Fonte: Corriere della Sera

Il paradosso: siamo secondi solo ai tedeschi per numero di assegnazioni, ma i centri in cui si svolgono i programmi sono tutti fuori dall’Italia

I ricercatori francesi hanno organizzato una marcia di protesta in bicicletta verso Parigi. E con lo slogan “Science en marche” contestano il taglio del 10 per cento dei loro programmi attuato dal governo. Se gli scienziati d’Oltralpe si lamentano che cosa dovrebbero fare i nostri che, in silenzio, subiscono una continua privazione di risorse adeguate ? Una privazione ben superiore a quella dei loro colleghi in Francia dove alla ricerca si dedica una percentuale doppia del prodotto interno lordo rispetto a quella investita nella Penisola, sempre intorno all’1 per cento. E nonostante cambino i governi, l’atteggiamento non cambia. Questo ci colloca al 32mo posto su 37 dei Paesi dell’Ocse per gli investimenti nelle università. Eppure le capacità e i risultati emergono di continuo. All’inizio di quest’anno dei 312 Consolidator Grants assegnati dall’European Research Council 46 sono stati vinti da ricercatori italiani: un record, visto che erano solo due in meno rispetto a quelli ottenuti dai tedeschi. Gli stessi francesi e inglesi si erano attestati ad un livello più basso. La maggior parte dei nostri ricercatori e dei fondi a loro assegnati (50 milioni contro 20) nell’occasione andranno però a centri stranieri dove i nostri scienziati svolgeranno il programma stabilito. Si continua a parlare (molto sommessamente) dell’ipotesi di riforma degli enti di ricerca ma i piani del governo persistono in un distacco che promette poco di buono.

A.N.D.E.
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.