Uno studio dell’Università di Pittsburgh rivela che la connessione tra tempo passato davanti allo schermo e sintomi depressivi nei giovani passa per un sonno insufficiente e alterazioni nella struttura cerebrale

In un mondo sempre più dominato dagli smartphone e dai tablet, il benessere mentale degli adolescenti potrebbe pagare un prezzo molto alto. Una nuova ricerca dell’Università di Pittsburgh, pubblicata su Jama Pediatrics, getta nuova luce su una delle sfide più urgenti della società digitale: il legame tra uso prolungato degli schermi, qualità del sonno e salute cerebrale nei ragazzi tra i 9 e i 13 anni.

Un sonno interrotto, un rischio amplificato
Lo studio ha coinvolto quasi mille giovani, analizzando quanto tempo trascorrevano ogni giorno davanti a uno schermo e quante ore dormivano in media. I risultati sono allarmanti: ogni ora in più trascorsa al cellulare o al tablet è stata associata a un aumento dei sintomi depressivi (un incremento di 0,12 punti nei punteggi depressivi due anni dopo), mediato in larga parte da una ridotta durata del sonno e da un’alterata organizzazione della sostanza bianca cerebrale – quella che, per intenderci, permette una comunicazione efficiente tra le diverse aree del cervello.
«Le connessioni della sostanza bianca sono come autostrade tra le città – spiega João Paulo Lima Santos, psichiatra e autore principale dello studio -. Se queste strade non sono in buono stato, il traffico, ovvero le informazioni cerebrali, rallenta, si inceppa o si blocca».

Il cervello sotto la lente: cosa succede agli adolescenti
Le immagini cerebrali hanno infatti rivelato che nei ragazzi che dormivano meno e passavano più tempo davanti agli schermi, i collegamenti tra le aree cerebrali responsabili dell’emozione, della memoria e dell’attenzione erano meno coerenti, simili più a sentieri di montagna che a superstrade a otto corsie. Questo fenomeno non è solo strutturale, ma ha risvolti psicologici concreti: questi adolescenti mostravano punteggi più elevati nei test per la depressione.
Il dato più significativo? Il 36,4% del legame tra tempo davanti allo schermo e sintomi depressivi è spiegato proprio dalla combinazione tra sonno ridotto e peggioramento della struttura cerebrale. Il sonno da solo incide per oltre un terzo sull’associazione tra uso degli schermi e danni cerebrali. Ciò che emerge con forza, quindi, è che il sonno, più che l’uso dello schermo in sé, è un fattore chiave, ma «il sonno è un comportamento modificabile – sottolinea Lima Santos – e questo lo rende una leva importante per strategie preventive».
«Non si tratta di vietare l’uso degli schermi – chiarisce Lima Santos -. I media digitali fanno parte della vita moderna e possono avere anche effetti positivi. Ma è necessario un equilibrio, specialmente quando il sonno, fondamentale per lo sviluppo cerebrale, viene compromesso».

Quali soluzioni?
Il prossimo passo della ricerca sarà analizzare con maggior dettaglio l’impatto dell’orario di utilizzo dei dispositivi e il tipo di contenuti consumati, raccogliendo dati direttamente dagli smartphone dei partecipanti. «Sospettiamo che l’uso serale, soprattutto prima di coricarsi, abbia un effetto amplificato sulla qualità del sonno e sull’equilibrio emotivo», aggiunge il ricercatore.
In un momento storico in cui la salute mentale giovanile è al centro del dibattito pubblico, lo studio dell’Università di Pittsburgh, finanziato dalla Brain & Behavior Research Foundation, aggiunge un tassello fondamentale: dormire bene non è un lusso, ma una protezione neurologica. Ridurre l’esposizione agli schermi – o quantomeno regolarne tempi e modalità – potrebbe essere uno strumento potente per contrastare la diffusione della depressione nei più giovani. La sfida non è quindi spegnere gli schermi, ma accendere consapevolezza.

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A.N.D.E.
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