Fonte: Corriere della Sera

di Ernesto Galli della Loggia

Come mai ogni mattina radio e televisione — cioè proprio i media elettronici considerati da tutti come i sicuri vincitori della contesa con la carta — vivono in pratica, se così si può dire, a ricasco della carta stampata?


Che i giornali di carta siano destinati a scomparire e forse vero ma forse no. Sta di fatto che secondo gli ultimi dati il New York Timespuò oggi mettere in campo qualcosa come un milione di abbonati all’edizione cartacea. Ed è vero che all’edizione on-line gli abbonati salgono alla fantastica cifra di 3,3 milioni, ma questo successo è possibile, secondo gli analisti, perché in questo caso dietro l’on-line c’è il marchio prestigioso del giornale di carta. Infatti tutte le altre testate Usa solo on-line tipo BuzzFeed battono la fiacca anche dal punto di vista della pubblicità.
Venendo all’Italia mi pare utile farsi comunque qualche domanda. Una soprattutto: come mai ogni mattina per ore ed ore (ma anche nel pomeriggio e la sera le cose non cambiano molto), in qualunque trasmissione, radio e televisione — cioè proprio i media elettronici considerati da tutti come i sicuri vincitori della contesa con la carta — vivono in pratica, se così si può dire, a ricasco dei giornali? Ne citano e riassumono gli articoli, li commentano, ne intervistano gli autori, ne discutono gli editoriali, traggono spunto dalle loro notizie per i propri programmi?
E come mai, stando a quanto si vede, se non ci fossero i giornalisti e i commentatori della carta stampata sarebbe difficile organizzare anche uno solo dei cinque o sei talk show televisivi che vanno in onda ogni sera oltre a non poche altre trasmissioni? Forse è questione di format e di tradizione: in genere i programmi radio-tv, infatti — a cominciare dai notiziari ma perlopiù anche i talk — non amano presentarsi con un proprio specifico punto di vista preferendo piuttosto apparire «neutrali». Ma se la neutralità è indispensabile per assicurare la completezza delle notizie, l’informazione è fatta anche di opinioni, e queste naturalmente neutrali non possono essere. Per questo forse giornali e giornalisti hanno ancora un futuro davanti a sé.

A.N.D.E.
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