Papa Leone XIV (1)

La messa di inizio pontificato davanti a Mattarella e oltre 150 delegazioni da tutto il mondo. In piazza 200 mila fedeli: «Vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede sulla via dell’amore di Dio»

Leone XIV parla in italiano, come si conviene al vescovo di Roma, citando Agostino e Kierkegaard: «Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia». Sarà per questo che, a parte Sergio Mattarella — il presidente padroneggia la lingua ed è un uomo di buone letture —, i grandi della Terra tendono ad avere l’aria un po’ smarrita.
Ci sono più di centocinquanta delegazioni da ogni angolo del pianeta, in piazza San Pietro. Il vicepresidente americano JD Vance è seduto con la moglie accanto a Louis Prevost, il fratello del Papa, e guarda fisso davanti a sé. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aggrottano le ciglia. La ministra della Cultura russa, Olga Ljubimova, non è arrivata per «motivi tecnici legati all’incongruenza della rotta aerea», qualunque cosa voglia dire, ed è sostituita dall’ambasciatore Ivan Soltanovsky.

Il multilateralismo
Eppure l’immagine del 266esimo successore di Pietro che prega nella basilica davanti alla tomba del pescatore di Galilea, e poi esce a celebrare la messa di inizio del pontificato davanti a 200 mila fedeli che colmano lo spazio dentro e fuori il Colonnato del Bernini, riesce a essere molto chiara anche senza bisogno di rileggere le traduzioni dell’omelia fornite per l’occasione. Come nel giorno dei funerali di Francesco, in un mondo ridotto alla legge primitiva del più forte, San Pietro e Roma mostrano al mondo la possibilità di un’alternativa fondata sul dialogo e quella «diplomazia multilaterale» della quale papa Prevost parlava venerdì agli ambasciatori. Ieri il Papa ha ricevuto in udienza Zelensky, oggi parlerà con Vance. E quando nell’omelia invoca «una Chiesa unita», con accento agostiniano, lo fa perché sia «un segno di unità e di comunione che diventi fermento per un mondo riconciliato».

Un esempio per tutti, insomma: «In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla Ucraina e Gaza
Leone XIV è il Papa che la sera dell’8 maggio, dopo l’elezione, quando si è mostrato al mondo dalla Loggia delle benedizioni, ha detto per prima cosa: «La pace sia con tutti voi». I fedeli stanno imparando a conoscere il suo stile asciutto, tanto più efficace perché alieno da ogni enfasi. Al Regina Coeli, finita la messa, ricorda che «la martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura». Parla del Myanmar, «nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti». E scandisce, secco: «A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame».

Tra la gente
Prima della messa, ha salutato i fedeli compiendo un lungo giro tra la piazza e via della Conciliazione, su un’auto elettrica scoperta. Gesti affettuosi ma sobri, quasi timidi. Non è solo una questione di carattere. Nell’omelia che apre il suo pontificato spiega: «Se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate. Al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro».

La sobrietà
Anche la cerimonia è solenne ma sobria, lontana dalla «intronizzazione» finita con Paolo VI. Il cardinale Zenari consegna al Papa il pallio; il cardinale Tagle, l’Anello del Pescatore. Si leva un applauso, Leone XIV stringe le labbra per la commozione. Ricorda Francesco e «la tristezza che ha riempito il nostro cuore» alla sua morte. Quando dice d’essere Papa senza merito pensa ad Agostino, la dottrina della grazia: «Per amore del Tuo nome, non per merito mio».
Alla fine saluta paziente le autorità, le prime strette di mano sono per Mattarella e Giorgia Meloni. Abbraccia il fratello, come se tutto fosse come prima. Ma non lo è: «Ti cambia la vita», diceva un cardinale. La grazia. È Leone XIV, non più padre Prevost, che spiega ai fedeli: «Abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

A.N.D.E.
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.