Il nuovo vocabolario della medicina: intelligenza artificiale, app per la salute e terapie digitali sono ora al centro delle strategie delle farmaceutiche

L’innovazione digitale sta rivoluzionando il mondo della salute, ma le imprese del settore Life Science si muovono in un contesto ancora incerto, dove la velocità del progresso tecnologico si scontra con la lentezza della regolazione. È questo il quadro che emerge dal nuovo report dell’Osservatorio Life Science Innovation del Politecnico di Milano, che accende i riflettori su priorità, ostacoli e prospettive del settore nel 2025. Il dato forse più emblematico? Il 69% delle aziende dell’ecosistema segnala la mancanza di un contesto normativo definito come principale ostacolo allo sviluppo delle Terapie digitali (DTx), soluzioni che il 65% delle imprese considera strategiche per il supporto ai pazienti, e il 58% per migliorare l’interazione con i professionisti sanitari. Una fotografia che rende ancora più rilevante la novità di pochi giorni fa: l’Italia ha finalmente adottato un testo base normativo per regolamentare le terapie digitali, primo passo verso l’integrazione strutturale delle DTx nel Ssn.

Le priorità dell’innovazione

Il report individua anche i principali trend di investimento delle aziende Life Science, guidati dall’Ai(90%), dai Real-World Data (62%) e dalle App per la salute e sensori clinici (48%). Le Terapie digitali si collocano in questa gerarchia come ambito prioritario per il 38% delle aziende, ma con una consapevolezza crescente del loro potenziale clinico e strategico. Tuttavia, solo una minoranza del campione (meno del 50%) si dichiara pronta a implementare efficacemente queste innovazioni: pesano la carenza di risorse, la mancanza di competenze digitali e, soprattutto, la complessità normativa, primo freno per il 46% degli intervistati.

 

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DTx: una svolta normativa attesa (e necessaria)

In questo scenario di domanda crescente di innovazione regolata, il testo adottato il 3 luglio dalla Commissione Affari Sociali della Camera segna un cambio di passo storico. La proposta di legge definisce giuridicamente le Terapie digitali come “interventi terapeutici mediati da software”, regola le modalità di certificazione, prescrizione ed erogazione nel Ssn e istituisce un Comitato nazionale di valutazione incaricato di guidarne l’inserimento nei Lea. Per entrare nei Livelli essenziali di assistenza, le DTx dovranno essere supportate da almeno due studi clinici con evidenze solide.

La voce del mercato: innovare sì, ma con metodo

Il Politecnico mette in luce anche le strategie aziendali per affrontare questa trasformazione. Oltre il 50% delle imprese ha istituito funzioni dedicate all’innovazione digitale, mentre un quarto ha attivato team specifici per seguire i singoli ambiti tecnologici. Tuttavia, solo il 38% delle aziende prevede un budget centralizzato per la digitalizzazione, segno di una governance ancora non strutturata.

Sul fronte delle competenze, la quasi totalità delle aziende ha avviato formazione interna sull’Ai (78%) e sui prompt (63%). Circa un terzo ha già organizzato corsi sulle DTx (33%) e sulle App per la salute (30%). Anche i professionisti sanitari mostrano crescente apertura: il 45% degli specialisti è pronto a prescrivere DTx, percentuale che sale al 60% tra coloro che conoscono le differenze tra queste soluzioni e le semplici App. Un dato che evidenzia quanto la formazione sia la vera chiave di accesso alle nuove terapie. Nel frattempo, il panorama internazionale delle DTx continua a crescere: nel 2025 si contano 112 terapie digitali attive, con prevalenza in salute mentale (35%), endocrinologia (22%), e neurologia (9%). Cresce l’interesse per modelli combinati (DTx + farmaco), ora al 37% del totale, a discapito delle soluzioni stand-alone. Ma le aspettative dei pazienti non sono ancora pienamente soddisfatte: se il monitoraggio dei progressi è ben coperto (64%), altre funzionalità cruciali, come la comunicazione con il medico (solo nel 46% delle DTx) o i promemoria per la terapia, restano parzialmente disattese.

In sintesi, la sanità digitale non è più un’opzione, ma una direzione obbligata. La cornice ora c’è, spetterà ai prossimi passaggi politici, tecnici e culturali riempirla di contenuti, cure e risultati.

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