ECONOMIA
Fonte: La Stampa

In 5 anni il peso degli oneri occulti sulla spesa per l’elettricità è triplicato

TORINO

E dire che tagliare si potrebbe. Anche solo per mettersi in linea con l’Europa: negli ultimi anni, sul fronte degli aumenti, hanno fatto peggio di noi solo Cipro, che ha visto lievitare le tariffe del 21%, e la Grecia, dove i prezzi sono saliti del 15%. Il costo delle materie prime è sceso, i consumi sono ai minimi dall’inizio degli Anni Novanta e non si vedono segni di ripresa eppure, le bollette, hanno continuato a crescere: un balzo secco del 10% dal 2009 alla fine del 2012, poi un periodo di tregua che ha portato la spesa media per famiglia, nel corso dell’ultimo trimestre, a quota 512 euro l’anno.

A zavorrare la bolletta è una giungla di oneri, tasse, incentivi, balzelli e sussidi indiretti. Una sfilza di voci che s’è ingrossata di anno in anno, in barba al mercato, alla competizione: ogni due mesi, invece, contribuiamo a sostenere vecchissimi interventi, come quello alla centrale nucleare di Trino. A coprire le agevolazioni per le società con alti consumi individuate per le legge. E le società, ormai, si sono ridotte a una: Ferrovie dello Stato. Incentiviamo piani di ricerca, e non lo sappiamo.

 

Per capire davvero che cosa paghiamo per l’energia elettrica bisogna passare ai raggi X la bolletta, e prepararsi a qualche sorpresa. La prima è che i servizi di vendita, quelli davvero legati al mercato, pesano meno del 50%. Il resto della torta è suddiviso tra servizi di rete – dal trasporto dell’energia alla distribuzione locale fino alla gestione del contatore – e, soprattutto, da imposte e oneri generali, che pesano rispettivamente per il 13,34% e il 21,43%. All’interno degli oneri generali – quelli che, in teoria, sarebbe più semplice aggredire – gli incentivi alle fonti rinnovabili pesano, su ciascuno di noi, quasi 93 euro all’anno. Basterebbe diluirli, per abbassare il salasso. Altri 4,6 euro li paghiamo per la messa in sicurezza del nucleare (contribuiamo, ad esempio, allo smantellamento delle centrali di Latina, Caorso, Trino vercellese), ben 7,44 finiscono invece ad agevolare le imprese manifatturiere a forte consumo energetico. Un tesoretto da 300 milioni l’anno (ogni famiglia contribuisce con 2,18 euro) è, come detto, destinato a Ferrovie dello Stato, che gode di una tariffa speciale. È qui che si bisogna intervenire, ragionano dall’Autorità per l’energia. Mettendo ordine nella giungla, accelerando sulla trasparenza.

 

Ma è una partita che deve giocare il governo, ben consapevole che l’insieme degli oneri, a partire dal 2009, è quasi triplicato e la bolletta della luce di una famiglia-tipo è determinata solo per la metà dall’andamento dei mercati.

 

In realtà, per gli italiani, una piccola boccata d’ossigeno è già arrivata: all’inizio di aprile l’Autorità per l’energia ha stabilito una riduzione dell’1,1% per l’elettricità: un mini-taglio da 6 euro l’anno. Meglio vanno le cose sul fronte del gas, dove lo spread con il resto dell’Europa è sceso: nella prossima bolletta la tariffa scenderà a 83,01 centesimi al metro cubo e la spesa annua si attesterò quindi a 1.162 euro (46 in meno). Si tratta del frutto della riforma varata dall’Autorità, tutta centrata sui prezzi spot, che ha consentito un calo di circa 140 euro negli ultimi 12 mesi. Un intervento importante, spiega il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, secondo cui si tratta di «dati significativi che vanno nella giusta direzione di alleviare i bilanci delle famiglie». Certo, aggiunge, la «lievitazione» degli oneri di sistema è «costante».

 

Il piccolo bonus certamente non basterà a soddisfare i consumatori. L’Osservatorio Prezzi e Tariffe dell’associazione «Cittadinanzattiva» calcola che il 12% delle famiglie abbia bollette arretrate.

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