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Goldman Sachs stima che dimezzare il gender gap varrebbe 5-6 punti di Pil. A livello globale le donne contano per un terzo dei ruoli manageriali

Nei Paesi sviluppati solo 8 ceo su 100 sono donne, se si tiene conto delle società quotate a maggiore capitalizzazione. La percentuale scende al 6% nei Paesi emergenti. La fotografia del gender gap nelle aziende è stata scattata da Goldman Sachs nel report «Women (Still) Hold Up Half the Sky», da cui emerge inoltre che nel complesso un miglioramento della rappresentanza femminile si è registrato, anche se rimane ancora lontana la parità. Tanto che Sharon Bell e Sara Grut, autrici del report, sottolineano che se il gap fra i due sessi fosse ridotto alla metà di quello attuale a livello di Pil potrebbe esserci un guadagno stimato di 5-6 punti percentuali.

La percentuale nei cda
«Quasi tutti i Paesi hanno visto aumentare la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione, soprattutto nella maggior parte dei Paesi europei e negli Stati Uniti. La percentuale è ora superiore al 30%, con alcuni Paesi al di sopra del 40% (Norvegia e Francia, entrambi Paesi che hanno requisiti rigorosi e quote permanenti). Anche i mercati emergenti hanno visto un forte incremento: in Sudafrica la rappresentanza delle donne nei cda delle società quotate è balzata dal 19% nel 2016 al 34%, e in Brasile dal 6% al 19%», scrivono le due analiste.

Divario retributivo
In miglioramento anche il divario retributivo, sceso a circa il 18% nei mercati emergenti e al 23% nei mercati più sviluppati. A questo si lega la sottorappresentanza delle donne ai vertici delle aziende in settori ad alto reddito, come quello finanziario e tecnologico.
A proposito di quest’ultimo comparto il report sottolinea: «La mancanza di un ruolo di leadership da parte delle donne nella tecnologia è particolarmente preoccupante in un momento in cui gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale potrebbero avere una grande influenza su economie e posti di lavoro. Esistono diversi modi in cui l’IA può influire sulla parità di genere: la misura in cui le donne partecipano allo sviluppo e alla ricerca sull’IA, la misura in cui le donne sono più o meno interessate dai cambiamenti nei posti di lavoro e, infine, l’impatto che la programmazione dell’IA potrebbe avere sul perpetuare i divari di genere».

Il gap nell’IA
Secondo l’Alan Turing Institute, le donne rappresentano solo il 20% dei professionisti nell’IA e nei dati e il 18% degli utenti nelle più grandi piattaforme globali di data science online. Alcuni studi , poi, hanno rilevato che solo il 18% degli autori alle principali conferenze sull’IA sono donne e oltre l’80% dei professori di intelligenza artificiale sono uomini. E le donne rappresentavano solo il 14% degli autori di articoli sull’IA a livello globale. Dati che spaventano se si guarda alle prospettive future del mondo del lavoro e dello sviluppo delle aziende.

A.N.D.E.
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