La ritirata di Unicredit dall’Ops per Banco Bpm insegna che, con un governo stabile che gioca le partite del risiko bancario, si sta con chi comanda a Roma

Che cosa insegna, non solo a chi si occupa di finanza, la ritirata di UniCredit dall’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm? Regola numero uno, a maggior ragione con un governo stabile che gioca e non arbitra la partita del risiko bancario: si sta con chi comanda a Roma. Punto.
L’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, se n’è accorto a sue spese (si fa per dire con quello che guadagna) che non si può essere contro. Né a Roma né a Berlino dove la banca italiana ha una quota rilevante di Commerzbank e mira ancora a conquistarla.
Orcel forse pensava, sbagliando, che il potere dei mercati sui governi nazionali, fosse ancora quello di un tempo, pressoché assoluto (e non andava bene). Non è più così se anche Jamie Dimon, numero uno della più grande banca del mondo, ovvero Jp Morgan, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha mostrato, senza pudore, di essersi tranquillamente allineato a Trump.
Anche la vicenda dell’Ops di Monte Paschi, appoggiato dal governo, su Mediobanca è esemplare. Il povero (si fa per dire in questo caso)Alberto Nagel è stato via via abbandonato da soci timorosi di dover votare contro il governo.
Nel caso di UniCredit il governo ha usato, o meglio abusato, del cosiddetto golden power. Uno strumento che, in origine, doveva servire a bloccare acquisizioni straniere di aziende italiane per ragioni di sicurezza nazionale (non di convenienza politica). Dopo la pronuncia del Tar sono arrivate le riserve della Commissione europea. Il governo dovrà rispondere. Vedremo.
Stupisce non vi sia alcuna vera discussione nazionale sull’interpretazione troppo estensiva del golden power, espressione di un dirigismo occhiuto e controproducente che divide gli amici dai nemici (anche presunti). Un esempio delle infinite distorsioni che produce: se affido i miei risparmi ad una banca pretendo che questa li investa bene. Non che sia vincolata nel possesso eventuale di titoli di Stato. C’è la libertà di acquistarli e anche quella di venderli.
UniCredit rinuncia a Banco Bpm, ben gestito in questi anni da Giuseppe Castagna, che ora sarà più libero (anche dalla Lega?) di fare le proprie scelte. Il principale azionista è il francese Crédit Agricole che punta al 25 per cento. Pur di non lasciar passare gli invisi italiani dell’UniCredit (presidente Pier Carlo Padoan, ex ministro pd) si è lasciata via libera a una grande banca francese che già gestisce tanto del risparmio italiano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

A.N.D.E.
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.