L’Europa deve ritrovare il suo ruolo, altrimenti rischia di essere schiacciata
Le democrazie sono diventate fragili perché non appaiono capaci di governare il cambiamento d’epoca. I tradizionali principi dell’accoglienza di chiunque fugga dal proprio Paese non appaiono ragionevolmente applicabili alle migrazioni di massa del nostro tempo. La storica esecrazione della guerra e degli apparati bellici si scontra con le esigenze determinate dalle politiche della nuova amministrazione americana e dalle minacce che vengono dal governo russo. Per le difficoltà economiche non riusciamo più a mantenere tutte le tradizionali promesse del welfare. Non troviamo un equilibrio tra la tutela dei diritti fondamentali della persona e lo sviluppo delle nuove tecnologie. Abbiamo taciuto dopo le accuse di immoralità rivolteci da Putin. Nel discorso con cui annunciava l’invasione dell’Ucraina, Il presidente russo insisteva sull’immoralità dell’Occidente, che «ha cercato di distruggere i nostri valori tradizionali — disse — e imporci i suoi falsi valori che eroderebbero noi e il nostro popolo dall’interno».
Successivamente il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, spiegava che il conflitto in Ucraina è una «lotta metafisica» contro i Paesi che autorizzano il Gay Pride e che perciò sono il regno del male. Abbiamo risposto all’invasione dell’Ucraina con sanzioni economiche per la Russia e con investimenti militari per Kiev. È stato giusto, ma insufficiente. Avremmo dovuto opporre anche una contronarrazione fondata sul valore della libertà e del rispetto delle diversità. Ma abbiamo taciuto. Né abbiamo cercato di capire, per meglio contrastarle, le cause della crescita di movimenti xenofobi, razzisti e filorussi in molti paesi europei.Nel silenzio delle democrazie si è costruita negli Stati Uniti una nuova filosofia politica non democratica, destinata ad essere il riferimento tutte le forze reazionarie europee. Ne hanno spiegato gli elementi costitutivi Monica Maggioni nel suo ultimo libro, The Presidents, e John Ganz, columnist di The Nation, in When the Clock Broke: cospirazionismo, xenofobia, razzismo, rifiuto dello Stato e dei poteri pubblici considerati entità coercitive, politica ridotta a negoziato economico, tradizionalismo religioso e sessuale, disprezzo per le regole ed esaltazione della forza, lotta contro le élites culturali.
Alla fine di ottobre 2021 JD Vance, attuale vicepresidente degli Stati Uniti, in una convention repubblicana tenne un intervento dal titolo: «The Universities are the Enemy» (Le università sono il nemico).
Gli attacchi di Trump agli immigrati, alle Università, all’Europa, unico continente liberaldemocratico al mondo, non sono quindi scatti umorali, ma l’espressione di una filosofia politica reazionaria lungamente elaborata.Per combatterla è infantile esecrare Trump; è necessario invece rinnovare la liberaldemocrazia, non cullarsi nelle oneste certezze del passato, ricominciare a parlare di doveri, dire la verità ai cittadini; impegnarci per la formazione del capitale umano; in materia di immigrazione fare tutto il possibile, ma non promettere quello che non possiamo mantenere. Il premier laburista Starmer ha presentato il 12 maggio scorso il suo libro bianco sulla immigrazione «per riprendere il controllo della politica dell’immigrazione» perché «rischiamo di diventare un’isola abitata da persone tra loro estranee». È un traditore o un leader che cerca un punto di equilibrio tra gli ideali e la realtà? Quando gli attori tradizionali non comprendono la portata delle trasformazioni in corso e cercano di addomesticarle come se fossero semplici varianti del passato, irrompono nuovi attori che, avendo colto tutta la potenza trasformatrice delle innovazioni, mettono in campo teorie, strategie, e pensieri idonei al nuovo governo del mondo. È quello che sta accadendo. Dopo i conflitti verrà un ordine. Quale sarà il ruolo dell’Europa nel nuovo ordine? La risposta è difficile. Foreign Affaires del 30 maggio scorso ritiene che l’Europa, se giocasse bene le proprie carte, potrebbe prendere il posto degli Stati Uniti, che sembrano più interessati all’ordine interno che all’ordine internazionale. È forse una previsione ottimista. In ogni caso l’Europa o si muove o si condanna alla irrilevanza. «Chi si fa verme — ha scritto Kant ne «La metafisica dei costumi» — non può lamentarsi se poi viene calpestato». Le democrazie muoiono per suicidio non per omicidio. Si distruggono con le proprie mani quando hanno cessato di capire la loro ragion d’essere.