Magi (+Europa): «Noi oscurati». È scontro sugli inviti all’astensione. Renzi (Iv): «Da Landini regalo a Meloni»
La data dei referendum si avvicina e il dibattito tra promotori e pro astensione è sempre più acceso. Ma la scadenza apre almeno altri due contese. La prima è la frattura interna al Pd, con l’area riformista a disagio davanti alla sconfessione da parte dell’attuale segretaria di provvedimenti — il Jobs act — che ha approvato e per questo viene provocatoriamente sollecitata dall’ex segretario Matteo Renzi a «un sussulto» a smarcarsi senza fare calcoli: «Invece temono di non essere messi in lista alle prossime elezioni», punge. La seconda è tra promotori e la Rai accusata di oscurare l’appuntamento col voto dell’8 e 9 giugno.
Il primo bersaglio dei pro voto è Ignazio La Russa per il suo annuncio di voler fare campagna per l’astensione. «È inqualificabile, non ha rispetto nemmeno per il ruolo che immeritatamente ricopre. Si comporta da ultima carica dello Stato non da seconda», il giudizio ultimativo di Riccardo Magi, segretario di +Europa e proponente del quesito che dimezza i tempi per chiedere la cittadinanza. Direttamente a Giorgia Meloni si rivolge Marco Sarracino, deputato e componente della segreteria del Pd: «Dopo La Russa e Tajani, anche il presidente Fedriga annuncia la sua astensione. Cosa ne pensa la presidente Meloni? Condivide? Si asterrà anche lei? Continuerà a nascondersi? Il suo silenzio è un segnale preoccupante».
L’astensione rivendicata come posizione da rappresentanti del governo e delle istituzioni fa ovviamente infuriare chi ha investito sul referendum per ragioni di merito e anche politiche. Renzi contesta sia le critiche sia la tattica: «Non andare al voto è legittimo e comprensibile, la polemica sull’astensione aiuta la destra — è l’opinione che il leader di Italia viva consegna ai microfoni di Sky Tg 24 —. Il referendum sul Jobs act è un errore della Cgil: Landini mette il Pd nella posizione di chiedere l’abrogazione delle riforme fatte dal Pd e fa un grande regalo a Meloni. Che se la ride». Ma è in generale che Renzi ritiene la strategia perdente perché mortifica l’area riformista. «Schlein — dice — ha spostato l’asse a sinistra, ma un’area riformista, una tenda che sia pronta ad accogliere non solo quelli più di sinistra ma anche quelli più riformisti, al Pd serve».
Dal fronte dei promotori, invece, oltre all’interrogazione in commissione Vigilanza, Magi promette battaglia legale contro la Rai che silenzierebbe i referendum: «Senza informazione vince l’astensione come vuole il governo. Stiamo preparando azioni legali contro questo oscuramento che il governo, con la Rai, sta operando. È intollerabile, ma noi non ci arrendiamo». Di «sabotaggio della democrazia» parla Angelo Bonelli di Avs.