Destinate ad aumentare le importazioni di riso americano. Nikkei in forte rialzo. Secondo la stampa nipponica il premier Ishiba si dimetterà a breve

Dopo mesi di intensi negoziati, Stati Uniti e Giappone hanno siglato nella notte un accordo commerciale che taglia drasticamente dal 25 al 15% le tariffe volute dal presidente americano Donald Trump contro il proprio principale alleato asiatic0. Nell’accordo è incluso anche il settore dell’automotive, che da solo vale un quarto dell’export nipponico verso gli Usa ed uno dei principali driver del suplus commerciale giapponese verso gli Stati Uniti.
In cambio, Tokyo ha annunciato che finanzierà investimenti negli Stati Uniti fino a un massimo 550 miliardi di dollari. Illustrando i contenuti dell’accordo, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha spiegato che «il pacchetto include prestiti e garanzie da parte di istituzioni affiliate al nostro governo per consentire alle aziende giapponesi di costruire catene di approvvigionamento resilienti in settori chiave come i prodotti farmaceutici e i semiconduttori».

Il nodo del riso

In cambio della riduzione dei dazi applicati al settore auto e minacciati sul tutto il resto dell’export giapponese, ci sarà un aumento delle importazioni di prodotti agricoli americani. Tokyo importerà più riso dagli Stati Uniti, ma all’interno della quota esente da dazi già esistente, ha dichiarato mercoledì Ishiba.
In base alle regole stabilite nel 1995 in sede Wto, il Giappone importa circa 770mila tonnellate di riso ogni anno senza dazi doganali. Nell’ultimo anno fiscale, gli Stati Uniti hanno rappresentato il 45% del totale.
Il riso è stato per settimane una delle questioni più difficili da risolvere tra i negoziatori dei due Paesi, anche perché il Liberal Democratic Party di Ishiba ha nelle regioni rurali del Giappone le sue tradizionali costituency elettorali e un cedimento, anche solo simbolico, prima delle elezioni di domenica scorsa sarebbe probabilmente costato caro.
Date le minacce unilaterali di dazi da parte di Trump, l’accordo è «un risultato migliore» delle attese per il Giappone, spiega Kristina Clifton, senior economist presso la Commonwealth Bank of Australia a Sydney. «Con un’aliquota tariffaria del 15%, mi aspetto che l’economia giapponese eviti la recessione», spiega Kazutaka Maeda, economista del Meiji Yasuda Research Institute.

Ishiba verso le dimissioni
Non a caso la notizia dell’accordo è stata accolta con entusiasmo dagli investitori. Il Nikkei 225 di Tokyo ha chiuso in rialzo del 3,51% nonostante le voci sempre più insistenti di dimissioni del premier Ishiba in seguito alla sconfitta elettorale di pochi giorni fa che ha lasciato la coalizione di governo senza una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Lo Yomiuri Shimbun scrive che Ishiba annuncerà la sua uscita di scena entro la fine del mese, mentre secondo altri media giapponesi, l’addio avverrà ad agosto.
La risoluzione della questione dei dazi sembra pesare molto più dell’instabilità politica sul sentiment degli investitori. «Dopo settimane di incertezza, imprese e mercati hanno finalmente più visibilità», spiega Rajeev de Mello, portfolio manager di Gama Asset Management.

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A.N.D.E.
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