In un contesto globale che vede l’emigrazione di cervelli, l’Italia ha l’opportunità di invertire questa tendenza, creando politiche attive di attrazione, incentivi fiscali e investimenti nelle infrastrutture di ricerca avanzata, diventando così un polo strategico per le biotecnologie

Le nuove politiche restrittive degli Stati Uniti hanno creato una frattura che potrebbe rivelarsi un’opportunità d’oro per l’Europa. In particolare, l’Italia potrebbe trarre un vantaggio competitivo nell’arena globale delle biotecnologie, proprio nel momento in cui molti ricercatori altamente qualificati cercano alternative ai limiti imposti dalla legislazione statunitense. Se da un lato Paesi come Francia e Germania si stanno già attivando con misure concrete per attrarre questi talenti, l’Italia ha avviato un tavolo di lavoro che potrebbe portare a una vera e propria riforma del settore biotech, trasformando la crisi in un’occasione per rilanciarsi.
Il “Tavolo di Lavoro Biotech”, recentemente istituito, ha raccolto proposte da istituzioni, università, e operatori privati per creare una strategia di sviluppo e internazionalizzazione del settore. Il gruppo di lavoro – costituito dal ministero degli Esteri d’intesa con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, il ministero della Università e della Ricerca, il ministero della Salute e Agenzia Ice – ha delineato misure specifiche per stimolare la crescita e attrarre investimenti esteri, puntando sulla valorizzazione delle imprese biotecnologiche italiane emergenti e sull’accesso al mercato globale. Questo piano, che si inserisce in un più ampio quadro di riforme economiche, mira a rendere l’Italia non solo un centro di ricerca d’avanguardia, ma anche un hub strategico per le biotecnologie.

La promozione internazionale
Uno degli aspetti fondamentali di questo piano riguarda la promozione internazionale del biotech italiano. Sono stati già fissati appuntamenti strategici per presentare il sistema biotech del Paese nelle principali fiere internazionali del settore (la seconda tappa del Montalcini global biotech tour, dopo Doha, sarà a Basilea il 5 maggio, in cui verrà presentato anche il Rapporto finale del Tavolo), con l’obiettivo di attrarre investimenti e rafforzare la posizione dell’Italia nei mercati esteri.
Ma l’Italia avrà un suo spazio anche in eventi di rilievo come la “Bio International Convention” negli Stati Uniti, che rappresenta una vetrina fondamentale per le innovazioni biotecnologiche a livello globale. A questi eventi, l’Italia non solo presenterà le migliori imprese scientifiche, ma offrirà anche occasioni di networking e collaborazioni internazionali.

Investire in ricerca e innovazione
Il Rapporto del Tavolo di Lavoro Biotech si focalizza sull’identificazione delle patologie di interesse nazionale, ovvero i “big killer” come l’oncologia, e sulle tecnologie emergenti come il gene editing o le terapie cellulari o a mRna. Definite queste priorità, il Tavolo ha istituito un Elenco Speciale di Imprese nazionali emergenti che sviluppano le nuove tecnologie per le patologie nazionali. Seguendo questa impostazione, le azioni promosse sono di due tipi: il Montalcini Global Biotech Tour e la proposta di creare incentivi fiscali e agevolazioni per le biotech italiane dell’Elenco Speciale.
«Queste misure, pensate per favorire lo sviluppo delle nostre imprese biotecnologiche, sono cruciali per attrarre investimenti e per stimolare la crescita di un settore che, pur avendo un grande potenziale, ha spesso sofferto della mancanza di capitali e di un supporto concreto per la fase iniziale di sviluppo – precisa Pierluigi Paracchi, coordinatore del Tavolo di Lavoro Biotech e Ceo di Genenta -. Gli incentivi fiscali includerebbero il rimborso del credito ricerca e sviluppo non compensato nell’anno. In parallelo, il Rapporto indica la direzione per le agenzie governative di investimento come Cdp ed Enea Tech e Biomedical, per intervenire con efficacia in un settore strategico: concertazione su pochi campioni nazionali che sviluppino tecnologie uniche, investimenti medi molto più alti in linea con i paesi leader di settore, e ruolo centrale della borsa italiana per evitare che le migliori società e tecnologie del Paese finiscano all’estero».
L’internazionalizzazione del biotech italiano passa, inoltre, attraverso una maggiore apertura e semplificazione burocratica. Il Tavolo di Lavoro ha proposto una riforma che semplifichi i processi di autorizzazione per le nuove imprese biotech, riducendo i tempi per l’ottenimento di licenze e finanziamenti, e creando un ambiente più favorevole per la creazione di nuove realtà imprenditoriali.

Le sinergie tra pubblico e privato
Un altro aspetto importante emerso dal Tavolo di Lavoro è la necessità di potenziare le sinergie tra il settore pubblico e quello privato. «Le università italiane dovranno collaborare più intensamente con le imprese biotech e con le agenzie governative di investimento per trasformare le scoperte accademiche in applicazioni industriali e per tenerle in Italia» sottolinea Paracchi.
Un altro contenuto del rapporto riguarda la creazione di un “Biotech Hub” italiano, destinato ad attrarre startup e imprese biotech da tutto il mondo. Questa piattaforma permetterebbe la condivisione di risorse e competenze, e consentirebbe alle biotech italiane di accedere più facilmente a finanziamenti internazionali, facendo leva sulle politiche fiscali favorevoli e su un ecosistema di ricerca in forte espansione.
Infine, le istituzioni italiane stanno lavorando a stretto contatto con il settore privato per sviluppare un ecosistema integrato che permetta di attrarre capitali, expertise e talenti da tutto il mondo. Le politiche di attrazione si concentrano su un ampio spettro di settori biotech, tra cui la biomedicina, la biotecnologia agricola, e la bioeconomia, che sono destinati a crescere nei prossimi anni.
«Queste proposte, se concretizzate, potrebbero trasformare l’Italia in uno dei principali protagonisti europei nel settore delle biotecnologie – conclude Paracchi – L’opportunità di attrarre ricercatori, investitori e startup dal resto del mondo è realistica, ma richiede una visone strategica governativa aggressiva». Il Tavolo di Lavoro Biotech rappresenta solo il primo passo di un processo che dovrà coinvolgere tutte le leve politiche e imprenditoriali del Paese. In questo scenario, l’Italia ha un compito fondamentale: capitalizzare sulle sue eccellenze accademiche e scientifiche, investendo in ricerca, semplificando le procedure burocratiche e rendendo il Paese un hub per il biotech globale. Tuttavia, il rientro dei cervelli non è l’unica sfida che il Paese deve affrontare: la vera questione riguarda la capacità di internazionalizzare il sistema biotech italiano e renderlo competitivo a livello globale. In questo contesto l’Italia, per diventare un player di riferimento, deve attivare iniziative concrete per rilanciare il settore e renderlo più attrattivo.

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A.N.D.E.
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