11 Ottobre 2024
Joe Biden 1

Tariffe anche su batterie, pannelli solari, siringhe e mascherine chirurgiche. Pechino minaccia ritorsioni

Dazi oltre il 100% sulle auto elettriche; del 25% sulle batterie al litio; del 50% su chip e pannelli solari. E ancora dazi su prodotti medicali, minerali critici, acciaio. È una raffica di restrizioni quella varata da Joe Biden il 14 maggio contro le importazioni dalla Cina, con un occhio alle elezioni di novembre: «I nuovi dazi proteggeranno i nostri lavoratori da pratiche commerciali sleali», ha detto il presidente Usa. Al di là della retorica, le nuove misure colpiscono circa 18 miliardi di dollari di merci, secondo le stime della Casa Bianca.
Nel 2023, l’export cinese negli Usa è stato pari a 427 miliardi di dollari. «Voglio una competizione equa, non voglio lo scontro», ha assicurato Biden. Pechino, come al solito, ha reagito minacciando «misure risolute». La stretta entrerà in vigore tra quest’anno e il 2026. Nel mirino, settori strategici, come i semiconduttori e l’energia verde, sui quali l’Amministrazione Biden ha riversato centinaia di miliardi di dollari in sussidi alla produzione.

Auto elettriche
Nel nome del made in Usa, da quest’anno, i dazi sulle auto elettriche cinesi vengono moltiplicati quasi per quattro, al 102,5% dall’attuale 27,5%, un livello che già lascia i produttori cinesi fuori dal mercato statunitense. Nel primo trimestre del 2024, Geely è stata l’unica casa cinese a esportare con il proprio marchio negli Stati Uniti, dove ha venduto 2.217 veicoli, secondo i dati della China Passenger Car Association. Altre 60mila vetture fabbricate in Cina sono arrivate nel Paese, ma sotto brand Usa, soprattutto Buick (General Motors).
Con i nuovi dazi si vorrebbe stroncare sul nascere una potenziale invasione: «Non permetterò» alle auto elettriche cinesi «di inondare il nostro Paese, farò sì che il futuro delle auto elettriche sia Made in America», ha assicurato Biden. «La Cina è semplicemente troppo grande per giocare secondo le proprie regole», ha detto il direttore del National Economic Council, Lael Brainard. «Pechino – ha aggiunto – sta usando lo stesso schema che ha usato in passato per alimentare la propria crescita a spese degli altri, continuando a investire, nonostante l’eccesso di capacità produttiva, e inondando i mercati globali con esportazioni sottoprezzo, grazie a pratiche economiche scorrette».

Oltre all’auto, i dazi colpiscono anche il loro cuore: le batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici e i loro componenti saranno tassati in dogana con un prelievo che sale dal 7,5% al 25% da quest’anno. Le batterie al litio per i veicoli non elettrici subiranno lo stesso trattamento del 2026.

Pannelli solari
I dazi sulle celle per pannelli solari passeranno dal 25% al 50% quest’anno. Secondo il Center for Strategic and International Studies, un think tank di Washington, oltre l’80% della produzione di pannelli solari avviene in Cina, dove il costo di produzione è del 60% inferiore rispetto agli Stati Uniti. Le esportazioni verso gli Usa sono soggette a tariffe da oltre un decennio: il risultato è che sono piuttosto ridotte (oppure passano per Paesi terzi).

L’anno scorso, la Cina ha esportato 3,35 milioni di dollari di celle negli Stati Uniti, meno dello 0,1% del totale. Le spedizioni di pannelli solari completi si sono attestate a 13,15 milioni di dollari nel 2023, lo 0,03% del totale.

Semiconduttori
Con l’Inflation Reduction Act, Biden ha stanziato generosi sussidi per auto elettrica e tecnologie verdi made in Usa, ora protette con dazi significativi. Il Chips Act mira invece a incentivare la produzione nazionale di semiconduttori. E anche qui, Biden completa il disegno con nuove misure protezionistiche, raddoppiando i dazi dal 25 al 50% a partire dal prossimo anno.
In questo caso, l’obiettivo è contrastare la corsa della Cina ai cosiddetti chip legacy, ovvero componenti di vecchia generazione ancora essenziali per molti settori, come l’auto, l’aerospazio, la difesa. Anche l’Unione Europea sta investigando sul punto.

Siringhe e mascherine
La Casa Bianca ha deciso di imporre un dazio del 50% su siringhe e aghi cinesi quest’anno, mentre le tariffe sui dispositivi di protezione individuale, come respiratori e mascherine, saliranno al 25% (dallo 0-7,5% attuali). I dazi sui guanti medici e chirurgici in gomma passeranno dal 7,5% al 25% nel 2026.

Dai minerali critici alle gru portuali
Alcuni minerali critici vedranno una nuova tariffa del 25% quest’anno, mentre la grafite naturale e i magneti permanenti saranno colpiti dal 2026.
Come annunciato da tempo, le tariffe su alcuni tipi di acciaio e alluminio provenienti dalla Cina, e attualmente soggetti a dazi fino a 7,5%, saliranno al 25% nello 2024. Si tratta di circa un miliardo di dollari di importazioni.
>Gli Stati Uniti imporranno dazi del 25% sulle gru portuali da quest’anno.

Protezionismo bipartisan
I dazi di Biden si sommano a una lunga serie di restrizioni e sanzioni contro i colossi tecnologici cinesi e arrivano al termine di un lungo processo di revisione delle misure varate a partire dal 2018, dall’allora presidente Donald Trump, nella guerra commerciale scatenata contro la Cina.
Nessuna di quelle restrizioni viene ridotta: il protezionismo, soprattutto in chiave anti-cinese, trova consensi nelle fila del Partito democratico come in quelle dei Repubblicani ed è popolare tra gli elettori statunitensi, che a novembre voteranno per la Casa Bianca.

La reazione cinese
Scontata la reazione cinese. I dazi Usa «influenzeranno gravemente i rapporti bilaterali», recita un comunicato del ministero del Commercio di Pechino, che minaccia «misure risolute per difendere i diritti e gli interessi della Cina».

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