SPECIALE EUROPA
Fonte: Corriere della Sera

Così 6 giovani italiani su 10. Promossa la libera circolazione delle merci

Per sei giovani italiani su dieci l’Ue è un progetto sostanzialmente fallito. E le istituzioni politiche comunitarie non sono state all’altezza delle sfide degli ultimi anni.
Ma, nonostante questo, per più della metà sarebbe positivo se si arrivasse agli Stati Uniti d’Europa. E, un giorno – ne sono convinti – l’integrazione porterà proprio a quel obiettivo. Perché, in fondo, per una larga maggioranza degl’intervistati l’Europa è il posto delle opportunità. A venti giorni dalle elezioni per il rinnovo dell’europarlamento per i ragazzi italiani l’Ue è un misto di luci e ombre. La «fotografia» è stata scattata dal Rapporto giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo — in collaborazione con l’Università Cattolica e il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo — e i dati verranno discussi lunedì alle 18 nella sede della Curia arcivescovile di Milano.
Identità europea

Dicono gli intervistati che gli elementi che rendono unica l’identità europea sono la cultura, la libertà e il valore della persona. Quattro su dieci, poi, indicano la religione cristiana. Quindi le ombre. Per quasi sei su dieci (58%) quest’Unione europea appare un esperimento non riuscito. Il 22,4% la boccia del tutto. Ma al suo interno il dato risente delle differenze sociali e del titolo di studio. Perché se a parlare di «fallimento» sono due intervistati su tre con la formazione dell’obbligo, tra i laureati

A seconda del titolo di studio cambia il giudizio sulle Ue. Più severo tra chi si è fermato alla scuola dell’obbligo

il tasso scende sotto la metà. «I giovani delle fasce deboli non vedono nessun valore aggiunto nell’Ue», spiega uno dei curatori della ricerca, Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano. La maggioranza, in realtà, si augura il rilancio del progetto comunitario e la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ma la metà si dice pessimista sull’esito. Le cause? La poca fiducia su chi guida l’Europa, le «troppe divisioni tra i Paesi», la «difesa degli interessi di parte». A proposito delle divisioni. I giovani italiani pensano che l’Ue abbia bisogno di consolidare il senso di appartenenza. Non sorprende quindi che se si va a vedere il «grado di prossimità», la maggior parte indica la Spagna come il Paese più «vicino». Francia e Regno Unito sono visti abbastanza distanti. La Germania è percepita lontana. Mentre i Paesi scandinavi e dell’Est Europa sono ritenuti realtà molto diverse.

I vantaggi

Non mancano gli aspetti positivi. Uno su tutti: grazie all’Ue non ci sono visti da chiedere, passaporti da mostrare e frontiere da passare. Pollice su (per il 66,2%) anche per la libera circolazione delle merci, degli scambi economici e la promozione dell’integrazione tra culture diverse (58,2%). Per questo, due ragazzi su tre sono convinti che, nonostante tutto, il progetto comunitario sia più un’opportunità che un vincolo. E che bisogna andare avanti. Ma servono un esercito comune, un’unica politica sociale ed estera. E insomma se da un lato ci sono i «pessimisti», dall’altro i «costruttivi». In mezzo: gli «sfiduciati». «Il giudizio sull’Europa è fortemente influenzato dall’atteggiamento che i giovani hanno nei confronti delle istituzioni italiane», analizza Rosina. Ed è un passo indietro. Perché «abbiamo sempre amato l’Ue: per noi era la realtà che risolveva i problemi del Paese. Ma ora quel consenso si è assottigliato di molto». E come ci si arriva al voto del 25 maggio? «C’è molta delusione per come Bruxelles ha gestito la crisi. In assenza di un partito credibile e con una vera ricetta di rilancio, non deve sorprenderci un voto di protesta».

 

 

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