Triangolazione tra i tre paesi fondatori dell’Ue

Arriva il Piano d’azione tra Italia e Germania. Oggi, mercoledì 22 novembre, i capi di governo sottoscriveranno le linee guida con cui i due Paesi gestiranno la cooperazione politica rafforzata. A fare da contesto, il vertice intergovernativo di Berlino, che potrebbe essere anche uno snodo nel negoziato sul nuovo Patto di stabilità. Dopo le tensioni sulla strategia di gestione dei flussi migratori, a cominciare dal nodo dei finanziamenti tedeschi alle ong, e nel pieno della trattativa sulle nuove regole europee per la gestione dei conti pubblici, Roma e Berlino puntano così a un riavvicinamento.
La premier Giorgia Meloni (che dalla Germania parteciperà anche al summit virtuale del G20) è accompagnata da mezzo governo, a partire dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che in Germania avrà un confronto con il suo omologo tedesco Christian Lindner dopo aver incontrato a Parigi il collega francese Bruno Le Maire. Su questa triangolazione si snoda buona parte delle chance di arrivare a un’intesa sulle nuove regole di stabilità e crescita entro la fine dell’anno.
Il Piano d’azione si inserisce in un pacchetto di intese che puntano a rafforzare la cooperazione tra i paesi che hanno fatto da forza trainante del processo di integrazione europea, in un filo rosso che unisce Berlino, Parigi e Roma. Un patto paragonabile al Trattato del Quirinale che già lega Italia e Francia, o a quello di Aquisgrana fra Francia e Germania.

Triangolazione tra i tre paesi fondatori dell’Ue
Si completa dunque con il Piano d’azione la triangolazione fra i tre grandi Paesi fondatori della Ue, a sette anni dall’ultimo vertice intergovernativo Italia-Germania. E questo strumento diplomatico potrebbe rivelarsi utile soprattutto ora che a Roma c’è un governo conservatore e a Berlino uno socialdemocratico, che stanno superando il freddo iniziale, al punto che il cancelliere tedesco Scholz guarda con interesse al protocollo Italia-Albania sui migranti.

Il trattato del Quirinale
Era il settembre 2017 quando al vertice bilaterale di Lione con il presidente francese Macron e l’allora premier Paolo Gentiloni nacque l’idea di un Trattato del Quirinale che sancisse una cooperazione rafforzata fra i due Paesi, sul modello di quello dell’Eliseo tra Francia e Germania. Tutto sembrava avviato verso un momento positivo. Ma appena pochi mesi dopo, a giugno 2018 con il governo gialloverde di Giuseppe Conte, il rapporto cominciò a incrinarsi: la scintilla fu la polemica sull’accoglienza dei migranti dopo la chiusura dei porti italiani. Il portavoce del partito di Macron definì «vomitevole» l’atteggiamento italiano, la Farnesina convocò l’ambasciatore francese Christian Masset. Fu l’inizio di una polemica durissima. La tensione si allentò anche con il secondo governo Conte a trazione giallorossa. Fino a ritrovare la più ampia sintonia con la guida di Mario Draghi a Palazzo Chigi suggellata, il 26 novembre 2021, dalla firma con Macron del Trattato del Quirinale – nel frattempo riesumato e ultimato – sotto lo sguardo soddisfatto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il trattato di Aquisgrana
Il 22 gennaio 2019 Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno firmato il Trattato di Aquisgrana (dalla città dove si è svolta la cerimonia: Aachen/Aix-la-Chapelle), trattato di cooperazione bilaterale franco-tedesca che ha fatto seguito, ampliandone i contenuti, al Trattato dell’Eliseo firmato nello stesso giorno del 1963 da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer. L’obiettivo dell’intesa è creare una grande convergenza tra i due paesi. «Germania e Francia vogliono affrontare insieme le grandi sfide del 21esimo secolo», si legge nel comunicato reso noto in quei giorni dal portavoce del governo tedesco. Il trattato vuole stringere rapporti più stretti tra Germania e Francia nei campi dell’economia politica, della politica estera e di sicurezza, nella cultura, nella formazione, nell’ambito della ricerca e della politica tecnologica, nel clima e nella politica ambientale, così come nella cooperazione sui confini e tra le società civili. In quell’occasione, con quel trattato bilaterale Merkel e Macron hanno voluto dare impulso all’unità europea in un momento in cui i rischi di rafforzamento dei partiti populisti ed euroscettici non erano certo alle spalle e in cui il panorama politico europeo era caratterizzato da nuove faglie di divisione politica (tra Est e Ovest).

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