
Non funziona se resta monco sia di informazione per chi lo deve indossare, sia di formazione per chi ne deve controllare gli avvisi
Il paracadute è una bella sicurezza, ma, se sull’aereo lo si butta in mano al passeggero senza istruzioni d’uso e senza che a terra ci sia poi chi dia assistenza, non evita ci si sfracelli. Stesso rischio corre il braccialetto elettronico se resta monco sia di informazione per chi lo deve indossare, sia di formazione per chi ne deve controllare gli avvisi.
A Torino l’ergastolo è stato inflitto al maltrattante che — inibito dai giudici dall’avvicinare la madre dei suoi figli, ma da lei ammesso di nuovo in casa come spesso capita in questi rapporti malati — il 23 settembre 2024 l’ha uccisa senza che gli abbinati sensori di lui e lei lo evitassero. C’è chi si schiera col pm e presidente Anm Cesare Parodi («il braccialetto va ricaricato come un cellulare, qui non lo è stato né dall’imputato né dalla donna»), e chi con le associazioni insorte («inaccettabile dare ancora una volta la colpa alla donna sostenendo sia stata lei a sbagliare»). Ma il punto è un altro.
Se un braccialetto si sta per scaricare, genera avvisi di esaurimento batteria; quando si spegne, emette segnali di «shutdown»; e quando va in «shutdown», ogni 70 minuti genera un segnale di «missing status check», cioè di dispositivo non raggiungibile. Dal 19 agosto al 23 settembre il tracciatore dell’uomo generò allarmi «missing» tutti i giorni ogni 70 minuti, idem quello della donna.<
In altri Paesi la donna riceve spiegazioni su come funziona e come va manutenuto il sensore anti avvicinamento; chi è deputato ai controlli è istruito da protocolli di condotta; il monitoraggio degli allarmi è separato dall’intervento delle polizie, affidato a società esterne o tenuto nell’alveo pubblico ma sempre con operatori formati per contattare le persone, avvisarle che la batteria sta per scaricarsi, spiegare cosa fare, testare lo stato psichico dell’interlocutore, decidere se allertare le polizie. Senza una rete intorno, resta solo un pezzo di plastica. Che, per paradosso, dà alla vittima una falsa percezione di sicurezza, e all’aggressore nessun concreto freno.