Le notizie di giovedì 1 febbraio sul conflitto tra Israele e Hamas, in diretta. Il premier israeliano: «Ci stiamo impegnando per raggiungere altri nostri obiettivi: l’eliminazione di Hamas e garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia»

Ore 16:18 – Houthi: «Attacchi Usa e britannici sono un fallimento»
«Gli attacchi americani e britannici sono un fallimento, non hanno alcun effetto e non limiteranno le nostre capacità militari». Lo sostiene il leader degli Houthi nello Yemen Abdul Malik Badr al-Din al-Houthi in un discorso trasmesso dalla Tv dei miliziani sciiti filoiraniani Almasirah. Aggiungendo: «Uno dei segnali di fallimento è il tentativo degli Usa di chiedere alla Cina una mediazione con l’obiettivo di convincerci a fermare le nostre operazioni che sono a sostegno del popolo palestinese». Il riferimento è alle notizie del dialogo che Pechino avrebbe avviato con Teheran per porre fine alle tensioni nel Mar Rosso, in seguito alla richiesta degli Stati Uniti per mettere fine alla crisi.

Ore 16:05 – Scambi di fuoco Hezbollah-Israele sulle fattorie di Shebaa
Intensi scambi di fuoco sono avvenuti oggi tra gli Hezbollah libanesi e l’esercito israeliano nell’area contesa delle Fattorie di Shebaa, al confine tra Israele, Libano e Siria. Lo riferiscono fonti libanesi secondo cui il movimento armato filo-iraniano ha sparato almeno due razzi contro postazioni israeliane sull’altopiano di Shebaa, regione che gli israeliani chiamano Monte Dov. L’artiglieria di Israele ha risposto sparando nella zona di Bastarra, Hebbariye e Rashaya al Fukhar, nell’entroterra libanese.

Ore 15:43 – Al Jazeera: «I combattimenti si intensificano a Khan Younis»
Nelle ultime due ore, l’esercito israeliano ha concentrato le sue operazioni su Khan Younis, soprattutto intorno agli ospedali sotto assedio. Lo riporta al Jazeera, aggiungendo che Israele ha affermato che le strutture mediche vengono utilizzate da Hamas come quartier generale. L’ospedale Al-Amal di Khan Younis è stato preso d’assalto in precedenza e ci sono notizie di almeno 10 persone gravemente ferite. Anche le zone di evacuazione a ovest vengono costantemente prese d’assalto dall’esercito israeliano, scrive l’emittente del Qatar.

Ore 15:12 – Wsj: gli Usa sperano in accordo su ostaggi che porti a tregua durevole
Gli Stati Uniti «premono per un cessate il fuoco che possa fermare abbastanza a lungo la guerra a Gaza in modo da porre in stallo lo slancio israeliano e potenzialmente porre le basi per una tregua più durevole». Lo scrive il Wall Street Journal, citando una bozza di accordo letta da «funzionari coinvolti nei colloqui». L’accordo in tre fasi che viene esaminato al Cairo prevede un cessate il fuoco di sei settimane nel quale l’esercito israeliano cesserà le operazioni, compresa la sorveglianza con i droni.
In una prima fase verranno liberati gli ostaggi civili e i civili palestinesi potranno muoversi liberamente nella Striscia. Il rilascio delle donne soldato è previsto nella seconda fase , insieme alla riapertura di ospedali, servizi idrici e panetterie. Hamas chiede la scarcerazione di 150 detenuti palestinesi per ogni donna soldato, una richiesta che rappresenta uno dei punti di frizione della trattativa. La terza fase prevede il rilascio dei soldati uomini e la restituzione delle salme degli ostaggi morti.

Ore 15:07 – Delegazione di Hamas con Haniyeh al Cairo per il negoziato
Una delegazione di Hamas guidata dal leader del movimento Ismail Haniyeh è al Cairo per negoziare la proposta di accordo per la liberazione degli ostaggi palestinesi a Gaza. Secondo fonti citate dalla stampa israeliana e araba, è «improbabile» che Hamas respinga l’offerta di un accordo elaborata a Parigi, ma non la firmerà se non avrà la sicurezza che Israele si ritirerà da Gaza.

Ore 14:42 – Gallant: «Unrwa è Hamas mascherata»
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa è «Hamas con un lifting» e ha «perso la legittimità di esistere nella sua forma attuale». Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant a una delegazione di ambasciatori presso le Nazioni Unite in visita. Lo riporta il Times of Israel. «I fondi provenienti da Paesi di tutto il mondo sono stati incanalati attraverso l’Unrwa e utilizzati per rafforzare le infrastrutture del terrorismo e per pagare i terroristi», ha aggiunto Gallant.

Ore 14:15 – «Trovata a Gaza una fossa comune con 30 corpi di palestinesi»
A Gaza è stata trovata una fossa comune con i corpi in decomposizione di decine di detenuti palestinesi bendati e ammanettati e le autorità palestinesi hanno chiesto un’indagine internazionale. Lo riferisce Al Jazeera online, secondo cui almeno 30 corpi sono stati trovati in «sacchi di plastica neri» vicino alla scuola Hamad, nel nord di Gaza. Testimoni hanno detto all’emittente tv qatariota che i le persone ritrovate sono state bendate, torturate e uccise prima di essere messe nei sacchi. «Mentre stavamo pulendo, ci siamo imbattuti in un mucchio di macerie nel cortile della scuola. Siamo rimasti scioccati nello scoprire che decine di cadaveri erano sepolti sotto questo mucchio», ha detto un testimone. «Quando abbiamo aperto i sacchi, abbiamo trovato i corpi già decomposti. Erano bendati, gambe e mani legate», ha aggiunto il testimone. L’inviato, Tareq Abu Azzoum di Al Jazeera, riferendo da Rafah, nel sud di Gaza, ha affermato che «le condizioni di questi corpi vanno da gravemente decomposti a semplici resti scheletrici; rendendo difficile identificarli». Tuttavia, ha aggiunto, «le persone continuano a venire sul posto, alla ricerca di risposte in questo luogo di tragedia».

Ore 12:51 – Fonti, delegazione israeliana ieri al Cairo per i negoziati
Una delegazione israeliana di alto livello ha lasciato ieri sera il Cairo con un aereo privato per Tel Aviv dopo aver discusso degli sviluppi nella Striscia di Gaza e della ricerca di un accordo di cessate il fuoco e una tregua tra israeliani e palestinesi per uno scambio tra ostaggi di Hamas e prigionieri palestinesi. Lo riferiscono fonti aeroportuali. La delegazione era accompagnata da alti funzionari di una delle agenzie di sicurezza egiziane ed è arrivata con un convoglio di auto sotto scorta speciale all’aeroporto militare del Cairo orientale.

Ore 12:09 – Tajani: «Arriveranno presto altri bambini da Gaza»

«Sono già arrivati bambini da Gaza, altri ne arriveranno nei prossimi giorni con la nave ospedale che ha già curato tanti piccoli palestinesi feriti; è nata una bambina su quella nave e l’hanno chiamata Italia. Siamo per la liberazione degli ostaggi israeliani e per la liberazione del popolo palestinese che non ha nulla a che fare con Hamas«. Lo ha dichiarato Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ospite questa mattina a ReStart su Rai 3.

Ore 11:59 – Hamas: oltre 27 mila i morti palestinesi dall’inizio del conflitto
Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato il nuovo bilancio di 27.019 morti, soprattutto donne, bambini e adolescenti, nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese, il 7 ottobre. Hamas ha anche fornito un bilancio di 66.139 feriti dall’inizio dei combattimenti.

Ore 11:34 – Idf: «Evacuare aree a ovest di Gaza City, inclusi campi profughi»
L’esercito israeliano ha intimato ai residenti di Gaza di lasciare immediatamente le aree a ovest di Gaza City, compresi i campi profughi di Shati, Rimal e Sabra. Lo scrive Ynet News. «Per la vostra sicurezza vi invitiamo a lasciare immediatamente l’area attraverso il corridoio umanitario e dirigervi verso le zone sicure», ha detto in un messaggio in lingua araba il portavoce dell’Idf.

Ore 11:07 – Israele rilascia 114 detenuti palestinesi: già entrati a Gaza
Più di 100 detenuti palestinesi che erano stati trattenuti in Israele sono stati rilasciati e sono entrati a Gaza questa mattina presto, ha detto l’Autorità di frontiera dell’enclave palestinese, citata dalla Cnn. Il portavoce Hisham Adwan ha spiegato che 114 detenuti, tra cui quattro donne, sono stati rilasciati attraverso il valico di Kerem Shalom.

Ore 10:40 – Attacco Houthi nel Mar Rosso contro una nave americana: il missile intercettato dal sistema Usa Phalanx
(di Guido Olimpio) Mar Rosso. Un missile lanciato dagli Houthi è stato «fermato» ad appena un miglio dall’unità americana Gravely. L’ultima «trincea» prima dell’impatto. Una prova di come la sfida possa avere conseguenze gravi anche sotto il profilo militare. Il cacciatorpediniere della Navy era impegnato nel pattugliamento a tutela del traffico marittimo quando è entrato nel mirino dei militanti yemeniti. L’ordigno antinave è stato tuttavia distrutto dal fuoco a tiro rapido del Phalanx (4.500 colpi al minuto), sistema concepito proprio per fronteggiare questo tipo di minaccia. Secondo gli esperti è la prima volta che si verifica una situazione simile, con l’ingaggio della difesa ravvicinata.

Ore 10:34 – Israele: «L’Idf continua le operazioni a Gaza, specie a Khan Yunis»
L’esercito israeliano sta proseguendo le operazioni a Gaza, soprattutto a Khan Yunis nel sud dell’enclave palestinese. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nel luogo è stata distrutta «una postazione di lancio di razzi a lunga gittata». «La Brigata paracadutisti ha ucciso numerosi uomini armati nel corso di combattimenti ravvicinati e sono stati compiuti raid mirati su altri operativi di Hamas» nella zona. L’Idf ha operato anche nel nord e nel centro della Striscia contro miliziani della fazione islamica, facendo irruzione «in siti del gruppo terroristico».

Ore 09:39 – Crosetto: «Gli Houthi arma di Cina e Russia contro l’Occidente»
«Il traffico di Russia e Cina, per espressa volontà degli Houthi, potrà continuare a passare per il mar Rosso e questo crea uno squilibrio competitivo che impatterà in modo violento ed asimmetrico su di noi e sulle nostre economie. È uno degli strumenti più efficaci con cui Mosca e Pechino perseguono l’obiettivo di prevalere slealmente nella competizione internazionale e di guadagnare nuove sfere di infuenza rendendo insostenibile il confronto con l’Occidente». Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione alle commissioni Difesa di Camera e Senato. «Questa asimmetria – ha ricordato Crosetto – colpirà soprattutto l’Europa e in particolare i Paesi della sponda Sud come l’Italia a causa della marginalizzazione del Mediterraneo. Per questo – ha aggiunto – occorre agire subito con efficacia per affermare il diritto internazionale ed il libero transito delle merci».<

Ore 09:02 – New York Times: «Biden valuta il riconoscimento di uno Stato palestinese»
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden si sta concentrando su una nuova dottrina per il Medio Oriente, che comporta una spinta senza precedenti per promuovere immediatamente la creazione di uno Stato palestinese smilitarizzato, secondo quanto scrive Thomas Friedman sul New York Times. Il piano, secondo Friedman, «implicherebbe una qualche forma di riconoscimento da parte degli Stati Uniti di uno Stato palestinese smilitarizzato in Cisgiordania e Striscia di Gaza che potrebbe realizzarsi solo una volta che i palestinesi avessero sviluppato una serie di istituzioni definite e credibili e di capacità di sicurezza per garantire che questo stato era vitale e che non avrebbe mai potuto minacciare Israele». Quella che viene definita la nuova «dottrina Biden» includerebbe anche il rafforzamento dei legami con l’Arabia Saudita insieme alla normalizzazione dei legami tra Riad e Israele, e il mantenimento di una dura posizione militare contro l’Iran e i suoi delegati. L’assalto di massa di Hamas del 7 ottobre in Israele sta «imponendo un ripensamento fondamentale sul Medio Oriente all’interno dell’amministrazione Biden», sostiene Friedman. «Se l’amministrazione riuscisse a mettere insieme tutto ciò, un enorme `se´, la dottrina Biden potrebbe diventare il più grande riallineamento strategico nella regione dai tempi del trattato di Camp David del 1979», secondo Friedman.

Ore 08:14 – Haaretz: «I soldati israeliani hanno bruciato centinaia di case a Gaza»
I soldati israeliani hanno bruciato centinaia di case a Gaza e tutto quello che si trova all’interno su ordine diretto dei loro comandanti. Lo rivela Haaretz, secondo cui diversi militari hanno postato video sui social media che li mostrano bruciare delle case, descrivendo l’operazione come una vendetta per i soldati uccisi durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Secondo il giornale, le truppe israeliane hanno anche occupato abitazioni. In un caso, i soldati hanno risparmiato una casa in modo che altre truppe potessero usarla, lasciando una nota in cui si leggeva: «Non stiamo bruciando la casa perché possiate godervela, e quando ve ne andrete, saprete cosa fare».

Ore 08:07 – Houthi rivendicano attacco a una nave cargo: «È americana»
Il portavoce dell’esercito Houthi, Yahya Sarie, ha rivendicato ieri sera l’attacco contro una nave mercantile al largo delle coste dello Yemen sostenendo che si tratta di un cargo statunitense. Lo riportano i media internazionali. «Abbiamo effettuato un’operazione militare utilizzando diversi missili navali contro la nave mercantile americana `KOI´ che era in viaggio verso Israele. La nave è stata colpita», ha affermato Sarie. «Continuiamo ad aiutare il popolo palestinese impedendo alle navi di raggiungere Israele, finché gli aiuti umanitari non entreranno nella Striscia di Gaza», ha aggiunto.

Ore 07:55 – Onu: «Intensi combattimenti in corso a Khan Younis»
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha segnalato intensi combattimenti a Khan Younis, nel suo ultimo aggiornamento sulla guerra tra Israele e il movimento estremista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. «Le ostilità sono state particolarmente intense a Khan Younis, con pesanti combattimenti segnalati vicino agli ospedali Nasser e Al Amal, e segnalazioni di palestinesi in fuga nella città meridionale di Rafah, che è già sovraffollata, nonostante la mancanza di un passaggio sicuro», ha riferito l’ufficio dell’Onu. Secondo quanto spiegato, inoltre, in gran parte di Gaza sono state segnalate operazioni di terra e combattimenti tra le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi.

Ore 06:23 – Israele e Libano si stanno preparando per una guerra che nessuno dei due vuole, ma che molti temono diventi inevitabile
Israele e Libano si stanno preparando per una guerra che nessuno dei due vuole, ma molti temono che diventi inevitabile La prospettiva di un conflitto su vasta scala tra Israele e le milizie Hezbollah libanesi terrorizza le persone su entrambi i lati del confine, ma alcuni la vedono come una conseguenza inevitabile della guerra di Israele contro Hamas a Gaza. Una guerra del genere potrebbe essere la più distruttiva che entrambe le parti abbiano mai sperimentato.
Sia Israele che Hezbollah hanno imparato la lezione dalla loro ultima guerra, avvenuta nel 2006. Il conflitto durato un mese si è concluso con una situazione di parità. Entrambi i Paesi hanno inoltre avuto quattro mesi per prepararsi ad un’altra guerra, anche se gli Stati Uniti cercano di impedire un allargamento del conflitto. Il mese scorso, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che una guerra tra Israele e Hezbollah «sarebbe un disastro totale».

Ore 05:42 – Usa, distrutti dieci droni Houthi nello Yemen
L’esercito americano ha annunciato di aver distrutto dieci droni d’attacco e un posto di comando di terra appartenenti ai ribelli Houthi durante attacchi condotti nello Yemen. Tali droni «rappresentavano una minaccia imminente per le navi mercantili e militari statunitensi nella regione», ha affermato in una nota il Comando militare statunitense per il Medio Oriente (Centcom). Poco prima lo stesso Centcom aveva comunicato di aver abbattuto tre droni iraniani e un missile houthi sul Golfo di Aden.

Ore 03:49 – Usa, nave da guerra abbatte 3 droni iraniani degli Houti
Una nave da guerra americana ha abbattuto tre droni iraniani e un missile balistico sparati dai ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti da Teheran. Lo affermano le forze armate statunitensi. «I militanti Houthi sostenuti dall’Iran hanno lanciato un missile balistico antinave dalle aree dello Yemen controllate dagli Houthi verso il Golfo di Aden. Il missile è stato abbattuto con successo dalla USS Carney», ha sottolineato il Comando Centrale in una nota, riferendosi a un’operazione statunitense Cacciatorpediniere della Marina. Meno di un’ora dopo, «la USS Carney ha ingaggiato e abbattuto tre Uav iraniani nelle sue vicinanze», ha detto il CENTCOM (United States Central Command), senza specificare se i droni erano armati o solo per sorveglianza.

Ore 05:03 – Netanyahu, si tratta per ostaggi ma non a ogni costo
«Stiamo lavorando per ottenere un altro quadro per liberare i nostri prigionieri, ma sottolineo: non a ogni costo»: lo ha detto in tv il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu citato dal «Times of Israel». «Abbiamo delle linee rosse, tra cui: non porremo fine alla guerra, non ritireremo l’IDF dalla Striscia, non rilasceremo migliaia di terroristi». Il primo ministro afferma che oltre a lavorare per liberare gli ostaggi, Israele sta lavorando per raggiungere gli altri suoi obiettivi nella guerra: «l’eliminazione di Hamas e garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia». «Stiamo lavorando su tutti e tre insieme e non rinunceremo a nessuno di loro».

Ore 02:16 – Onu, Usa pronti a riprendere donazioni a Unrwa
Dopo giorni di feroci critiche all’agenzia Onu accusata di collusione con Hamas, i maggiori Paesi donatori, con gli Stati Uniti in testa, hanno detto che continueranno a sostenere l’organizzazione a patto che ci siano le «giuste condizioni».
Almeno dodici Paesi hanno sospeso temporaneamente i contributi dopo che il governo israeliano ha fatto circolare accuse che proverebbero il coinvolgimento di dodici dipendenti della Unrwa, l’agenzia per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, negli attacchi del 7 ottobre, che hanno portato la morte di più di 1.200 israeliani. Linda Thomas-Greenfield, ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, ha sottolineato nel pomeriggio che la sospensione era solo una misura temporanea, e ha elogiato il ruolo svolto dall’agenzia, che a Gaza impiega più di 12 mila persone.

Ore 00:57 – Da presidente Colombia mediazione pace per ostaggi Gaza
Il presidente della Colombia Gustavo Petro ha proposto di negoziare il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza attraverso una «commissione di pace». La proposta arriva in risposta alla lettera inviata la scorsa settimana a Bogotà dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in cui chiedeva il contributo di Petro per ottenere il rilascio dei 136 detenuti ancora nelle mani di Hamas. Petro, primo presidente di sinistra nella storia della Colombia che sostiene apertamente la causa palestinese e accusa Israele di aver commesso attualmente un «genocidio» nella Striscia di Gaza, ha quindi proposto «la creazione di una Commissione per la pace composta da diversi Paesi per garantire il rilascio degli ostaggi e raggiungere l’obiettivo di porre fine del conflitto in corso tra Israele e Palestina».

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