Leader europei si riuniscono a Tirana per discutere di allargamento, guerra in Ucraina e relazioni con il Regno Unito
Per la sesta da volta da quando ha visto la luce, nel 2022, si riunirà oggi, venerdì 16 maggio, la Comunità politica europea, il consesso che raggruppa i paesi dell’Unione europea insieme a quelli del grande vicinato. In tutto, sulla capitale dell’Albania, convergeranno circa una quarantina di leader nazionali. Si parlerà di allargamento, della guerra in Ucraina, del futuro rapporto del Regno Unito con la Ue e di cooperazione regionale.
Il destino vuole che la riunione si svolga all’indomani del mancato incontro a Istanbul del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del presidente russo Vladimir Putin. Nella città turca proseguiranno anche oggi discussioni (difficile parlare di trattativa) fra esponenti di secondo piano dei due governi. L’obiettivo dovrebbe essere di raggiungere un cessate-il-fuoco di 30 giorni a tre anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio del 2022. Mentre Kiev appare disponibile, Mosca temporeggia.
«I cittadini ucraini e di tutto il mondo hanno pagato il prezzo dell’aggressione di Vladimir Putin in Ucraina e in tutta Europa, ora lui deve pagare il prezzo per aver rifiutato la pace», ha affermato ieri sera il premier inglese Keir Starmer in una dichiarazione. «Insieme agli Stati Uniti e a oltre 30 altri partner, siamo stati chiari sul fatto che non tollereremo che la Russia rinvii il cessate-il-fuoco (…) Se Mosca non è disposta a sedersi al tavolo dei negoziati, Putin dovrà pagarne il prezzo».
Nelle trattative degli ultimi giorni i Ventisette sono parsi a margine delle iniziative politiche. I paesi membri hanno approvato mercoledì scorso a livello diplomatico il 17mo pacchetto di sanzioni contro la Russia, pacchetto che dovrebbe essere fatto proprio dai ministri degli Esteri la prossima settimana. Nel caso di mancato cessate-il-fuoco l’Unione europea è pronta a nuove e più drastiche misure sanzionatorie, possibilmente insieme agli Stati Uniti del presidente Donald Trump.
Sul fronte dell’allargamento dell’Unione europea, i paesi-candidati, lo ricordiamo, sono la Bosnia-Erzegovina, la Serbia, l’Albania, la Macedonia del Nord, il Montenegro, la Moldavia, l’Ucraina, la Georgia e la Turchia. Concretamente, i paesi più vicini ad entrare nella UE sono quelli dei Balcani Occidentali, e in particolare l’Albania e il Montenegro. In questi anni hanno fatto molti sforzi per assorbire l’acquis communautaire. Tirana e Podgorica sperano di entrare tra il 2028 e il 2030.ul fronte inglese, infine, si terrà a Londra lunedì 19 maggio un incontro al vertice tra il governo britannico e le istituzioni comunitarie. Dovrebbe essere l’occasione per firmare una intesa, anche sul fronte militare. Mentre la questione della sicurezza non presenta eccessive difficoltà, vista la guerra russa in Ucraina, l’adozione di questo accordo strategico rimane subordinata ad altre questioni molto più delicate, come la pesca, le misure fitosanitarie e la mobilità dei giovani europei.
«Il forum avviato dal presidente Emmanuel Macron rimane un formato pertinente per promuovere il dialogo politico, la cooperazione e la convergenza strategica tra i Paesi dell’intero continente europeo», avvertono in una relazione Eric Maurice e Tabea Schaumann, analisti dello European Policy Centre a Bruxelles. «Ma la mancanza di coordinamento e di un seguito concreto rischia di renderlo superfluo, poiché i Paesi partecipanti trovano altri modi per affrontare le sfide attuali».