
Il leader del Movimento prende tempo sui casi giudiziari che hanno coinvolto Sala a Milano e Ricci a Pesaro
«Nulla è deciso». Dal quartier generale del M5S in via Campo Marzio, a Roma, il messaggio è chiaro: proviamo a congelare questa crisi, poi si vedrà. Ma più che le potenziali vittorie alle Regionali, per il leader Giuseppe Conte è altrettanto centrale salvaguardare «etica e trasparenza» della politica, cardini del Movimento. Per questo — visto che lo scandalo urbanistica su Milano riguarda una giunta retta dal Pd e che il candidato nelle Marche è Matteo Ricci, pure lui dem — ha dato disposizioni precise: bocche cucite e incontri pubblici cancellati, fino a quando i contorni della bufera giudiziaria non saranno più definiti.
Ciò significa che il silenzio potrebbe proseguire fino al 30 luglio, quando Ricci, eurodeputato del Pd e aspirante governatore sostenuto dal «campo largo», sarà interrogato dai pm che lo accusano di corruzione per fatti risalenti a quando era sindaco di Pesaro. Conte, che con Ricci si è sentito martedì in una telefonata durante la quale è stato informato dell’indagine dal candidato, ha subito voluto mettere un punto, dicendo non a caso: «Ricci? Chiarisca presto con i magistrati», precisando poi che se vi fossero prove di una «condotta disonesta», ciò «sarebbe incompatibile con i nostri principi e i nostri valori».
Da qui la decisione di non esporsi ulteriormente. Del resto, anche la medesima leader alleata Elly Schlein ha preferito mandare avanti il suo funzionario Igor Taruffi. Ieri l’ex premier ha discusso a lungo della strategia da tenere in una lunga riunione con i vertici dei Cinque Stelle. Il quadro è però ancora troppo incerto per prendere decisioni «perché c’è in gioco tutto il progetto del “campo largo”», è la sintesi del ragionamento. Di certo, se Ricci si fosse ritirato come aveva comunicato a caldo, sarebbe stato tutto un altro film e l’urgenza sarebbe stata quella di cercare un nuovo candidato.
Si vota il 28 e 29 settembre: il tempo stringe e cambiare cavallo appare inverosimile. Quest’ultima settimana di luglio, con l’accordo blindato sulle Marche, al M5S sarebbe dovuta servire a concentrarsi sulle altre partite da chiudere: Campania, dove è quasi fatta su Roberto Fico; Toscana, per la faticosa intesa sull’uscente dem Eugenio Giani; e Puglia, dove però il braccio di ferro su Antonio Decaro è tutto in casa del Partito democratico. Nelle aspirazioni sia di Conte sia di Schlein, dato il Veneto come impossibile, c’era un solo risultato: vincere 4 a 1, con una potenziale conquista delle Marche, che sarebbe valsa come una Champions league.
Adesso, però, tra lo scandalo urbanistica a Milano e l’inchiesta su Ricci, più che al risultato finale, a Giuseppe Conte interessa gestire al meglio «un momento di grande complessità», perché è cruciale «tutelare l’identità di un Movimento che tiene alta l’asticella su etica e legalità», con la consapevolezza che questa partita sia centrale per «tenere insieme il rapporto con gli alleati». Tradotto: su onestà e trasparenza continueremo a essere intransigenti. Anche perché il prossimo 6 agosto l’ex premier è atteso dal voto online dei 99.274 iscritti, che dovrebbero rivotarlo senza grandi problemi come leader, visto che non avrà avversari. Un passaggio comunque delicato, visto che la «base» dei Cinque Stelle si è piuttosto accesa dopo le bufere su Milano e Marche.