11 Ottobre 2024
ECONOMIA
Fonte: La Stampa
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Il rapporto “Obiettivo crescita”, pubblicato in occasione del G20 di Sydney: gli obiettivi sono risolvere il nodo disoccupazione e rianimare la competitività

L’Italia deve intervenire sul mercato del lavoro, riducendo il cuneo fiscale e la dualità tra fasce di dipendenti più tutelate e altre prive di garanzie, e costruendo una rete di sicurezza sociale universale. È il monito lanciato dall’Ocse nell’aggiornamento del rapporto 2014 `Going for growth´.

 

L’organizzazione di Parigi traccia la strada: «riforme del mercato del lavoro tese a ridurre la dualità, in particolare la piena applicazione di una rete di sicurezza sociale universale, un migliore formazione professionale e un sostegno per i programmi di apprendistato, potrebbero ridurre le disparità nei redditi». In quest’ottica è necessario abbassare il cuneo fiscale e il costo minimo del lavoro.

 

L’Ocse conferma le raccomandazioni già rivolte in passato all’Italia, a partire dalla necessità di «riequilibrare la protezione spostandola dal mantenimento del posto di lavoro al reddito, diminuendo la tutela a favore di alcune categorie contrattuali e migliorando la rete di sicurezza sociale; migliorare l’equità e l’efficienza nell’educazione; migliorare l’efficienza del sistema fiscale attraverso la semplificazione, la lotta all’evasione e, quando lo stato dei conti lo permetterà, riducendo il cuneo fiscale sui redditi da lavoro bassi; ridurre gli ostacoli alla concorrenza rafforzando l’applicazione delle leggi, riducendo l’azionariato pubblico e accelerando i tempi della giustizia civile e, infine, ridurre i rischi di disoccupazione di lungo periodo e accelerare il ritorno sul mercato del lavoro attuando politiche attive».

 

Tra le riforme principali riconosciute al nostro Paese, l’Organizzazione cita «le nuove autorità per le industrie delle reti, l’aumento dei poteri dell’Antitrust e la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi», sebbene «siano necessari sforzi maggiori per assicurarne un’efficace applicazione» nonché «l’obbligo di conciliazione per le cause legali di lavoro e il sussidio di disoccupazione universale, che partirà entro il 2017».

 

Per l’Ocse, tuttavia, il quadro generale dell’economia globale rimane fosco. La «generale decelerazione della produttività dall’inizio della crisi può lasciar presagire l’inizio di una nuova era di bassa crescita» alla luce di un «ritmo della ripresa globale che resta lento e crescenti preoccupazioni di un abbassamento strutturale dei tassi di crescita rispetto ai livelli pre crisi»: a sottolinearlo è il capo economista, Pier Carlo Padoan, presidente dell’Istat e in pole position in queste ore per la nomina a ministro dell’Economia nel nuovo governo di Matteo Renzi. Padoan sottolinea che i timori già prevalenti nei paesi avanzati si sono ora «estesi alle economie emergenti» e sono aggravati dalla «elevata disoccupazione e dal calo della partecipazione alla forza lavoro in numerosi Paesi».

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