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Caso Pfizer, Ursula contro «gli apologeti di Putin». Giovedì la mozione di sfiducia del Parlamento Ue: Fratelli d’Italia non vota, S&D verso l’astensione
Mentre a Bruxelles si aspettava l’arrivo della lettera (non pervenuta) di Donald Trump sui dazi, per avvicinarsi alla chiusura del negoziato con gli Usa, a Strasburgo in plenaria andava in scena il «processo» alla presidente Ursula von der Leyen e alla Commissione, ovvero ildibattito sulla mozione di sfiducia presentata da un parlamentare dell’Ecr, il romeno Gheorghe Piperea, che sarà votata giovedì, e che prendeva le mosse dal Pfizergate. «Non possiamo permettere agli estremisti di riscrivere la storia», ha detto in Aula von der Leyen, che al termine del suo intervento ha ricordato che «quando la Commissione si siederà con gli Stati Uniti per negoziare su commercio e tariffe, l’Europa dovrà dare prova di forza», come sul futuro dell’Ucraina e nel confronto con la Cina.
Il voto
Salvo un clamoroso colpo di scena, la mozione non passerà perché la «maggioranza Ursula», formata da popolari, socialisti e liberali più i verdi voterà contro anche se a dibattito chiuso fonti dell’S&D, dopo un’intensa riunione di gruppo privata, hanno fatto sapere di stare valutando l’astensione e che «il loro sostegno non è garantito» e «si aspettano dei segnali nelle prossime 48 ore» da parte di von der Leyen sulla tenuta della piattaforma europeista che l’ha sostenuta. Una nutrita parte del gruppo socialista ha richiesto di prendere una posizione dura contro la presidente. Tuttavia, l’astensione non conta come voto espresso quindi non mette a rischio il risultato finale per il quale servono i due terzi dei voti espressi a favore della mozione di sfiducia e la maggioranza assoluta dei componenti.
Una parte dell’Ecr si esprimerà a favore, ma non Fratelli d’Italia, come ha spiegato in Aula il copresidente del gruppo Nicola Procaccini, che ha detto che voterà contro «per difendere il lavoro dell’ex copresidente del’Ecr e attuale vicepresidente della Commissione europea, l’italiano Raffaele Fitto». Voterà la sfiducia, invece, il M5S, a differenza del gruppo The Left, saldandosi con la Lega e gli altri partiti che fanno parte dei Patrioti, tra cui il francese Rassemblement National e l’ungherese Fidesz, e del gruppo Europa delle nazioni sovrane di cui fa pare la tedesca Afd. La presidente von der Leyen si è difesa punto per punto dagli «estremisti» complottisti «apologeti di Putin» che hanno presentato la mozione di sfiducia, da lei definita «un rozzo tentativo di creare una spaccatura tra le nostre istituzioni, tra le forze pro-europee e pro-democratiche di quest’Aula».
Le tensioni
In realtà, la mossa dell’estrema destra ha consentito una resa dei conti pubblica tra il Ppe e gli altri gruppi della «maggioranza Ursula». Il capogruppo dei popolari Manfred Weber, forte del risultato elettorale di un anno fa e in mancanza di una maggioranza alternativa di centrosinistra come nella scorsa legislatura che lo condizioni, ha votato all’occorrenza con la destra e l’estrema destra dando vita alla cosiddetta «maggioranza Venezuela», cercando così di portare avanti il proprio programma, a partire dal Green Deal, a prescindere da socialisti e liberali. «Questa mozione è il risultato diretto della vostra strategia» di dialogare con i gruppi della destra, ha attaccato la leader socialista Iratxe García Pérez. La leader dei liberali Valerie Hayer ha avvertito von der Leyen «che nulla può essere dato per scontato. Riporti l’ordine nella sua famiglia politica», è l’invito. Weber gioca con i numeri per difendersi: «In circa il 3% di tutti i voti finali il Ppe ha vinto con il sostegno dell’Ecr e dei Patrioti, ma abbiamo avuto più del 7% dei voti finali in cui i socialisti hanno vinto con i Patrioti, contro il Ppe». Ma alla fine è il Ppe che sta imponendo la linea.