Ai sauditi pacchetto di forniture in armamenti per quasi 146 miliardi di dollari, più contratti con Boeing, Starlink, Oracle, Nvidia, Ge, Amazon. Il presidente americano incontrerà a Riad il nuovo leader della Siria Ahmed Hussein al-Sharaa

«Mohammad bin Salman è un amico. Credo davvero che ci piacciamo molto». La diplomazia personale di Donald Trump ha conquistato i Paesi del Golfo. Nel primo giorno della sua visita nella regione, il presidente americano ha concluso un accordo economico strategico con l’Arabia Saudita su energia e difesa, ha ottenuto garanzie per investimenti miliardari dei sauditi negli Stati Uniti, coinvolgendo diverse grandi società americane.
«Con questo viaggio, stiamo aggiungendo oltre mille miliardi di dollari, in termini di investimenti nel nostro Paese e di acquisto dei nostri prodotti», ha detto Trump intervenendo all’Investment forum Usa-Arabia Saudita a Riad, avviando una missione che proseguirà nei prossimi giorni in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti.
Lo scontro degli Stati arabi con Israele, la guerra a Gaza e i rapporti con l’Iran sono rimasti in secondo piano: il business, come ampiamente previsto, ha preso tutta l’attenzione degli incontri. Il presidente Usa non farà tappa in Israele ed eviterà così il confronto con il premier Benjamin Netanyahu, in una fase molto tesa, con le forze israeliane sempre impegnate nell’operazione nella Striscia. Anche il richiamo all’Iran sul nucleare è sembrato abbastanza scontato: «Voglio un accordo con l’Iran ma diversamente non avremo altra scelta che infliggere la massima pressione, portando a zero l’export del petrolio iraniano. Ora spetta a Teheran decidere ma la nostra offerta non durerà per sempre», ha detto Trump, promettendo, tra gli applausi, che «l’Iran non avrà mai l’arma nucleare». In Arabia, Trump incontrerà invece il presidente siriano Ahmed Hussein al-Sharaa (al Jolani) e potrebbe annunciare la revoca delle sanzioni Usa.
Sulla normalizzazione delle relazioni con Israele, il presidente Usa si è limitato a dichiarare che «l’Arabia Saudita entrerà negli Accordi di Abramo quando sarà pronta», ed è poi passato a elogiare «la trasformazione in atto nel Golfo» e «Riad ormai diventata una capitale globale del business e della tecnologia».
A Riad, Trump è sceso dall’Air Force One, con il pugno in alto in segno di vittoria accolto da sfarzi e tappeto rosso. Assieme ai ceo dei grandi gruppi statunitensi tra i quali il fedele Elon Musk, è subito passato agli affari: con Mbs, il principe Mohammad bin Salman, l’intesa è stata totale su difesa, petrolio ed energia, ed estrazione mineraria.
Gli Stati Uniti hanno accettato di vendere all’Arabia un pacchetto di armi del valore di quasi 142 miliardi di dollari, secondo una nota della Casa Bianca, che parla del «più grande accordo di cooperazione in materia di difesa» mai stipulato da Washington. Verranno coinvolte oltre una dozzina di aziende Usa che forniranno sistemi di difesa aerea e missilistica e contribuiranno allo sviluppo aeronautico e spaziale, alla sicurezza marittima e alle comunicazioni. Previsto anche supporto per l’addestramento delle forze armate saudite «per la sicurezza nella regione». Nei colloqui sono state definite collaborazioni nella tecnologia, nei trasporti e nei servizi anche con Starlink, Oracle, Amazon, Nvidia, Amad, Ge Vernova, Boeing.
«Speriamo in opportunità di investimento per un valore di 600 miliardi di dollari, inclusi accordi per 300 miliardi di dollari firmati durante questo forum», ha dichiarato il principe ereditario saudita. «Lavoreremo nei prossimi mesi – ha aggiunto – alla seconda fase per completare gli accordi e portarli a mille miliardi di dollari». Negli incontri tra le delegazioni si è discusso anche – secondo fonti citate dall’agenzia Reuters – dell’acquisto da parte saudita dei jet Lockheed F-35.
«Sebbene l’energia rimanga un pilastro delle nostre relazioni, gli investimenti e le opportunità commerciali nel regno si sono ampliati e moltiplicati a dismisura», ha sottolineato il ministro degli Investimenti saudita Khalid al-Falih. Anche MbS si è concentrato sulla diversificazione dell’economia saudita in un programma di riforme denominato Vision 2030, che include «giga-progetti» come Neom, la città futuristica nel deserto delle dimensioni del Belgio.
Il presidente americano si è trattenuto a lungo anche con il governatore del fondo sovrano di Riad, Yaser al-Rumayyan, e con il ceo di Aramco, Amin Nasser. Al di là degli accordi miliardari, ancora tutti da sviluppare, non c’è dubbio che Trump abbia centrato l’obiettivo di rafforzare ulteriormente i legami economici e militari con una potenza della regione come l’Arabia Saudita, oltre che quelli personali con l’«amico» Mbs.

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