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Fonte: La Stampa
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Gli Usa decidono di congelare ogni forma di cooperazione militare con la Russia

In piena crisi ucraina, Vladimir Putin ha ordinato il rientro nelle rispettive basi permanenti alle forze russe impegnate nelle esercitazioni militari a sorpresa, iniziate il 26 febbraio scorso nelle regioni occidentali e centrali della Federazione: lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui le relative disposizioni sono state impartite ieri dal presidente, in quanto supremo comandante in capo, dopo essere stato informato dell’esito positivo delle manovre.

 

Gli Stati Uniti intanto hanno deciso di congelare ogni forma di cooperazione militare con la Russia «alla luce dei recenti eventi in Ucraina»: lo ha annunciato il Pentagono, secondo cui la sospensione riguarda tra l’altro «le esercitazioni, gli incontri bilaterali, le visite ai porti e la pianificazione di conferenze». Seguito da vicino l’evolversi della situazione ucraina. Non solo: l’amministrazione di Washington ha altresì bloccato tutti i colloqui in materia di scambi bilaterali e di investimenti con Mosca, come reso noto dall’Ufficio per il Commercio Estero.

 

«Sollecitiamo la Russia di far rientrare la crisi in Ucraina, e alle forze russe in Crimea di tornare alle loro basi, come richiesto dagli accordi che disciplinano la Flotta russa del Mar Nero», ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa Usa, contrammiraglio John Kirby. Questi ha poi sottolineato che le Forze Armate Americane «non hanno modificato in alcun modo la propria presenza in Europa o nel Mediterraneo» in risposta alla crisi. La Marina Militare, in particolare, «proseguirà le operazioni e le esercitazioni di routine precedentemente programmate insieme agli alleati e ai partner nella regione». L’unica nave da guerra americana che si trova attualmente nel Mar Nero è la fregata `Uss Taylor´, peraltro ferma all’ancora per riparazioni nel porto turco di Samsun dopo essersi incagliata di recente.

 

Per il momento la risposta più forte all’azione militare russa da parte della comunità internazionale è il possibile boicottaggio del G8 di giugno a Sochi, anche se Germania e Italia frenano. Dalla Casa Bianca, Barack Obama parla comunque di «misure economiche» per isolare Mosca e accusa Putin di essere «dal lato sbagliato della storia». Intanto l’Europa minaccia «conseguenze sui rapporti bilaterali» se non ci saranno «passi di de-escalation da parte della Russia» e domani il capo della diplomazia di Bruxelles, Catherine Ashton, incontrerà il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov a Madrid. Ma di spiragli d’intesa se ne vedono pochi: al Consiglio di sicurezza in serata è andato in scena un botta e risposta Russia-Usa degno quasi dei tempi della guerra fredda. L’ambasciatore russo, Vitaly Churkin, ha sparato a zero contro il nuovo `governo rivoluzionario´ di Kiev denunciando l’avvento di «estremisti» e «antisemiti» in Ucraina occidentale e difendendo come «legittimo» l’intervento russo sulla base di una richiesta d’aiuto di Viktor Ianukovich, che Mosca considera tuttora unico presidente legittimo del Paese. Mentre la collega americana Samantha Power ha replicato parlando di «atto di aggressione» russo che «deve finire»; un’invasione – l’ha spalleggiata subito il francese Gerard Araud – che nei modi e nelle giustificazione ricorderebbe addirittura quella sovietica della Cecoslovacchia del lontano 1968.

 

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