Il leader Usa: «Il conflitto? Non sto con nessuno». L’Ue: «La Russia usa armi chimiche»
Zelensky dovrebbe colpire Mosca? «No, non dovrebbe colpire Mosca». Vuole dare anche missili a lungo raggio all’Ucraina? «No, non stiamo pensando di farlo». Perché sta dando a Putin altri 50 giorni per continuare la sua guerra? «Bé, non penso che 50 giorni siano tanti. E potrebbe essere prima. Avreste dovuto fare questa domanda a Biden. Perché ci ha portati in guerra?».
Donald Trump ha parlato con i giornalisti ieri davanti alla Casa Bianca, smentendo alcune notizie che si stavano diffondendo sui media. Durante l’incontro conil segretario generale della Nato Mark Rutte, il giorno prima, il presidente americano aveva parlato soprattutto di forniture a Kiev di sistemi difensivi Patriot e intercettori attraverso gli acquirenti europei, ma si era parlato in modo vago anche di armi offensive.
Alla domanda se il «pacchetto» potesse includere anche missili a lungo raggio, Rutte aveva replicato: «Sono armi sia difensive che offensive, ma non ne abbiamo discusso in dettaglio. Questo viene discusso con il Pentagono, dal comandante alleato supremo in Europa, insieme agli ucraini». L’idea dell’invio di nuovi missili a lungo raggio circolava da giorni. Alcune fonti avevano rivelato all’opinionista del Washington Post David Ignatius e al Financial Times che Trump negli ultimi tempi è parso più aperto alla possibilità di inviare missili a lungo raggio all’Ucraina, fino a chiedere a Zelensky perché non abbia colpito Mosca e San Pietroburgo e se sia in grado di farlo. «Possiamo farlo se ci date le armi», gli avrebbe risposto il presidente ucraino.
La conversazione è avvenuta il 4 luglio, il giorno dopo l’ultima telefonata con Putin che ha molto frustrato il presidente americano. Trump avrebbe detto a Zelensky che l’Ucraina deve fare più pressione su Putin, non solo su Mosca ma anche su San Pietroburgo. Ora la Casa Bianca sostiene che Trump stava solo facendo una domanda e non incoraggiando Zelensky, il quale di certo l’ha letto come un segnale dell’apertura.
Prima della smentita di Trump, le fonti di Ignatius affermavano che era possibile che nuovi missili a lungo raggio Atacms facessero parte già del primo pacchetto di armi per Kiev e che era «probabile» che gli Stati Uniti avrebbero consentito agli ucraini di usare allapiena gittata di 300 chilometri i 18 Atacms di cui già dispongono (quando Biden l’ha autorizzato, Trump l’ha definito un «grosso errore», una «stupidaggine»). L’uso di questi missili ha spinto Putin a ventilare rappresaglie (e anche la minaccia nucleare) e gli ucraini hanno spesso preferito adoperare i droni per attaccare la Russia più in profondità.
Gli Atacms comunque non hanno gittata sufficiente a raggiungere Mosca o San Pietroburgo: possono colpire basi militari e depositi di armi. Secondo il Financial Times, dopo il 4 luglio, gli americani hanno condiviso con gli ucraini e gli europei una lista di potenziali armi che includeva missili a lungo raggio. Gli ucraini avrebbero chiesto i Tomahawk, usati dagli Usa di recente contro l’Iran, che hanno gittata da 1.600 chilometri e permetterebbero di colpire anche Mosca. Ignatius afferma che Trump ha preso in considerazione di inviarli, ma non nelle attuali forniture. In un’intervista con la Bcc ieri Trump ha ripetuto di essere deluso da Putin, «ma non ho chiuso», segnalando di sperare ancora di convincerlo a scegliere la pace.
«Io non sto dalla parte di nessuno, sto dalla parte dell’umanità. Voglio la fine delle uccisioni». Forse le ipotesi sui missili a lungo raggio servono a segnalare ai russi che Trump potrebbe essere più aggressivo di Biden nell’aiutare Kiev; ma per ora il presidente americano frena. «Accogliamo con favore l’annuncio del presidente Donald Trump relativo all’invio di più armi all’Ucraina, anche se ci piacerebbe vedere gli Usa condividere l’onere», ha affermato intanto a Bruxelles l’Alto rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, denunciando anche il crescente uso di armi chimiche da parte dei russi. «Questi attacchi si stanno intensificando», ha accusato Kallas. «Dall’inizio dell’invasione ci sono stati oltre 9 mila casi di attacchi con armi chimiche proibite. Lo dicono i servizi di intelligence di Olanda e Germania, ed è è preoccupante».