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Il provvedimento in discussione prevede una ritenuta del 5% al primo anno, fino a un 20% dal quarto anno in poi, su redditi da capitale di chi vive in Paesi accusati dal governo americano di pratiche fiscali «sleali». Ma la definizione di «sleale» è vaga e include tutto ciò che l’Europa e l’Italia fanno: per esempio la tassa sulle Big Tech

Nella sua «Guida» per il commercio globale» di novembre scorso Stephen Miran proponeva un prelievo su fondi sovrani e banche centrali estere che detengano titoli di Stato americani, «per esempio attraverso la ritenuta di una parte dei pagamenti degli interessi». Sembrava una provocazione: far pagare agli stranieri una tassa per i loro investimenti negli Stati Uniti. Veniva da colui che oggi guida il Council of Economic Advisors di Donald Trump, con il sostegno dell’attuale segretario al Tesoro Scott Bessent.
Sono passati sei mesi e qualcosa di simile oggi è nello «One Big, Beautiful Bill». Che cos’è? È il pacchetto fiscale in esame al Congresso a Washington che conferma i tagli delle tasse del 2017, aggiungendone altri. Lì il problema è far tornare i conti, di fronte a un aumento del debito fino a cinquemila miliardi di dollari atteso in dieci anni. Per questo la «sezione 899» della legge introduce in forma più estesa la stessa idea di Miran: tassare gli stranieri sui loro investimenti negli Stati Uniti. Lo si potrebbe chiamare un dazio sui risparmi di chi, da Italia, Francia o altrove, compra titoli quotati a Wall Street.
Il prelievo funzionerebbe in piena rottura con le pratiche e i trattati internazionali. La «sezione 899» prevede infatti una ritenuta del 5% al primo anno, fino a un 20% dal quarto anno in poi, su redditi da capitale di chi vive in Paesi accusati dal governo americano di pratiche fiscali «sleali». Ma la definizione di «sleale» è vaga e include tutto ciò che l’Europa e l’Italia fanno: per esempio la tassa sulle Big Tech. Dunque i risparmiatori europei, con i loro 300 miliardi di euro l’anno investiti negli Stati Uniti, sarebbero colpiti in pieno.
Gli stessi redditi finirebbero poi per essere tassati due volte. La ritenuta ordinaria al 26% del capital gain che si pratica in Italia, in particolare, non cambierebbe niente: il governo americano preleverebbe comunque, in più, un’altra ritenuta fra il 5% e il 20%. L’America di Donald Trump è così disperatamente alla ricerca di fondi che cerca di tassare gli stranieri. Inclusi i fondi sovrani che investono nei titoli del Tesoro Usa. Anche per questo, la «sezione 899» è pericolosa. Quella norma minaccia di spaventare gli investitori internazionali, spingendoli a tenersi a distanza dai titoli del Tesoro americano. E il costo del debito degli Stati Uniti salirebbe ancora.

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