Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

Di Maio è subalterno al Carroccio su tutto. Il risultato è di fare apparire Conte e Tria come due marziani. Da grande incassatore, il premier dice di non sentirsi accerchiato


Aggrapparsi alla speranza che l’Europa «non andrà fino in fondo» nei confronti dell’Italia, sa di illusione; o, peggio, al tentativo di giustificare una politica economica in deficit, esorcizzando la procedura di infrazione per eccesso di debito. Quella prospettiva, purtroppo, appare più concreta che mai. E quando il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, la additano, non fanno terrorismo. Semmai, cercano di richiamare al realismo una maggioranza prigioniera di schemi euroscettici e soprattutto elettorali. L’avvertimento arrivato ieri dal presidente uscente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è, al solito, sgradevole e sgradito. Ignorarlo, tuttavia, sarebbe pericoloso. Per Juncker, «l’Italia sta correndo il rischio di rimanere intrappolata in una procedura per deficit eccessivo per molti anni». E «si sta muovendo in una direzione sbagliata». Conte gli risponde: «Dico all’amico Juncker che ha sbagliato anche lui la direzione con la Grecia». E conferma che «tutti» sono impegnati a evitare la procedura. Resta da vedere se aiuti il negoziato la minaccia del vicepremier della Lega, Matteo Salvini, di «tenerci i sei miliardi di euro» versati ogni anno nelle casse dell’Europa, se le richieste di Roma saranno respinte.

Lessico M5S-Lega
Si tratta di un atteggiamento che sottovaluta gli umori delle cancellerie verso il governo Conte; e i rapporti di forza emersi dalle Europee. La Lega ha vinto ma il fronte sovranista ha perso, e sarà all’opposizione. Anche la voce di una nomina a ministro per gli Affari europei di un avversario della moneta unica come il senatore della Lega, Alberto Bagnai, finisce per nutrire il sospetto di un’Italia tentata da un’uscita dall’euro: sebbene sia bilanciata da quelle sul sottosegretario Giancarlo Giorgetti come commissario Ue. D’altronde, l’argine europeista che il M5S aveva messo su prima del voto in polemica con Salvini, è franato. Di Maio è subalterno al Carroccio su tutto. Il risultato è di fare apparire Conte e il ministro Tria come due marziani. Da grande incassatore, il premier assicura di non sentirsi accerchiato. E il suo vice grillino giura che nessuno lo farà litigare con Conte. Il lessico di M5S e Lega, tuttavia, appare in conflitto con quello di Palazzo Chigi e del ministro dell’Economia. Ormai, la domanda è se il governo avrà il coraggio di correggere una manovra finanziaria con contorni che continuano ad apparire politicamente suicidi ed economicamente insostenibili.

A.N.D.E.
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