Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi, in un recente rapporto scritto per l’Onu e intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, ha indicato 45 aziende private che sosterrebbero direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro Francesca Albanese, giurista italiana specializzata in diritto internazionale e tutela dei diritti umani, dal 2022 relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi. L’italiana era da tempo sotto la lente di Washington. Per capire come mai gli Stati Uniti si siano mossi in questa direzione, basta ricorrere a quanto detto dal segretario di Stato Usa Marco Rubio. La sua «campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata», ha chiarito Rubio annunciando l’iniziativa, dovuta agli «illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani». Né gli Stati Uniti né Israele – ha ricordato Rubio – sono parte dello Statuto di Roma, «il che rende la sua azione una grave violazione della sovranità di entrambi i paesi».
Si tratta ora di capire di quale entità saranno le sanzioni annunciate dagli Stati Uniti. Rubio non ha fornito indicazioni in merito. Tra le ipotesi, quella che Albanese non possa entrare negli Stati Uniti, e che i suoi eventuali beni nel paese – sempre che ne abbia – vengano posti sotto sequestro.

L’accusa di Rubio: «Ha fomentato l’antisemitismo»
Secondo il segretario di Stato americano, Albanese «ha fomentato l’antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo per gli Stati Uniti e Israele» e questo suo pregiudizio è stato evidente in «tutta la sua carriera, inclusa la raccomandazione alla Corte Penale Internazionale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant».
In un recente rapporto scritto per l’Onu e intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, Albanese ha indicato 45 aziende private che sosterrebbero direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori palestinesi facendo «profitti sulla distruzione di vite innocenti». Tra queste, le americane Lockheed Martin (l’azienda che produce gli F-35), Caterpillar, Google, Microsoft, Amazon, Ibm e Palantir.

Gli interventi di Albanese sulla crisi a Gaza
Albanese, 48 anni, originaria di Ariano Irpinio, laureata in giurisprudenza presso l’università di Pisa e master con specializzazione sui diritti umani presso la School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra, ha in diverse occasioni denunciato il “genocidio” a Gaza e chiesto di fermare il flusso di armi a Israele, che ha accusato di incarnare “l’apartheid” per eccellenza. Nelle scorse settimane gli Stati Uniti avevano chiesto le sue dimissioni dopo che un rapporto di UN Watch accusava la relatrice di aver accettato finanziamenti per 20 mila dollari per i suoi viaggi da gruppi legati ad Hamas, in violazione delle regole di condotta delle Nazioni Unite. In seguito al rapporto la divisione per i diritti civili del Dipartimento di Giustizia aveva chiesto all’Onu, in una lettera, di «rimuovere immediatamente» Albanese dal suo incarico in quanto la sua condotta «aveva disonorato l’istituzione».

L’italiana: «Continuerò a fare quello che devo fare»
L’italiana è andata al contrattacco. Le sanzioni Usa, ha affermato, sono misure «calcolate per indebolire la mia missione. Continuerò a fare quello che devo fare. Sì, certo, sarà impegnativo… Ci sto mettendo tutto ciò che ho», ha detto durante una visita a Lubiana. «Vogliono intimidire me, e chiunque cerchi di dire la verità sul genocidio in corso a Gaza, usando metodi che ricordano quelli adottati dalla mafia. Ma non ci riusciranno, perché io continuerò a fare il mio lavoro con la schiena dritta, chiedendo il coinvolgimento della Corte penale internazionale. Il premier israeliano Netanyahu deve essere giudicato all’Aia», ha aggiunto in un’intervista a Repubblica. Albanese ha ricevuto la notizia delle sanzioni mentre viaggiava verso Srebrenica: «Sto andando a commemorare le vittime di quel genocidio, nella speranza che diventi una lezione per impedire di ripeterlo – ha affermato -. Non voglio commentare su questo, però vorrei parlare del fatto che sono state ammazzate 60mila persone a Gaza, fra cui 18mila bambini. La notizia non sono io, ma il tentativo di silenziare le denunce di genocidio. Questa è solo l’ultima mossa disgraziata degli Stati Uniti dopo il mio ultimo rapporto».

Ue: rammarico per sanzioni Usa contro Albanese
«L’Ue sostiene fermamente il sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite e si rammarica profondamente della decisione di imporre sanzioni a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati». Lo ha detto il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri Anouar El Anouni durante il briefing quotidiano alla stampa. «L’Ue – ha aggiunto – continua a sostenere gli sforzi volti a intraprendere indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, comprese quelle che potrebbero configurarsi come crimini internazionali».

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