Lo scontro tra l’uomo più ricco del mondo e il più potente, Elon Musk e Donald Trump, via X e Truth, le due piattaforme che controllano, ci riporta al passato
Odio e amore: nonostante ne parlino spesso male, sembra irresistibile l’attrazione che i magnati e i potenti provano per l’informazione. E non da oggi: lo scontro tra l’uomo più ricco del mondo e il più potente, Elon Musk e Donald Trump, via X e Truth, le due piattaforme che controllano, ci riporta al passato.
Quello di William Randolph Hearst e il suo discusso «New York Journal». Quando alla fine dell’Ottocento il suo corrispondente – inviato a seguire a Cuba il conflitto con la Spagna – mandò un cablogramma con su scritto che non c’era nessuna guerra si vide rispondere: «Rimani, tu fornisci le immagini, io fornirò la guerra». Una sfrontatezza che non lo aiutò nelle sue ambizioni politiche anche se lo porterà ad essere preso a modello per «Quarto Potere» di Orson Welles.
Meno noto è che anche Henry Ford si impegnò nell’editoria con esiti infelici: attraverso il suo Dearborn Indipendent diffuse campagne denigratorie contro gli ebrei, ricevendo il plauso dei nazisti. Dearborn è la città dove Ford morì e dove si trova l’omonimo museo, anche se non c’è più traccia di questo giornale che raggiunse, grazie a un sistema che costringeva i concessionari Ford a prenderlo, quasi un milione di copie.
D’altra parte lo stesso Jeff Bezos – prima di scivolare in campagna elettorale con la censura della vignetta di Ann Telnaes che poi ha vinto il Pulitzer – aveva festeggiato i suoi miliardi con l’acquisto del Washington Post, quello del Watergate, capace di cacciare un presidente dalla Casa Bianca. In passato. Anche Joseph Pulitzer stampava tabloid scandalistici prima di convertirsi, più o meno ciò che fecero gli usurai Scrovegni affidando la loro memoria (e l’anima) alla Cappella del Giotto. Ma la differenza oggi è che Trump e Musk sono proprietari, editori ed editorialisti unici dei propri giornali, «X Post» e «Truth Times». Sanno di essere la notizia. E usano questo potere per plasmare l’informazione a propria immagine e propaganda.