
Cinque mesi dopo l’annullamento del voto, confermato il vento estremista. Nel testa a testa per il secondo posto avanti Dan, sindaco di Bucarest. Ma il nazionalista Ponta, quarto, potrebbe essere decisivo
La Romania si conferma al bivio tra sovranismo ed Europa nella scelta del nuovo presidente, ma il fronte nazionalista si rafforza. A scrutinio quasi ultimato, le sorti del candidato dell’ultradestra George Simion sono persino migliori di quanto previsto dai sondaggi: si prepara a stravincere il primo turno con oltre il 40% delle preferenze. Un trionfo. «Miei cari fratelli e sorelle di qui e di ogni dove, insieme abbiamo scritto la storia oggi», ha gongolato il leader di Aur in un video diffuso sui social.
È stata una corsa al fotofinish per chi deve sfidarlo al ballottaggio: l’indipendente Crin Antonescu sostenuto dalla coalizione di governo davanti di poco per gran parte dello spoglio è stato superato di un soffio nel finale dall’altro candidato europeista, il sindaco di Bucarest Nicosur Dan, con il 20,7% dei voti. Che spera di recuperarne ancora un po’ dai romeni all’estero, un bacino in cui riscuote successo, soprattutto negli Usa, mentre in Italia, Spagna e Germania tre su quattro hanno votato Simion, con il 66% delle schede scrutinate: lo spoglio della diaspora procede più a rilento. Al quarto posto, a distanza, l’altro sovranista, Victor Ponta, con poco più del 13 per cento.
Nonostante il clima di generale sfiducia e le polemiche seguite all’annullamento choc del voto di novembre da parte della Corte Costituzionale per sospette ingerenze russe, l’affluenza è cresciuta: è salita il 53,2 per cento, meno di 1 punto in più rispetto a 5 mesi fa.
«Ci stiamo avvicinando a un risultato eccezionale, ben oltre ciò che ci presentano le tv del sistema» ha scandito Simion in un video girato dal suo ufficio e pubblicato sui social. Tempestive sono arrivate su X le congratulazioni di Matteo Salvini: «In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente. Con buona pace dei “signori” di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi».
Simion ha più che triplicato i consensi rispetto a novembre nel primo round poi annullato, quando si era fermato al 13% delle preferenze e al quarto posto. Presentarsi come «erede» di Georgescu gli ha giovato: sommando i suoi voti e quelli di Ponta, il fronte sovranista si ritroverebbe a poter contare sul 54% dei consensi. Matematica a parte, ai sondaggisti l’esito del ballottaggio, previsto tra due settimane, non appare scontato. Atlas Intel, l’istituto che ha dato i risultati più accurati sulla vittoria di Trump, ha previsto che Simion non la spunterà se al secondo turno dovrà vedersela con Antonescu mentre con Dan potrebbe farcela.
Il voto è stato segnato da un massiccio attacco informatico che ha mandato in tilt per due ore i principali siti governativi e anche quelli dei due candidati filo europei, mentre sono stati risparmiati gli account di Simion e Georgescu. Le autorità romene prima hanno negato l’incursione, poi nel pomeriggio hanno ammesso che i siti erano stati colpiti tramite Telegram dal gruppo di hacker russi Noname057.
Il disprezzo per le istituzioni è passato anche attraverso le provocazioni di Simion che si è recato al seggio con Georgescu dicendo di aver votato per lui, per ricordare le «elezioni rubate». E anche Diana Sosoaca, leader del partito di ultradestra Sos Romania, nonché europarlamentare, ha fatto il suo show mostrando una scheda con disegnati a mano Ceausescu e il leader legionario fascista Corneliu Codreanu.
«Abbiamo identificato diverse narrative di disinformazione che prendono di mira l’infrastruttura elettorale e la fiducia dei votanti — racconta al Corriere Elena Calistru di Funky Citizen, ong che monitora il processo elettorale —. Negli ultimi giorni circolavano false affermazioni su imminenti blackout elettrici durante il voto, che avrebbero invalidato i risultati. Queste tattiche sfruttano abilmente legittime preoccupazioni economiche — come il deficit più alto dell’Ue, l’aumento del debito pubblico e l’alta inflazione in Romania».