Fonte: Corriere della Sera

di Danilo Taino

Esiste un calo della disuguaglianza buono, quando avviene con l’aumento della ricchezza, e ce n’è uno cattivo quando tutti sono più uguali perché più poveri


Difficile orientarsi quando si parla di diseguaglianze. L’impressione generale è che siano aumentate significativamente negli ultimi anni, soprattutto nei Paesi avanzati. In realtà, non è sempre così. Un’analisi dell’Ocse — il centro studi delle economie più ricche — ha confrontato i singoli Paesi sulla base dell’indice di Gini, che è la misura standard della distribuzione del reddito disponibile, dove a zero c’è la totale uguaglianza di reddito e a uno tutto il reddito è nelle mani di un’unica entità. Nei Paesi Ocse nel loro insieme, a metà degli Anni Novanta era 0,301, nel 2014 ha toccato 0,316: segnale di un certo aumento delle diseguaglianze. Gran parte della crescita delle differenze, dice lo studio, è dovuto alla crisi degli scorsi anni. In Italia, in realtà, la variazione del coefficiente di Gini è stata sostanzialmente nulla sia rispetto alla metà degli Anni Novanta sia rispetto alla metà del decennio scorso: attorno a 0,32. Ci sono però aspetti interessanti. In Grecia, dove la crisi è stata drammatica, l’indice è addirittura sceso, attorno a 0,33, sia rispetto a dieci che a venti anni fa. In Portogallo, anch’esso colpito da una grave crisi, è calato da 0,38 a 0,335 in un decennio.
Riduzioni delle disuguaglianze, nei casi greco e portoghese, avvenute in recessione e in calo generale dei redditi. Il contrario di quanto è accaduto in alcuni Paesi emergenti — come Cile, Messico, Brasile, Sudafrica — dove le differenze sono diminuite ma perché quelle economie sono cresciute: pure restando a livelli alti, sopra 0,45 e addirittura sopra 0,60 per il Sudafrica (da quasi lo 0,70). In altri termini, la riduzione delle diseguaglianze può essere il sintomo di una maggiore ricchezza distribuita meglio o di una maggiore povertà per tutti. Non indicativa di molto, insomma. D’altra parte, i dati dell’Ocse dicono che anche i Paesi con un forte Stato sociale non sempre vedono un calo del coefficiente di Gini nei momenti di crisi. La Norvegia e la Finlandia ne hanno registrato una diminuzione rispetto alla metà del decennio scorso, a circa 0,25, rispettivamente da 0,27 e 0,26. Ma la Danimarca è passata da 0,225 a 0,25 e la Svezia da 0,23 a 0,28. Difficile trarre conclusioni. Sennonché, c’è un calo della disuguaglianza buono, quando avviene con l’aumento della ricchezza, e ce n’è uno cattivo quando tutti sono più uguali perché più poveri. Meglio, forse, ragionare su come ridurre la povertà.

A.N.D.E.
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