
È sempre meno in grado di fornire competenze adeguate alle esigenze del mercato del lavoro
Appena sopra il sei. Gli italiani promuovono il sistema scolastico con una sufficienza risicata (voto medio 6,4), indicandone come problemi principali i programmi di studio obsoleti e troppo teorici, la scarsa motivazione dei docenti, l’edilizia scolastica, la carenza di docenti, le dotazioni tecnologiche inadeguate, la scarsa preparazione dei docenti. Lo ritengono, inoltre, ancora incapace di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione e ne evidenziano le differenze qualitative tra le diverse aree del Paese e tra grandi città e provincia. Sono questi, in sintesi, i principali elementi che emergono dal report FragilItalia “Il sistema scolastico italiano”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione (800 casi di 18 anni e oltre), per testarne le opinioni sul tema.
La scuola italiana supera di poco la sufficienza
La valutazione media complessiva del sistema scolastico italiano, dunque, si attesta ad un valore di poco superiore alla sufficienza (voto 6,4, in leggerissimo miglioramento rispetto al 6,3 rilevato lo scorso anno), con variazioni relative ai diversi livelli di istruzione. Il voto più alto va all’Università (6,8, anch’esso in crescita di un decimale rispetto al 6,7 dello scorso anno), che si accompagna ad una sempre maggiore famigliarità e propensione anche verso nuovi strumenti di alta formazione, come le università digitali, peraltro connesse a una generale maggiore fiducia verso la formazione pubblica.
Il voto più basso alle scuole medie
Il giudizio sulle università è seguito a ruota dalla scuola dell’infanzia (6,6, con due decimali in più), dagli asili nido e dalla scuola primaria (entrambi con 6,5, con una valutazione in miglioramento di tre decimali per gli asili nido e di un decimale per la primaria) e dalle scuole superiori (6,1). Il voto più basso, un 6, va alle scuole medie. Le critiche più forti provengono dal ceto popolare, con il 47% degli intervistati che, ad esempio, esprime una valutazione di insufficienza per le scuole medie e il 42% per le superiori.
I punti deboli
Le principali carenze della scuola, peraltro sotto il segno di un complessivo peggioramento di valutazione rispetto a quanto rilevato lo scorso anno, vengono riscontrate nei programmi di studio obsoleti e troppo teorici (49%, con punte del 55% tra gli under 30, nel Nord Ovest e nel ceto popolare, in crescita di ben 5 punti percentuali), nella scarsa motivazione dei docenti (45%, con 1 punto percentuale in più), nell’edilizia scolastica (44%, 3 punti in più), nella carenza di docenti (36%, 1 punto in più), nelle dotazioni tecnologiche inadeguate (stabile al 36%). Cala invece di 2 punti, dal 36% al 34%, la quota di chi lamenta la scarsa preparazione dei docenti.
Scuola sempre meno in grado di fornire competenze adeguate alle esigenze del mercato del lavoro
I giudizi critici si estendono anche alla capacità del sistema scolastico di fornire competenze adeguate alle richieste di un mercato del lavoro in evoluzione, anche in questo caso con un significativo peggioramento complessivo della percezione. Infatti, rispetto alla precedente rilevazione, diminuiscono sensibilmente le valutazioni positive. In particolare, le competenze linguistiche fornite dal nostro sistema di istruzione vengono ritenute adeguate dal 45% (-3 punti percentuali; con una punta del 59% tra gli under 30), mentre i principali ostacoli al loro sviluppo vengono indicati nell’obsolescenza dei programmi didattici (34%, 6 punti in più), nella scarsa preparazione dei docenti (28%, ma in calo di 1 punto) e nella dispersione dei programmi di studio (25%, 9 punti in più). Giudizi ancora più pesanti per quanto riguarda le competenze digitali e quelle green. Le competenze digitali vengono giudicate adeguate dal 40% (6 punti in più sull’anno scorso), e i principali ostacoli al loro sviluppo sono riscontrati nella carenza dei laboratori (42%, ben 18 punti in più sullo scorso anno), nell’obsolescenza dei programmi didattici (33%, + 5 punti), nella scarsa preparazione dei docenti (32%, + 2 punti) e nell’inadeguatezza delle strutture (31%, con ben 16 punti in più). Le competenze green sono quelle che registrano la più alta insoddisfazione: solo 1 intervistato su 4 (il 26%, con un calo di 7 punti percentuali) le ritiene adeguate, indicando i principali ostacoli al loro sviluppo nella scarsa preparazione dei docenti (con una percentuale stabile al 32%), nell’obsolescenza dei programmi didattici (stabile al 28%) e nello scarso interesse dei docenti (al 27%, in aumento di 5 punti).
«È urgente mettere al centro della politica nazionale un grande piano per istruzione-formazione-lavoro, capace di fornire competenze adeguate alle richieste del mercato del lavoro, garantendo un futuro di competitività e crescita per imprese e Paese», sottolinea Simone Gamberini, presidente di Legacoop.
Al Nord gli istituti migliori, eccellenze soprattutto nelle grandi città
Netta la valutazione sulla qualità del sistema scolastico in relazione ai diversi contesti geografici. Per il 62% degli intervistati (1 punto in meno sulla precedente rilevazione) le scuole migliori sono al Nord, mentre solo il 5% (anche qui 1 punto in meno) si esprime a favore delle scuole del Sud. Per il 33% (2 punti in più) non ci sono differenze legate alla collocazione geografica. Inoltre, per il 38% (2 punti in meno) le scuole migliori sono nelle grandi città, mentre il 22% (in crescita di 2 punti) opta per la provincia. Il 40% ritiene che non ci siano differenze.
Promossi i laboratori con corsi di musica e altre forme artistiche
L’indagine contiene anche un focus sui servizi a sostegno dei genitori che riscuotono il maggior interesse. Al primo posto si collocano i laboratori per i ragazzi con corsi di musica, disegno e altre forme di attività artistica (80%, 4 punti in più rispetto alla rilevazione dello scorso anno), seguiti da un sistema per garantire ai figli ripetizioni e sostegno scolastico a prezzi adeguati (72%, ma in calo di 6 punti), da progetti a sostegno della genitorialità (stabile al 71%), da spazi per l’incontro e il gioco tra genitori e figli (70%, -3 punti). Da rilevare che, pur continuando ad esservi una preferenza per le imprese private di capitali nella fornitura dei servizi alla genitorialità, aumenta la quota di genitori che vorrebbe che tali servizi venissero erogati da imprese cooperative. In particolare, aumenta di 9 punti percentuali (al 36%) la quota di chi vorrebbe che fossero gestiti da cooperative i progetti a sostegno della genitorialità e di 8 punti quella di chi affiderebbe a imprese cooperative la gestione di spazi per l’incontro e il gioco tra genitori e figli (39%) e quella di laboratori con corsi di musica, disegno e altre attività artistiche (37%).