tecnologia donna

Solo una percentuale intorno al 10% della popolazione è al momento in grado di porre per iscritto domande corrette all’AI, che è l’unico modo per ricevere risposte pertinenti e utili

La provocazione: non è che siamo troppo stupidi per l’Intelligenza artificiale generativa?
La realtà: l’AI generativa non è ancora (abbastanza intelligente e) fruibile da tutti e tutte.
Il motivo è presto detto e quantificato da Jakob Nielsen, co-fondatore della società di consulenza americana Nielsen Norman Group: secondo la sua stima, in zone del mondo come gli Stati Uniti, il Nord Europa e l’Asia orientale, solo una percentuale intorno al 10% della popolazione è al momento in grado di porre per iscritto domande corrette all’AI, che è l’unico modo per ricevere risposte pertinenti e utili.
La percentuale è stata desunta partendo dagli studi sulla capacità delle persone di comprendere i testi, tenendo conto che articolare un quesito di proprio pugno può essere anche più difficile. O richiedere un tempo considerevole o eccessivo rispetto al risultato che si può o vuole ottenere.
Non a caso, sono sempre più richiesti i «prompt engineer», gli esperti nella scrittura di testi per l’AI in ambito professionale, fa notare Nielsen: vuol dire che anche sul lavoro in molti e molte hanno difficoltà con l’interfaccia utente basata su prompt.
Insomma, nonostante i vari ChatGpt o Gemini ci accolgano con toni e design apparentemente non così diversi dai social media, per essere davvero accessibili allo stesso numero di persone dovranno evolversi. Diventare più aperti, semplici, inclusivi. Siamo solo all’inizio, e la democratizzazione dell’AI passa anche da qui.

A.N.D.E.
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.