Nel 2023 il 60% degli studenti dell’istruzione secondaria generale nell’Ue ha studiato due o più lingue straniere, ma in Italia i numeri restano bassi
È un’opportunità, ma non sempre viene colta. Soprattutto in Italia. Perché il numero di studenti che si dedicano all’apprendimento di più di una lingua straniera resta ridotto. A delineare il quadro nei Paesi dell’Unione europea è il recente rapporto Eurostat, secondo cui nel 2023 il 60,0% degli studenti dell’istruzione generale secondaria superiore ha studiato due o più lingue straniere come materie obbligatorie o opzionali.
Tuttavia, il tema del multilinguismo assume una connotazione particolare nel contesto iberico, dove convivono, oltre allo spagnolo, diverse lingue co-ufficiali: il catalano, il basco, il galiziano e il valenciano. Queste lingue sono parte integrante dei programmi scolastici delle comunità autonome in cui sono parlate, e spesso sono utilizzate come lingua veicolare d’insegnamento, a fianco o in sostituzione dello spagnolo.
Allo stesso tempo, la Spagna ha registrato un ampliamento delle esperienze di apprendimento in lingua straniera: nel 2022-2023, oltre 1,8 milioni di studenti hanno partecipato a programmi bilingui o in scuole straniere presenti nel territorio nazionale, con un incremento dell’uso dell’inglese come lingua veicolare.
A livello normativo, le recenti riforme – da LOGSE a LOMLOE – hanno progressivamente rafforzato le competenze plurilinguistiche, dando maggiore autonomia ai governi regionali e promuovendo approcci didattici più attivi e comunicativi.
Il docente aggiunge che «studiare una lingua diversa dall’inglese, come il tedesco, è diventato difficile, anche in scuole che un tempo lo proponevano in alternativa o in aggiunta. Si è così perso un pezzo importante della diversità linguistica e culturale».
Non meno rilevante è l’approccio dei giovani. «Sono curiosi, interessati alle lingue attraverso la musica, il cinema, il teatro, oggi anche i social. Vedono lo studio delle lingue come un passaporto per il mondo.