Il modello e le regole: l’interventismo pubblico si è trasformato nell’azione di uno Stato occhiuto e regolatore

«E’al tramonto che la civetta di Minerva spicca il suo volo». è questa una metafora che pare oggi applicabile all’UE, con il buio che viene da est, con la guerra in Ucraina, e da ovest, con una guerra commerciale fatta con dazi e tariffe, ma anche con un volo che oggi per l’UE può simbolizzare il suo farsi tout court Europa. Un volo che è iniziato l’11 luglio a North-Wood, con l’accordo tra Francia e Regno Unito sullo scudo atomico europeo, un accordo che supera con un solo colpo il gollismo e la Brexit.
Un accordo, e questa è un’ipotesi fatta da chi scrive, che potrebbe essere esteso al voto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove Inghilterra e Francia hanno finora avuto un loro proprio autonomo potere di veto. Un voto che, coordinato con l’UE, potrebbe invece rappresentare e non solo simbolicamente la presenza dell’Europa sulla scena internazionale.
E tuttavia tutto questo non basta per il volo dell’Europa. Non basta perché l’Europa è ancora follemente appesantita da una zavorra che essa stessa si è creata negli ultimi trenta anni e che essa stessa continua imperterrita a produrre. 10 luglio 2025, Regolamento (UE) 2025/1337, Commissione Europea, modifica dell’allegato III del regolamento (CE) n.133/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda: «l’uso del polivinilpolipirrodilone (E1202) come supporto nelle compresse di colorante per la colorazione decorativa dei gusci delle uova di pollame». A proposito di volo!
Mentre a partire da quest’anno a Bruxelles si dibatte sulla «competitività europea», questa una parola magica tratta dal fallimentare vocabolario del mercatismo, sempre a Bruxelles si continua a tessere una tela che ad oggi da’ corpo ad una soffocante coltre normativa lunga 397 kilometri lineari. L’Europa è uscita dal Medioevo con la Rivoluzione del 1789, ma oggi sta nuovamente sprofondando in un suo nuovo postmoderno Medioevo. È stato con la Rivoluzione del 1789 che l’Europa si è liberata da quei «variopinti vincoli feudali» che per secoli ne avevano bloccato l’economia, vincoli a cui Marx nel suo «Manifesto», e non per caso, riservava struggente nostalgia. Origine della Rivoluzione, i «Cahiers de Doleances» prodotti dal «Terzo Stato» si concludevano invariabilmente con questa formula: «un re, una legge, un ruolo d’imposta». La stabilità politica, la certezza e la semplicità dei diritti e dei doveri erano sistematicamente richiesti come fattori essenziali per il progresso. Come il ferro e il carbone, un diritto moderno era richiesto perché considerato come un fattore essenziale per lo sviluppo. È stato così che, insieme con la Rivoluzione, è venuta la scoperta del diritto inteso come strumento per liberare il campo dalle macerie del Medioevo. È stato così che la forza del diritto si è consolidata nei grandi codici che hanno fatto la fortuna dell’Europa. È certo vero che nel corso del ‘900 è venuto lo Stato sociale, sviluppato per proteggere i deboli e per moderare il darwinismo sociale. Ma è anche vero che questo ha via via ossificato la società, l’impulso generale e benevolo dell’interventismo pubblico trasformato nell’azione di uno Stato occhiuto, regolatore, totalitario del quotidiano. Oggi Guglielmo Marconi finirebbe in prigione per violazione del codice della navigazione, con il panfilo l’Elettra trasformato senza autorizzazione in laboratorio scientifico; per evasione fiscale; fiscalmente qualificando l’Elettra come stabile organizzazione in Italia della Marconi International incorporata a Londra. E così via.

Infine è venuta l’Unione Europea
1992, 1994. Maastricht, Marrakech. Con il Trattato di Maastricht (1992) sono venuti tanto l’euro quanto un rigoroso apparato di regole sul mercato. L’illusione era che, l’UE, unificata in questo modo, diventasse un modello per il mondo. In realtà è stato l’opposto, quando con il WTO il mercato si è sviluppato su scala globale ignorando il modello europeo e così battendo un’Europa che, restando ferma, si stava e si sta autospiazzando.
In un mondo che non è più ordinato – ordinato si fa per dire – dal mercatismo, ma piuttosto dominato dalle politiche di potenza imposte dagli altri continenti, il continente europeo, se vuole volare, deve cambiare. È per questa ragione che, ferma la parte monetaria, la moneta è anzi una forza che può sostenere il volo dell’Europa, la parte economica del Trattato di Maastricht e di quanto ne è seguito deve essere radicalmente riformata tornando allo spirito delle origini quando nel 1957, nella sua profonda saggezza politica, Adenauer ebbe ad ammonire: «La foresta non può essere tanto fitta da impedire la visione dell’albero». È anche per questo che, al posto della parola competitività, per il volo dell’Europa oggi deve essere messa la parola libertà!

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