
Il vicepremier: sospendere il Patto di stabilità, limita gli investimenti
Il patto di Stabilità? «Da sospendere». I dazi di Donald Trump? «Sbagliati e dannosi». Ma «burocrazia e vincoli di Bruxelles sono altrettanto sciagurati».
Matteo Salvini, il giorno dopo la lettera con cui il presidente degli Usa ha annunciato dazi al 30% per i paesi dell’Unione europea, al netto di tutte le tariffe settoriali, non rivede le sue posizioni. E se dall’area di governo filtrano pochi o pochissimi commenti sullo stato dei rapporti tra Unione europea e Stati Uniti, il vicepremier alcune considerazioni le fa. Anche se non sembrano del tutto sovrapponibili a quelle, per esempio, di Antonio Tajani, che anche ieri ha riassunto la sua posizione con «negoziare se possibile, reagire se necessario».
Ma Salvini, anche se di reazioni non parla, non sembra affatto pensare che ci siano chissà quali differenze d’approccio al tavolo del governo. E, in ogni caso, ribadisce il sostegno incondizionato alla premier: «Il governo è compatto e Giorgia sta lavorando al massimo. È bravissima e ha la nostra totale e leale fiducia, come sempre». Anche per questo, probabilmente, il ministro dei Trasporti non ha intenzione di dire di più riguardo alle mosse di Donald Trump. Oltretutto, nelle prossime settimane spera vivamente di poter annunciare le date di quel suo viaggio a Washington che ha iniziato ad augurarsi da prima ancora che il presidente Usa si insediasse.
Certo, la speranza è che le decisioni sui dazi possano essere in qualche modo ridimensionate. Ma, appunto, l’intenzione è quella di non fare danni al lavoro della presidente del Consiglio. Del resto, nella Lega sono convinti che la stessa Unione europea stia comunque facendo i suoi conti, dato che la stessa presidente Ursula von der Leyen ha già detto che estenderà «la sospensione delle contromisure».
Insomma, riassume Matteo Salvini, «la posizione della Lega è sempre la stessa: condividiamo quanto detto dal governo, che ritiene inutile e dannosa una guerra commerciale». E, dunque, è vero: «I dazi sono sbagliati e dannosi, ma è necessario essere pragmatici e ammettere che anche burocrazia e vincoli di Bruxelles sono altrettanto sciagurati». Una posizione più volte confermata.
Ovviamente, il primo di tutti i vincoli è il patto di Stabilità, il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo che è una delle architravi su cui è costruita l’Europa. E, dunque, il vicepremier sferra il suo colpo: «La Lega propone di sospendere il patto di Stabilità imposto dall’Unione: limita gli investimenti in Italia e anche la possibilità di sostenere ancora di più gli stipendi, le pensioni e il sistema sanitario». Per Matteo Salvini dovrebbe essere l’Unione la prima a intervenire: «Mi chiedo cosa stia aspettando Ursula von der Leyen a bloccare regole ormai palesemente fuori dal mondo». E ribadisce: «Paghiamo il prezzo di un’Europa a trazione tedesca». Lasciando in ombra le critiche, che in passato non sono mancate, alla Francia.
Poi, il segretario della Lega si infervora: «Tutti i Paesi, a partire dalla Cina fino agli Stati Uniti, fanno i propri interessi nazionali. In Europa, invece, ci ritroviamo con un paradosso». Che è sempre «quello di un Green Deal che ammazza le imprese». Il vicepremier prosegue nella sua riflessione a voce alta sulla presidente della Commissione: «Von der Leyen il Green Deal l’ha appena riconfermato, invece di azzerarlo».
In realtà, Matteo Salvini è rientrato soltanto sabato dal suo viaggio in Giappone e in Cina. Ed è ancora pieno di quell’esperienza. Dei fatti italiani, al netto della questione dazi, parla poco. Dice soltanto di aver «molto apprezzato le parole di Pier Silvio Berlusconi». Che lui legge in modo netto su un versante specifico: «Lo ius scholae è una partita chiusa».
Ma il viaggio in Estremo Oriente ha consentito al ministro dei Trasporti di illustrare in Asia gli investimenti del governo per potenziare le infrastrutture italiane. Con uno sguardo particolare, manco a dirsi, sui ponti: il via libera ai lavori del Ponte sullo Stretto è «un risultato straordinario dopo decenni di chiacchiere ed è atteso in tutto il mondo per la sua straordinarietà ingegneristica». Di certo, il viaggio ha consentito a Salvini di visitare ponti spettacolari. Da quello del porto di Shanghai, il più grande del mondo, che collega un’isola artificiale nella baia di Hangzhou alla terraferma, fino a quello sospeso di Akashi in Giappone. I più vicini a Salvini assicurano che, nonostante la straordinarietà di quelle opere, l’aspettativa per le soluzioni ingegneristiche del ponte tra Messina e Reggio Calabria è altissima.
E il via libera al ponte italiano è uno dei perni dell’ottimismo del leader leghista. Che è convinto che nelle prossime settimane e mesi potrà «raccogliere quanto seminato» dall’inizio del governo, nel 2022. Un ruolo importante, nelle proiezioni di Salvini, lo giocheranno anche le Olimpiadi di Milano-Cortina che si inaugureranno nel prossimo febbraio: «Offriranno uno straordinario biglietto da visita del nostro Paese». E certamente non solo al suo interno: «Avranno un pubblico potenziale di tre miliardi di persone in tutto il Pianeta». Salvini si toglie un sassolino dalla scarpa: «Fino a pochi mesi fa in pochissimi avrebbero scommesso sul nostro successo, a partire dalla pista da bob di Cortina che invece è diventata realtà». Nel mazzo dei jolly, il ministro alle Infrastrutture insiste anche sulla riapertura del tunnel sotto al Colle di Tenda «avvenuta lo scorso 27 giugno, in anticipo rispetto alle aspettative e dopo anni e anni di attesa».