Secondo diversi osservatori, oltre all’inflazione e all’impossibilità di chiudere un accordo commerciale con gli Stati Uniti, il Liberal Democratic Party ha scontato il suo spostamento verso il centro dopo la fine della lunga leadership di Shinzo Abe
In parte perché le sfide che lo attendono – un’inflazione da shock esterni e un difficile negoziato commerciale con gli Stati Uniti – sono complesse. In parte perché da ieri Ishiba non è più padrone del suo destino politico. Per governare dovrà chiedere i voti dell’opposizione ancora più spesso di quanto non abbia fatto da ottobre, quando ha perso malamente delle elezioni anticipate indette per consolidare il proprio potere.
Senza contare che in qualsiasi momento potrebbe essere sfiduciato dall’opposizione: sia quella parlamentare, che non pare intenzionata a entrare a far parte della coalizione di governo e potrebbe aspettare il momento giusto per sfiduciarlo e andare a elezioni anticipate; sia quella interna al Liberal Democratic Party (Ldp) dello stesso Ishiba, uno schieramento con una lunga tradizione fratricida che ieri, per bocca di un leader di lungo corso come Taro Aso, ha avviato l’opera di smarcamento da un leader sempre più zoppicante.
Un quadro precario che è il prodotto della sconfitta di domenica 20 luglio. Il Liberal Democratic Party di Ishiba è passato da 52 a 39 seggi, mentre Komeito, il junior partner della coalizione, è sceso da 14 a 8. In tutto 47 parlamentari, tre in meno dei 50 che lo stesso Ishiba si era prefissato come obiettivo minimo e che gli avrebbero consentito di mantenere una risicata maggioranza alla Camera alta.
Gli effetti dello spostamento al centro
Secondo diversi osservatori, oltre all’inflazione e all’impossibilità di chiudere un accordo commerciale con gli Stati Uniti, il partito di Ishiba ha scontato il suo spostamento verso il centro dopo la fine della lunga leadership di Shinzo Abe. Lasciare scoperto il fianco destro ha causato un travaso di voti verso i conservatori “tradizionali” del Democratic Party for the People, passati da 4 a 17 seggi, e verso i populisti di destra di Sanseito, saliti da 1 a 14.
Il partito fondato su YouTube dal 47enne Sohei Kamiya è stato il grande protagonista della campagna elettorale e potrebbe giocare un ruolo centrale anche nella prossima stagione politica, visto che è l’unico schieramento che, per il momento, non ha escluso di poter soccorrere il governo sui temi che gli sono cari, come l’immigrazione e una generica difesa degli stakeholder rispetto agli interessi degli azionisti.
«Rispetto ai suoi corrispettivi europei, Sanseito ha alcune peculiarità», spiega il direttore dell’Institute for Geoeconomics Kazuto Suzuki. «Per esempio, pur volendo mettere dei paletti a ciò che uno straniero può fare nel Paese – spiega – non si è mai presentato come apertamente xenofobo, fermandosi sempre un attimo prima». L’altra specificità riguarda i suoi bacini elettorali. «Sanseito – spiega Michito Tsuruoka della Keio University – raccoglie il grosso dei consensi nei grandi centri urbani come Tokyo e Osaka e non nelle province, come invece fanno i populisti nel resto del mondo».
La reazione composta della Borsa di Tokyo
Con la Borsa di Tokyo chiusa per festività, ieri gli investitori hanno reagito in maniera composta alla sconfitta di Ishiba. In parte perché negli ultimi giorni i mercati obbligazionari avevano già “prezzato” la prospettiva di un incremento della spesa pubblica portato dal maggiore potere negoziale dei partiti di opposizione. In parte perché la coalizione di governo ha rimediato una sconfitta meno pesante di quella annunciata dagli exit poll di domenica e Ishiba non si è dimesso. Lo yen è rimasto tutto sommato stabile.
Gli occhi degli investitori sono ora puntati sul vice governatore della Bank of Japan Shinichi Uchida che domani potrebbe dare indicazioni sui tempi delle prossime scelte di politica monetaria. Secondo Roberto Mialich, Global FX Strategist di UniCredit, l’atteso rialzo di un quarto di punto dei tassi d’interesse, così da sostenere lo yen e calmierare in parte l’inflazione, potrebbe arrivare a ottobre o, al più tardi, a dicembre.