna? Perché pochi mesi fa è stata aperta la sede ANDE di Bologna, qui rappresentata dalla Presidente Stefania Alfieri: questo è un po’ il battesimo ufficiale per la sezione bolognese.
Il titolo del nostro incontro è: Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale. Un titolo di attualità, che segna un momento di svolta epocale per l’Europa.
Da un lato, la guerra in Ucraina ci impone una riflessione sul ruolo dell’Europa: si discute di difesa comune, di nuovi impegni e scelte strategiche.
Non a caso oggi è il 9 maggio, Festa dell’Europa, ma anche il giorno della parata militare in Russia, con Putin e Xi Jinping fianco a fianco: una fotografia potente di un mondo tornato alle logiche delle sfere di influenza.
Con piacere, vi leggo ora il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, indirizzato al nostro Convegno.»
Messaggio del Presidente della Repubblica – Sergio Mattarella
«Rivolgo un cordiale saluto all’Associazione Nazionale Donne Elettrici, in occasione del 77° Convegno Nazionale.
La scelta di un tema come Europa e Occidente nel Nuovo Ordine Mondiale appare particolarmente significativa.
Nel cambio d’epoca che stiamo vivendo – segnato da crescenti sfide globali e da conflitti inattuali – appaiono in discussione i canoni della cooperazione multilaterale, costruiti pazientemente dopo la seconda guerra mondiale, e i valori delle democrazie liberali.
Prezioso è stato il contributo recato da associazioni come ANDE, a una pace fondata sul rispetto di ciascun popolo e su comuni prospettive di sviluppo.
A tutti i partecipanti al convegno giunga il mio augurio.
Sergio Mattarella.»
Intervento di Marisa Fagà – Presidente Nazionale ANDE
«Benvenute, benvenuti.
Siamo qui oggi per scrivere una pagina importante, in un clima nazionale e mondiale particolarmente complesso.
Un saluto speciale va al nuovo Papa, Leone, che con la sua parola e la sua gestualità ha alimentato la nostra speranza. Scendendo subito in campo, ha lanciato un messaggio chiaro al mondo: bisogna perseguire la pace.
Noi, come ANDE, lo diciamo da tempo. L’abbiamo ribadito alle istituzioni anche il 7 marzo scorso, alla Camera.
Il nostro impegno europeo nasce da lontano. ANDE è un’associazione politica, apartitica ed europeista.
La nostra fondatrice, Carlotta Orlando, lo dichiarò sin dall’inizio. Tornata dagli Stati Uniti – dove frequentava la Lega per il voto alle donne – decise di fondare ANDE per portare avanti la battaglia in Italia.
Lei fu una delle grandi animatrici del diritto di voto alle donne. E noi cerchiamo di mantenere viva quella fiamma.
Saluto i relatori di oggi: personalità che stimo profondamente per impegno e competenza.
Il tema del convegno lo abbiamo scelto un anno fa, mai immaginando quanto sarebbe diventato attuale.
Valori fondativi come democrazia e multilateralismo oggi sono sotto attacco.
Crediamo che l’Europa debba tornare centrale. Un’Europa protagonista, capace di essere unita e forte anche davanti alle pressioni esterne.
Crediamo nel sogno degli Stati Uniti d’Europa, come lo pensava De Gasperi. È un sogno, sì. Ma guai se non sognassimo.
E a te, Stefania, va il mio più affettuoso grazie: hai realizzato il sogno di fondare ANDE a Bologna.»
Intervento di Stefania Alfieri – Presidente ANDE Bologna
«Grazie.
È con grande onore e profonda emozione che vi do il benvenuto a questo 77° Convegno Nazionale.
È stato fortemente voluto dalla Presidente Marisa Fagà che si svolgesse proprio qui, nella città di Bologna.
Bologna è simbolo di cultura, impegno civile, apertura verso il futuro, la tecnologia, la ricerca, l’imprenditorialità.
Sono onorata che Marisa abbia creduto in me per fondare la sede ANDE di Bologna.
Abbiamo iniziato l’anno scorso in 4. Oggi siamo già circa 20 socie.
I nostri valori? Cultura, democrazia, visibilità per le donne, parità di genere, cittadinanza attiva.
ANDE non è solo un’associazione, ma anche uno spazio di amicizia, stima e affetto profondo.
Continueremo a innovare la nostra storia, una storia fatta da donne che hanno fatto – e faranno – il futuro.»
VIDEO MESSAGGIO – On. Raffaele Fitto
Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea con delega alla Coesione
«Buongiorno a tutti,
è con grande piacere e profonda stima che porgo il mio più caloroso saluto all’Associazione Nazionale Donne Elettrici e, in particolare, alla sua presidente Marisa Fagà.
Il vostro instancabile impegno e la vostra forte visione europeista hanno reso possibile l’organizzazione di questo prestigioso evento, che si svolge in un giorno altamente simbolico: la Festa dell’Europa.
Celebriamo oggi anche il 75° anniversario della Dichiarazione Schuman, atto fondativo del nostro progetto di pace e cooperazione.
Il tema che ci unisce oggi – Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale – è quanto mai attuale, in un contesto globale segnato da profondi mutamenti geopolitici, sociali e tecnologici.
Ci chiediamo: stiamo assistendo alla nascita di un nuovo ordine mondiale? O alla crisi di quello esistente?
Quali nuovi equilibri stanno emergendo? Quanto dureranno?
Non abbiamo risposte definitive, ma oggi possiamo e dobbiamo riflettere insieme.
In un mondo che cambia, l’Unione Europea ha il dovere di proteggere e valorizzare ciò che siamo e ciò che abbiamo costruito in oltre 70 anni:
un continente di pace, prosperità, crescita economica e coesione sociale.
Come ricordava Pericle agli ateniesi alla vigilia della guerra del Peloponneso:
“La posta è ben più elevata per noi che non per quelli che non hanno nulla di simile da vantare.”
L’Europa è qualcosa di unico da difendere:
un modello democratico basato su libertà, diritti, solidarietà e sviluppo condiviso.
Grazie all’Unione Europea abbiamo costruito uno spazio comune in cui cittadini, imprese e idee possono circolare liberamente.
Il mercato unico e la moneta unica non sono solo strumenti economici, ma strumenti di integrazione e benessere diffuso.
In particolare, la politica di coesione – che rappresenta un terzo del bilancio dell’UE – incarna il valore concreto della solidarietà tra regioni e cittadini.
In questa Giornata dell’Europa, celebriamo non solo una ricorrenza, ma una scelta storica e coraggiosa.
Guardiamo con orgoglio a ciò che abbiamo realizzato e rafforziamo il nostro impegno per il futuro.
Grazie e buon lavoro a tutti voi.»
VIDEO MESSAGGIO – Sen. Pier Ferdinando Casini
Presidente del Gruppo italiano dell’Unione Interparlamentare
«Mi dispiace molto non essere lì con voi, nella mia città, Bologna, insieme alle amiche dell’ANDE e in particolare con Marisa Fagà, che conosco e ammiro profondamente da tanti anni.
Marisa è un esempio per tutti: per la sua attività pubblica, per il suo impegno associativo, per la sua coerenza.
Avrei voluto essere io ad accoglierla, nella città dove sono senatore, ma soprattutto cittadino profondamente radicato.
Questo radicamento – lo dico con convinzione – è oggi un valore che nella politica si sta perdendo, e che invece dovremmo recuperare.
ANDE oggi parla di Europa. E oggi, 9 maggio, è il giorno giusto per farlo.
Qui dietro di me, c’è la bandiera europea accanto al tricolore.
Perché noi siamo europei. Mani e piedi. Non abbiamo alternative credibili.
Mi definisco un sovranista, ma un sovranista europeo.
Credo serva più Europa, un’Europa unita, federale, capace di avere una politica estera, una politica di difesa, un ruolo internazionale.
In un mondo di carnivori, non c’è spazio per gli erbivori, né per le fughe nazionali.
Singolarmente, non contiamo nulla:
Italia, Spagna, Germania, Francia… da sole non vanno da nessuna parte.
Solo un’Europa unita, fondata su valori comuni – quelli dei padri fondatori, in primis Alcide De Gasperi – può affrontare le sfide di oggi.
Un mondo segnato da guerre che non pensavamo di vedere più.
L’ANDE, con il suo lavoro, con il suo impegno civile, offre un contributo concreto alla società.
È un esempio di partecipazione democratica.
E allora vi dico:
sogno un’Europa federale.
Non è un peccato: è un sogno, e lo confesso con orgoglio.
Viva l’Italia sempre.
Viva l’Europa.
Le due cose non sono in contrasto: si completano.
Io sono bolognese, ma sono italiano.
Marisa è calabrese, ma è italiana.
E siamo tutti profondamente europei.»
INTERVENTO INTEGRALE – Prof. Stefano Zamagni
Tema: Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale
Oratore: Prof. Stefano Zamagni, economista – Università di Bologna
«Buonasera a tutte e a tutti. Sono veramente lieto di prendere parte a questo evento di particolare significato.
Ringrazio per l’invito la presidente nazionale Marisa Fagà e la presidente della sede di Bologna, Stefania Alfieri.
Il tema di oggi – Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale – è di quelli rilevanti e complessi. Cercherò quindi di attenermi rigorosamente a quanto mi è stato chiesto, ovvero offrire uno sguardo sulla posizione dell’Europa nella storia e nel presente.
Vi pongo subito una domanda: perché l’Europa – che per circa 2000 anni ha guidato i modelli della civilizzazione – dalla fine della Prima guerra mondiale ha progressivamente ceduto il passo agli Stati Uniti?
Non è una questione banale.
Pensate alla classicità greca, alla cultura latina, all’Umanesimo, al Rinascimento, alla rivoluzione scientifica del ‘600, all’avvento dell’economia di mercato (che nasce in Europa, non altrove), all’Illuminismo francese, scozzese, svedese… anche italiano – e l’Illuminismo italiano non ha nulla da invidiare agli altri.
Tutti fenomeni europei.
Eppure oggi l’Europa è in posizione marginale.
Perché? La prima ragione è la crisi della democrazia.
La democrazia – parola greca, inventata da Aristotele ad Atene – è un bene meraviglioso, ma fragile.
È come una sfera di cristallo: bellissima, ma se cade si frantuma.
Non può essere data per acquisita una volta per tutte: va alimentata con il pensiero e con modelli adeguati.
Il modello di democrazia che ancora oggi vige in Europa è quello cosiddetto “elitistico-competitivo”, elaborato nel primo ‘900 da Max Weber.
Quel modello è obsoleto. Non può più funzionare.
Eppure lo teniamo in vita. E poi ci stupiamo del disinteresse delle persone per la politica.
In Italia, metà degli aventi diritto non vota.
Non per svogliatezza, ma perché non si sentono rappresentati da un modello vecchio.
Negli anni ‘50 votava oltre il 90% degli italiani. Oggi meno della metà.
Occorre adottare la democrazia deliberativa, di cui si parla in tutta Europa – tranne che in Italia, dove è quasi un tabù.
Chiedete a un politico italiano cosa ne pensa: o non sa di cosa si tratti, o vi dirà che “gli italiani non sono pronti”. Una frase profondamente offensiva per l’intelligenza del nostro popolo.
Seconda causa: il tradimento degli intellettuali.
Nel 1923, Julien Benda pubblicò La trahison des clercs, cioè Il tradimento dei chierici (degli intellettuali).
Denunciava come gli intellettuali avessero smesso di pensare.
E infatti arrivarono fascismo, nazismo, comunismo.
Dove manca il pensiero “pensante” (non quello calcolante, tecnico, specialistico), arriva la dittatura.
Oggi siamo pieni di pensiero calcolante.
Ma poverissimi di pensiero pensante.
Quello che dà la direzione, il senso, la visione.
Terza ragione: il colonialismo.
Il colonialismo è un’invenzione europea.
Non va confuso con lo schiavismo – anche gli americani avevano lo schiavismo – ma con l’idea che un Paese si arricchisca occupando e depredando un altro Paese.
È un’idea falsa e profondamente immorale.
La vera ricchezza nasce dalla creatività e dall’innovazione, non dal saccheggio.
Cosa si può fare allora?
Primo: cambiare l’assetto istituzionale dell’Unione Europea.
I padri fondatori – De Gasperi, Adenauer, Schuman – sognavano una federazione.
Invece, abbiamo costruito un’unione economica.
Abbiamo mercato unico e moneta unica, ma non una politica sociale, né fiscale, né militare, né migratoria comune.
Ogni Paese ha il suo welfare, il suo esercito, il suo approccio all’immigrazione.
Questo non è sostenibile.
Il Parlamento europeo ha solo una Camera, e conta pochissimo.
Le decisioni vengono prese dalla Commissione europea (l’esecutivo) e poi approvate a posteriori dal Parlamento.
Questo non è un modello democratico.
Occorre creare una seconda Camera che rappresenti la società civile europea.
Come l’ANDE, che è espressione attiva della società civile.
Secondo: il ruolo dell’Europa nei confronti del Global South (Sud Globale).
I BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) rappresentano oggi oltre il 55% della popolazione mondiale.
Il loro PIL aggregato ha superato quello dell’Occidente.
L’Europa può – e deve – giocare un ruolo da mediatore.
Perché ha meno potere coercitivo degli USA e può proporsi come garante di un nuovo equilibrio multilaterale.
Terzo: la battaglia culturale tra transumanesimo e neo-umanesimo.
Il transumanesimo nasce in California, con l’obiettivo di sostituire – non potenziare – l’uomo con la macchina entro il 2050.
È un progetto inquietante.
Mira a togliere all’uomo il libero arbitrio.
L’Europa invece ha scelto (grazie anche al Papa) il neo-umanesimo: la tecnologia deve essere abilitante, non sostitutiva dell’umano.
Papa Francesco ha lanciato nel 2020 la Rome Call for AI Ethics, coniando il termine Algor-etica.
È da lì che dobbiamo ripartire.
In conclusione:
le sfide sono enormi, ma possiamo e dobbiamo affrontarle.
E come diceva il poeta: “Anche l’acqua del mare ha bisogno degli scogli per alzarsi più in alto”.
Grazie per l’attenzione.»
INTERVENTO INTEGRALE – Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni
Tema: Intelligenza artificiale e nuovo ordine mondiale: il diritto come strumento di tutela democratica
Oratrice: Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente Garante Privacy
«Buonasera a tutte e a tutti.
Ringrazio ANDE, la sua presidente Marisa Fagà, la presidente di Bologna Stefania Alfieri e la moderatrice Lina Palmerini per l’invito a questo Convegno così importante.
Mi scuso se non riuscirò a restare fino alla fine dei lavori, ma ci tenevo moltissimo a esserci: non solo per il tema, ma anche per motivi personali.
Sono socia ANDE Firenze, e nella mia famiglia – tra nonne e zie – ANDE è sempre stata una presenza importante.
Intervengo da una duplice prospettiva: come costituzionalista e come componente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.
In questa sede, vorrei proporre alcune riflessioni su intelligenza artificiale, potere e diritti, a partire da alcune constatazioni fondamentali.
Primo punto: l’IA non è una semplice tecnologia.
È un nuovo paradigma.
Pensarla solo come “nuova” o “sofisticata” tecnologia è fuorviante: è un moltiplicatore di potenza che sta ridefinendo sovranità, sicurezza, diritti fondamentali, potere pubblico e privato.
È un fattore geopolitico strutturante.
Chi controlla l’intelligenza artificiale controlla anche gli equilibri internazionali.
Lo vediamo chiaramente con gli Stati Uniti, dove il presidente Trump ha investito oltre 500 miliardi di dollari nel progetto Stargate, una joint venture pubblico-privata sulle tecnologie avanzate.
Alla cerimonia di insediamento, erano presenti in prima fila tutti i CEO delle big tech americane.
Secondo punto: dobbiamo superare la retorica della neutralità della tecnica.
La tecnica non è neutra.
Ce lo insegnava Carl Schmitt già un secolo fa, e ce lo ripete oggi il filosofo Byung-Chul Han, quando parla della “psico-politica” algoritmica.
Se la tecnologia non è orientata al bene comune, diventa strumento di abuso e di dominio.
Gli algoritmi non si scrivono da soli.
Li scrivono uomini – spesso solo uomini, e raramente donne – portando con sé pregiudizi, codici culturali, bias impliciti, visioni del mondo.
È un tema di giustizia e anche di parità.
Proprio come non esistono “governi tecnici” (che sono un ossimoro), non esiste IA apolitica.
Terzo punto: l’IA tocca il cuore del costituzionalismo moderno.
Il costituzionalismo nasce per limitare il potere e garantire diritti e libertà fondamentali.
Dalla Costituzione americana a quella francese, tutto nasce lì.
Oggi, invece, l’IA concentra enormemente il potere – sia pubblico che privato.
Pensiamo alle grandi banche dati pubbliche che il PNRR sta creando.
Pensiamo alle piattaforme private, con fatturati superiori ai PIL di interi Stati sovrani.
Chi detiene i dati decide le vite delle persone.
Decide se una persona merita un mutuo, un’assicurazione, un’assunzione, un trattamento sanitario.
È un potere enorme.
E se i dati finiscono in mani sbagliate?
Vi ricordo che due anni fa ci fu un data breach nella Regione Abruzzo: anche dati sanitari sensibili – sieropositività inclusa – finiti nel dark web per pochi euro.
L’IA applicata alla medicina predittiva può diagnosticare un melanoma in modo precoce, sì – ma può anche discriminare un ex-paziente oncologico, se non c’è una legge come quella sull’oblio oncologico.
Ecco perché abbiamo bisogno di regole, non solo di etica.
L’etica è importante, ma troppo spesso è una scappatoia, un modo per non decidere nulla.
Serve diritto, garanzie, Costituzione.
Quarto punto: i modelli in campo sono chiari.
- Il modello cinese: controllo massivo, social scoring, Stato sopra al cittadino, niente privacy.
- Il modello americano: deregolamentazione, primato del profitto, dati trattati come materia prima.
- Il modello europeo: diritti fondamentali, dignità della persona, primato del diritto.
È stato appena approvato l’AI Act europeo.
Non è perfetto. Ha delle falle. Ma la sua filosofia di fondo è corretta: ci sono divieti espliciti, come il riconoscimento facciale generalizzato o il social scoring.
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è costituzionalmente lecito.
In conclusione:
la sfida dell’IA è la sfida per la tenuta delle democrazie.
Se l’Occidente vuole sopravvivere, deve difendere il suo modello: libertà individuale, centralità della persona, primato del diritto sulla tecnica.
E non basta proclamarlo. Va fatto davvero.
Grazie.»
Ecco la trascrizione integrale del discorso dell’Ambasciatore Pietro Benassi, già Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio, intervenuto al convegno ANDE del 9 maggio 2025.
INTERVENTO INTEGRALE – Ambasciatore Pietro Benassi
Tema: Europa e Occidente nello scenario geopolitico globale
Oratore: Pietro Benassi, ambasciatore
«Grazie per l’invito e per la doppia domanda che mi è stata posta: uno sguardo sul nuovo Papa, e una riflessione sulla collocazione dell’Europa nel nuovo scenario internazionale.
Comincio con un flash sul nuovo Pontefice.
Da cattolico rigidamente non praticante, e osservatore poco specializzato in materia ecclesiale, rilevo come il nuovo Papa Leone, fin dalla sua elezione, si presenti come figura di speranza, ma anche di riposizionamento interno della Chiesa.
La sua scelta di indossare l’abito papale tradizionale – per quanto possa sembrare un dettaglio formale – segnala una volontà di rimettere ordine nei cardini della Chiesa: curia, pastorale, e visione geopolitica.
La Chiesa, oggi, affronta contraddizioni interne enormi:
- la Chiesa tedesca ritiene Francesco troppo conservatore,
- quella africana lo giudica troppo liberale,
- in Sudamerica il cattolicesimo è stato travolto dall’avanzata delle sette evangeliche.
Nel 2060, il Brasile non sarà più un Paese a maggioranza cattolica.
È in atto una transizione radicale.
Ma passiamo ora alla geopolitica.
Il titolo del convegno è: Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale.
Mi permetto di suggerire una variazione: dovremmo parlare non di “nuovo ordine”, ma di nuovo disordine mondiale.
Chi decide cos’è “ordinato”? Chi stabilisce le regole?
Il sistema di Bretton Woods, del 1944, è stato scritto da 15 Paesi occidentali su misura dell’Occidente.
Il resto del mondo, che allora era in gran parte coloniale, oggi non lo riconosce più.
Un segnale fortissimo è arrivato nel marzo 2022:
L’Assemblea Generale ONU vota la condanna dell’aggressione russa in Ucraina.
Risultato:
- 126 Paesi condannano
- 6 votano contro
- 35 si astengono, tra cui: India, Sudafrica, Indonesia, Nigeria
Questi Paesi rappresentano metà della popolazione mondiale.
Il loro messaggio implicito?
“È una vostra guerra. È un problema dell’Occidente.”
La popolazione mondiale oggi è di 8 miliardi.
L’Occidente (Europa, USA, Canada, Giappone, Australia, Corea del Sud, ecc.) rappresenta 1 miliardo.
Gli altri 7 miliardi ci osservano – spesso con distacco critico.
Ma l’Occidente continua a guardare solo se stesso.
Parliamo solo di Europa e Stati Uniti.
Ignoriamo l’India (Paese più popoloso al mondo) e parliamo della Cina solo perché Trump l’ha messa al primo posto nelle sue preoccupazioni.
È un errore strategico gravissimo.
Quindi, per l’Europa, la sfida è duplice:
- Rimettere ordine dentro se stessa
- Ripensare il proprio ruolo nel mondo
Cominciamo dall’interno.
Ci sono frasi che sento ripetere in Italia e che considero fuorvianti, se non sciocchezze:
- “Ce lo chiede l’Europa”:
No. Siamo un Paese fondatore dell’UE. L’Europa siamo noi. - “Andremo in Europa a sbattere i pugni”:
È una frase da Paese marginale. Le proposte europee nascono dopo anni di negoziati. Chi è forte influenza la proposta alla fonte. Chi è debole batte i pugni alla fine.
In realtà, negli ultimi 20 anni, l’Italia ha rafforzato il proprio ruolo.
Chi conosce i meccanismi comunitari lo sa: chi arriva in ritardo, senza fare lobby, poi subisce.
Secondo luogo comune:
- “Francia e Germania decidono tutto.”
L’Unione Europea è nata per prevenire un quarto conflitto franco-tedesco.
Questo è il suo successo storico. E in tempi di disordine globale, l’UE è l’unico progetto al mondo di prevenzione dei conflitti su scala continentale.
Terzo punto:
- “Il Parlamento europeo non conta nulla.”
Falso. Dopo il Trattato di Lisbona, il Parlamento europeo decide su oltre 80 materie legislative.
Il problema vero è un altro: l’Europa è stata pensata per i tempi di pace.
Non ha ancora gli strumenti per affrontare il tempo del conflitto.
E infatti oggi manca:
- una politica estera comune
- una difesa europea
- una capacità fiscale condivisa
È in questo contesto che dobbiamo leggere anche il tema della difesa.
Si parla di “800 miliardi per il riarmo”?
È una cifra irreale.
I veri numeri:
- 150 miliardi (programma SAFE)
- 650 miliardi: una proiezione ipotetica della Commissione, se tutti gli Stati investissero l’1,5% del PIL.
In realtà, molti Stati – Italia inclusa – hanno già detto no.
Perché?
Perché il problema, oggi, non è Bruxelles, ma i mercati.
Se sfori i bilanci, ti punisce il mercato. Non la Commissione.
Ma attenzione: quella spesa per la difesa non è tutta per carri armati.
Dentro ci sono:
- cybersicurezza
- difesa antimissile
- intelligenza artificiale dual use
Dobbiamo evitare che il dibattito sul riarmo diventi un’occasione di strumentalizzazione politica.
Lo abbiamo visto: il governo italiano è andato a Strasburgo con tre posizioni; l’opposizione ne aveva altre tre. Sei in tutto.
È una schizofrenia che indebolisce la posizione del Paese.
E allora chiudo con una proposta:
Facciamo un grande piano europeo per la difesa della democrazia, non solo in senso militare.
Difesa del modello europeo significa:
- più unione fiscale
- più protezione sociale
- più investimenti tecnologici
- più partecipazione civica
Non è più tempo di slogan. È tempo di scelte serie.
Grazie.»
On. Deborah Bergamini
Responsabile Esteri di Forza Italia – Segretaria internazionale del PPE
«Grazie, buonasera a tutte voi e a tutti voi.
Ringrazio la presidente nazionale Fagà, la segretaria nazionale, e la presidente di Bologna per l’ottimo lavoro.
Per me è un grande privilegio essere qui e condividere con voi alcune considerazioni, che seguono idealmente quelle degli autorevoli relatori che mi hanno preceduta.
Ognuno di loro ha evidenziato aspetti del grande puzzle geopolitico che stiamo vivendo, dandoci preziosi elementi di riflessione.
Mi colpisce che abbiate scelto questo tema già un anno fa.
Se ci pensiamo, un anno fa eravamo in un altro mondo. Oggi lo scenario è completamente diverso.
Con l’elezione di Trump, volenti o nolenti, l’Europa ha dovuto reagire.
Forse ha commesso degli errori, forse no, ma è uscita dal suo “grembo pacifico” per affrontare nuove sfide.
E qui voglio dire una cosa chiaramente:
la sfida oggi è se vogliamo che l’intelligenza artificiale cresca dentro una democrazia liberale o in un regime autoritario.
Perché questa è la posta in gioco.
È una sfida che unisce politica, tecnologia e valori.
La politica del consenso oggi deve fare uno sforzo ulteriore: non somigliare al cittadino, ma proporre visioni, costruire pensiero.
Non basta rispecchiare l’elettore, bisogna guidarlo con responsabilità.
La mia è una piccola scommessa: spero che politici maturi e seri abbiano il coraggio della verità, anche quando è scomoda.
Grazie.»
Carlo Capasa
Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana
«Grazie, buon pomeriggio a tutti.
Dopo questi interventi politici così importanti, voglio parlare di moda – ma in realtà parlerò di Europa.
Mi ha colpito molto la distinzione tra transumanesimo e neo-umanesimo.
Io credo che il neo-umanesimo europeo abbia ancora molto da dire.
E nella moda ce ne sono tanti di questi valori.
Ma dobbiamo porci una domanda: che livello di consapevolezza abbiamo di ciò che siamo?
Spesso facciamo grandi cose, ma non ne siamo davvero consapevoli.
Il 70% del patrimonio artistico mondiale è in Italia.
L’Italia, e l’Europa, possono ancora avere un ruolo importante nel mondo, se accettano la propria unicità.
È un ruolo diverso da quello americano o cinese, ma non per questo meno valido.
Come diceva Benassi, il mondo non gira più solo intorno all’Occidente.
Ma proprio per questo, l’Europa deve ritrovare la propria voce.
La moda, in questo, può essere un veicolo straordinario:
- può raccontare libertà, diritti umani, bellezza, eccellenza
- può difendere la filiera artigianale italiana, oggi minacciata anche da normative europee poco attente alla nostra specificità.
La moda non è solo un bene di consumo: è cultura, identità, pensiero.
E penso che l’Europa abbia ancora qualcosa di autentico da raccontare.
Grazie.»
INTERVENTI FINALI – CHIUSURA DEI LAVORI
Lina Palmerini (Moderatrice)
«Siamo arrivati alla fine della nostra discussione, devo dire molto interessante.
Ringrazio tutti.
Vorrei dire due parole conclusive, perché:
- l’intervento del professor Zamagni ha messo in discussione anche il titolo Europa e Occidente nel nuovo ordine o disordine mondiale;
- l’ambasciatore Benassi ci ha fatto capire la dimensione della sfida: un Occidente con un miliardo contro sette miliardi di popolazione mondiale;
- la senatrice Bergamini ci ha aiutato a capire la posizione europea nel nuovo equilibrio con gli USA e con la sfida del Global South;
- il dottor Capasa ci ha ricordato che l’eccellenza europea non è solo un prodotto, ma anche portatrice di valori, diritti umani e libertà.
Ringrazio tutti i partecipanti.
Ora passo la parola ad Adele Campagna Sorrentina per il saluto finale.»
Adele Campagna Sorrentina (Segretaria nazionale ANDE)
«È stato un pomeriggio molto costruttivo.
Il tema era complesso, ma lo abbiamo affrontato con intelligenza collettiva.
Si trae però una convinzione dolorosa: che l’Unione Europea è, al momento, un’illusione.
L’idea di un’unione anche legislativa e produttiva è ancora molto remota.
Ma non dobbiamo demordere.
Viviamo un tempo incerto.
Non per paura, ma perché non ne conosciamo gli sviluppi.
C’è un “mega-galattico” presidente americano – e lo dico con ironia – che ci ha minacciato come Europa, lasciando dubbi sulla nostra sopravvivenza legata alla sua visione del mondo.
Ma credo che la verità dell’Europa non sia questa.
La verità dell’Europa si costruisce ogni giorno, anche con incontri come questo.»
(Socie partecipanti – intervento libero)
Francesca Piazza
«Buonasera a tutte e tutti.
Sono qui come socia per dire che questo nostro incontro è stato importante.
L’ANDE si occupa da sempre di riforme, partecipazione civile, legge elettorale.
È bello vedere donne – e anche qualche uomo – arrivati da tutta Italia per discutere di politica estera.
Questo segna un cambiamento: la politica estera è entrata nella vita quotidiana dei cittadini.
Oggi, finalmente, il dibattito pubblico si è internazionalizzato.
E anche il titolo del convegno – ordine mondiale – è coraggioso: non va temuto.
Serve a dare un nome alla complessità.
E l’Europa, in tutto questo, ha ancora una voce da far sentire.»
Loredana Bognani (Socia)
«Grazie alla presidente di Bologna e a tutto il direttivo per questo evento.
Ho apprezzato molto il riferimento all’industria manifatturiera e alla crisi delle professioni.
C’è sfiducia nella giustizia, nella democrazia, nelle istituzioni.
Ho molto apprezzato il richiamo ai diritti umani.
Non sono d’accordo con l’indirizzo di riarmo che sta prendendo l’Unione Europea.
L’articolo 11 della Costituzione italiana parla chiaro: “L’Italia ripudia la guerra”.
L’Europa non può tradire il suo spirito originario.
Infine, non si può parlare di ordine mondiale se non si risolve la questione palestinese.
Due popoli, due Stati: questa è la strada.
Eventi come questo servono a ridare fiducia, a noi e soprattutto ai nostri figli.»
Patrizia Ferro
«Grazie Didi per questa bella presentazione.
Grazie a tutte le Andine, ma soprattutto ai nostri relatori.
Avevo preparato una piccola riflessione, ma vorrei cominciare dicendovi che mi sono ritrovata nelle parole di tutti i nostri relatori.
A partire dal professor Zamagni, dal quale ho appreso tante belle cose sulla democrazia e su come essa stia cambiando.
Ho apprezzato molto l’onestà dell’onorevole Bergamini, perché penso che di politica dei consensi ne abbiamo abbastanza, e forse oggi siamo tutti cittadini più svegli, e abbiamo bisogno più di leader visionari.
Mi sono riconosciuta nelle parole dell’ambasciatore Benassi, che ha saputo descrivere con chiarezza quello che sta succedendo nel mondo, e anche nel dottor Capasa, che ha mostrato come la moda sia capace di guardare all’innovazione.
Io sono una donna che viene dal mondo della tecnologia, e ho sempre guardato alla moda come a un punto di ispirazione.
Perché?
Perché la moda ha preso la creatività italiana e l’ha unita agli strumenti digitali, creando qualcosa di nuovo.
E credo davvero che questa unione possa ispirare anche l’Europa.
Vorrei concludere lanciando un’esortazione – alle forze politiche, industriali, agli ambasciatori e a noi tutte.
Se oggi il titolo è Europa e Occidente nel nuovo ordine mondiale, io vorrei aggiungere:
governare l’invisibile.
Perché l’ordine mondiale non si ridefinisce solo con guerre o trattati.
Oggi si ridefinisce anche con algoritmi, dati, reti invisibili.
La geopolitica si scrive anche nel codice informatico.
Dobbiamo prenderne coscienza.
L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia:
è potere predittivo, è controllo informatico, è influenzamento culturale.
La cybersicurezza è – a mio modo di vedere – la nuova geopolitica del rischio.
Chi controlla le infrastrutture digitali controlla la stabilità di un Paese.
L’innovazione accelera le disuguaglianze, se non è governata.
Ma può essere anche leva di rinascita, oppure nuova forma di esclusione.
Ecco perché credo che un politico di oggi debba essere anche un po’ ingegnere del futuro, capace di capire questi codici invisibili che però decidono la nostra vita quotidiana.
Grazie.»